Il trionfo di GERB
Netta vittoria del movimento di centrodestra GERB, e del suo carismatico leader Boyko Borisov.Gli elettori bulgari mandano a casa il vecchio esecutivo, incapace di combattere efficacemente corruzione e criminalità, e danno fiducia all’attuale sindaco di Sofia
Il movimento di centrodestra GERB (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) ha surclassato la sinistra alle elezioni parlamentari bulgare del 5 luglio. Con un affluenza record, attestata al 60%, i cittadini hanno messo parola fine alla formula di governo formata da socialisti, monarchici e partito della minoranza turca.
Il leader di GERB, Boyko Borisov, ha già dichiarato di voler dare vita velocemente al nuovo esecutivo, forte del 39, 71% dei consensi, che garantisce al movimento 116 deputati nel nuovo parlamento (su un totale di 240). Il DPS (Movimento per le libertà e i diritti, che rappresenta in modo non ufficiale la minoranza turca) avrà 38 deputati, il partito socialista (BSP) 40. I nazionalisti di Ataka hanno conquistato 21 seggi, la "Coalizione blu" di destra 15, mentre l’ultimo partito a superare la soglia di sbarramento del 4%, il movimento "Ordine, legalità e giustizia" potrà contare su 10 deputati. Resta invece al palo il partito dell’ex re Simeon Sakskoburggotski.
La vittoria di GERB è conseguenza del rating catastrofico del governo presieduto dal socialista Sergey Stanishev, un esecutivo incapace di rispondere alle sfide poste dalla membership europea della Bulgaria. Negli ultimi due anni, da quando cioè è entrata a far parte dell’Unione, Sofia ha subito critiche continue da parte di Bruxelles per corruzione e inefficacia del sistema giudiziario, che hanno portato al blocco dei fondi comunitari destinati alla Bulgaria.
Voto punitivo
"I bulgari non reagiscono subito, ma non dimenticano!", recita un detto locale. La "sindrome" della compravendita dei voti nei quartieri rom più marginalizzati, l’organizzazione di autobus gratuiti con cui gli emigranti in Turchia vengono condotti a votare per il DPS nel cosiddetto "turismo elettorale", il ricatto economico del boss energetico Hristo Kovachki per far confluire voti verso il suo nuovo movimento politico "Leader", hanno convinto molti bulgari a reagire, a superare uno scetticismo ormai cronico e a recarsi a votare.
A far traboccare il vaso è arrivata la candidatura dei cosiddetti "fratelli Galevi", considerati i boss della città di Dupnitza, che dopo alcuni mesi agli arresti con l’accusa di aver creato un’organizzazione criminale, sono usciti su cauzione per partecipare alla tornata elettorale.
Secondo il quotidiano "24 Chasa", è stata proprio la reazione all’atteggiamento brutale dell’oligarchia a dare vita all’ondata di reazione. Secondo "24 Chasa" i bulgari hanno votato per punire l’oligarchia, che ha portato in Bulgaria una flotta di yacht e ben 130 Bentley, ognuna delle quali, secondo il giornale, vale quanto due chilometri di autostrada.
Pur essendo membro dell’Ue, la Bulgaria non dispone di nemmeno un’autostrada in grado di collegare il paese da un confine all’altro. Quasi ogni gara d’appalto pubblica è segnata da pratiche corruttive. Ma l’arroganza della classe politica è stata la miccia che ha acceso il voto punitivo.
Molti bulgari hanno reagito al cinismo del leader del DPS, Ahmed Dogan, che alcuni giorni prima delle elezioni, durante un comizio nel villaggio di Kochan, abitato soprattutto da musulmani, ha dichiarato: "Il potere è concentrato nelle mie mani, non in quelle dei deputati!… Io sono lo strumento, all’interno del sistema di potere, che distribuisce le fette dei finanziamenti all’interno dello stato".
