Matrimonio alla bulgara
In Bulgaria, la famiglia patriarcale si può trovare ormai soltanto nelle opere di letteratura. In un contesto di bassa natalità, rapporti sociali tradizionali come il matrimonio sembrano in crisi. E nonostante qualche segnale positivo, è ancora presto per parlare di fine della crisi demografica
La famiglia patriarcale in Bulgaria, ormai, si può trovare soltanto nelle opere di letteratura. Oggi il 65,7% dei bulgari accetta senza problemi la convivenza senza matrimonio, che i giovani tendono a considerare un’istituzione ormai vecchia. Nel 2006 il 50,8% dei bambini in Bulgaria sono nati fuori dal matrimonio. In questo modo vengono a sparire valori e tradizioni tramandati per secoli e secoli attraverso le generazioni. Tutto questo succede in un contesto di bassa natalità, saldo naturale negativo e crisi demografica, secondo il rapporto "La famiglia, genitorialità responsabile e parità tra i sessi", del Consiglio Sociale ed Economico, pubblicato lo scorso maggio.
L’analisi è stata effettuata da un’equipe di sociologi e rappresentanti del settore non governativo. Il matrimonio e i figli sono diventati un lusso, che non tutti possono permettersi. I bulgari, oggi, tendono a sposarsi sempre più tardi, a 29,3 anni per gli uomini, e 25,9 per quanto riguarda le donne. Anche il concepimento dei bambini viene ritardato. Se la convivenza senza matrimonio viene accettata dalla maggioranza dei bulgari; al tempo stesso il 94% degli intervistati è convinto che un bambino, per crescere felice, abbia bisogno di una casa e della presenza di entrambi i genitori. Nel 2006 sono stati celebrati 32.773 matrimoni, cioè 728 meno dell’anno precedente. Nello stesso anno ci sono stati 14.828 divorzi, cifra che non si discosta da quella del 2005.
La famiglia e i figli sono un lusso
Secondo Yanka Takeva, presidente del Sindacato degli Insegnanti Bulgari e coautrice del rapporto, la crisi della famiglia bulgara avviene a causa del basso standard economico, così come delle abitudini dei giovani che convivono senza sposarsi. "Le coppie che si limitano a convivere, hanno paura di fare un secondo figlio, visto che non sono sicure della solidità del proprio rapporto", dichiara a Osservatorio la Takeva. "Uno degli effetti della convivenza, è la scomparsa della tradizione e del legame tra le generazioni, che può portare ad un senso di alienazione. Muore il rapporto tra nonni e nipoti". Secondo la Takeva, in Bulgaria c’è bisogno della creazione di un’istituzione statale, che possa affrontare i problemi della famiglia, dei figli e della buona genitorialità, così come già è stato fatto in Belgio e Francia. La proposta di un nuovo ministero, però, è stata rigettata. I deputati in parlamento, inoltre, non hanno approvato un progetto di legge sulla parità dei sessi."Questa proposta è stata rigettata con una derisione al limire del cinismo dai deputati uomini", continua la Takeva, sottolineando che in Bulgaria una donna capofamiglia è in genere due volte e mezzo più povera di un uomo nella stessa condizione. Le donne nel paese non hanno le stesse opportunità sul mercato del lavoro, e riescono a gestire la vita professionale, privata e familiare con molte più difficolta rispetto a quelle del resto d’Europa.
Convivenza uguale adulterio
Nei centri minori la situazione generale non è molto diversa da quella di Sofia. Anche qui c’è crisi demografica ed emigrazione. Ma quanto più è piccolo il centro abitato, tanto più rara è la convivenza di fatto. E’ domenica, e padre Delcho Minkin battezza due bambini, Vladimir e Delislav, nella chiesa di "Tutti i santi" al centro di Teteven, città appoggiata alla catena dei Balcani. "La convivenza priva della sanzione del matrimonio, sia esso civile o religioso, corrisponde all’adulterio nel senso cristiano della parola. Tutto questo dipende dalla leggi. Se queste fossero rimaste come quelle dei tempi andati, impedendo uno stile di vita illecito, tutto questo non sarebbe successo. La libertà, in questa nostra pseudodemocrazia, si è trasformata in abuso", commenta per Osservatorio padre Delcho. Il sacerdote amministra il rito anche nella chiesa del vicino villaggio di Glozhen. "Nei villaggi è una vera tragedia. A Glozhen non nasce nessuno, ogni anno battezzo al massimo uno o due neonati, mentre i funerali sono almeno 25-30. Anche a Teteven, però, ci sono pochi giovani. La gente non ha il coraggio di metter su famiglia, li blocca lo stress economico a cui è sottoposta", commenta amaro padre Delcho.
La famiglia Naydenovi
Quando si parla di famiglie con più di tre bambini, in Bulgaria si pensa subito alle famiglie numerose rom. Gli appartenenti all’intellighenzia, in genere, non hanno più di un figlio, oppure convivono senza bambini. A Sofia, Boryana e Nikolay Naydenovi, con la loro famiglia numerosa, sono tra le poche eccezioni. "Avevamo deciso di fermarci dopo il terzo, ma poi sono rimasta di nuovo in cinta, e allora abbiamo pensato che, dove c’era posto per tre, ci sarebbe stato posto anche per quattro", scherza Boryana, 32 anni, direttrice di un coro religioso. Suo marito Nikolay, che insegna politologia all’università "Sv. Kliment Ohridski" di Sofia, invita spesso gli amici a seguire il suo esempio, e di dare così una mano a superare la crisi demografica, e non accetta la mancanza di denaro come ragione per non avere figli. Tre anni fa, l’allora sindaco della capitale, Stefan Sofiyanski, ha accolto la richiesta dei Naydenovi di scambiare il proprio appartamento con uno più grande, oltre ad un piccolo mini-appartamento aggiuntivo. "Quello del mini-appartamento non è stato un capriccio o un lusso. Era necessario per la persona più importante della famiglia, la nonna, senza la quale non riusciremmo a badare ai nostri bambini", racconta Boryana. Nella società bulgara, la nonna è una vera istituzione. Proprio grazie alle nonne i bambini venivano accuditi al tempo della famiglia patriarcale e, durante il comunismo, le mamme potevano fare carriera ed avere allo stesso tempo bambini perchè le nonne si prendevano cura dei propri nipoti. Oggi molte nonne girano il mondo, per accudire i bambini dei propri figli emigranti, negli Stati Uniti, in Canada e in Europa occidentale.
L’inizio della fine della crisi demografica?
Ultimamente, nelle strade, si ha l’impressione che una donna su due sia in stato interessante, e che la Bulgaria stia vivendo il suo baby-boom, scrive il settimanale Kapital. Nel 2006 c’è stato un certo aumento delle nascite, che sono state 2.903 in più rispetto al 2005, anche se 46.365 in meno rispetto al 1988. Questo dato è sufficiente per parlare di fine della crisi demografica? Wolfgang Lutz, professore presso l’Istituto di Demografia e Statistica sociale di Vienna, ritiene che l’aumento del 4% della natalità in un anno non sia assolutamente sufficiente per rovesciare la tendenza della crescita negativa. Ultimamente, il ministero delle Politiche Sociali ha implementato nuove strategie volte al sostegno della natalità. Dal gennaio 2007 la maternità retribuita dura 315 giorni. La mamme ricevono il 90% dell’ultimo stipendio su cui pagano i contributi da almeno sei mesi. Anche il padre o altri parenti possono accedere alla maternità, e sono state create nuove possibilità di riqualificazione professionale per le giovani madri. Dall’inizio di quest’anno è attivo il programma "Sostegno alla maternità", che aiuta nella ricerca di una baby-sitter nel caso in cui, a nove mesi dal parto, una donna decida di tornare al lavoro. La baby-sitter deve essere una donna disoccupata, e riceve la paga minima da parte dello stato, finchè il bambino non raggiunge i due anni. I contributi familiari, erogati fino a quando figli non finiscono le scuole superiori, arrivano a 18 leva (9 euro) mensili, a patto che le entrate della famiglia siano inferiori ai 220 leva (110 euro). Dal 2005 sono stati introdotti alcuni elementi di esenzione delle tasse familiare. Dalla base imponibile viene sottratta una determinata somma a seconda dei bambini presenti nel nucleo familiare: un figlio, 420 leva, due, 840, tre 1260. Tutte queste misure, però, esistono da troppo poco tempo per dare un risultato visibile agli occhi di sociologi e demografi. Così che è ancora presto, per parlare di fine della crisi demografica.