Nelle elezioni del 5 luglio le regioni abitate da turchi e bulgari musulmani hanno votato ancora per il DPS, e il partito di Dogan ha raggiunto il record storico di voti. Questa volta, però, l’alta affluenza ha diminuito il peso specifico del DPS. A suscitare scontento anche le informazioni sul largo supporto a favore del DPS nelle sezioni aperte a Istanbul, Burza e Izmir, dove vivono migliaia di cittadini con la doppia cittadinanza.
Sul territorio turco erano presenti almeno 100 cartelloni a supporto di Dogan, e alcuni canali tv e media della carta stampata turchi hanno trasmesso e pubblicato materiali elettorali del DPS. La "Coalizione blu" ha prodotto una dichiarazione di protesta contro "la grave ingerenza di Ankara negli affari interni bulgari", a causa della decisione del governo turco di estendere di un ulteriore anno i documenti dei cittadini bulgari che vivono temporaneamente sul territorio turco.
La violenta campagna elettorale della sinistra contro GERB e la "Coalizione blu" ha ottenuto evidentemente effetti contrari a quelli sperati. Nei giorni della campagna il partito socialista ha commissionato un video dai toni allarmistici, in cui i volti di Boyko Borisov e di Ivan Kostov, uno dei leader della "Coalizione blu" erano associati a accette che tagliavano il budget della spesa pubblica, che però in fin dei conti si è rivoltato contro lo stesso BSP.
L’"abbraccio mortale" di Dogan si è rivelato fatale per i suoi partner di governo, molti elettori di sinistra, delusi e furiosi del fatto che il loro premier Stanishev è dovuto venire costantemente a patti con Dogan, hanno deciso di votare per GERB. Il movimento dell’ex re Simeon (NDSV) non è riuscito nemmeno a superare la soglia di sbarramento del 4%, tanto da portare lo stesso Simeon a presentare le proprie dimissioni. Le cattive notizie per l’NDSV non finiscono qui: il vice-ministro alle Situazioni di emergenza, Aleksandar Filipov, è stato arrestato con l’accusa di compravendita di voti.
Il fenomeno GERB
Nei prossimi anni la Bulgaria avrà un esecutivo di centrodestra, guidato da Boyko Borisov. Il governo dovrà convincere Bruxelles, che a Sofia i nuovi governanti sono pronti a battersi contro corruzione e criminalità organizzata non solo a parole.
Con la crisi economica che avanza, il più povero tra i membri dell’Ue ha bisogno con urgenza dei fondi comunitari, per portare avanti le riforme in campo economico. Un’altra sfida è data dalla recessione, dalla diminuzione del consumo e dall’aumento della disoccupazione.
La situazione non appare rosea, e nel mese di maggio il budget è già risultato in negativo. Sono stati infatti spesi 120 milioni di leva più di quanti non ne siano stati raccolti, e sono state aumentate drasticamente le spese per investimenti e per foraggiare l’amministrazione pubblica. Secondo alcuni esperti dietro queste voci di spesa si nasconde il finanziamento della campagna elettorale da parte del governo uscente.
Questi sono alcuni dei compiti urgenti a cui dovrà rispondere il governo targato GERB. Il suo leader, il cinquantenne sindaco di Sofia Boyko Borisov ha giocato un brutto scherzo alla classe politica bulgara, che fino a oggi l’ha guardato con un certo scetticismo. A venti anni dalla fine del comunismo la vita politica in Bulgaria è dominata da un’élite fino ad oggi chiusa sulle proprie posizioni.
"Bate Boyko" (fratellone Boyko), come i bulgari hanno ribattezzato Borisov, rappresenta invece tutto quello che la classe politica odierna non è. Borisov è un "self-made man", ex pompiere, ed ex sportivo, guardia del corpo di Todor Zhivkov e di Simeon Sakskoburggotski, e anche ricco (la sua fidanzata, Tzvetelina è una delle donne più influenti nel mondo finanziario bulgaro).
I politologi lo definiscono un populista, che nel passato ha dato vita a partnership economiche con figure discutibili durante i primi anni della transizione, quelli dell’"accumulazione primaria del capitale".
Molti bulgari però sono venuti a patto con la massima di Balzac, secondo cui dietro ogni grande patrimonio si nasconde una storia oscura, e simpatizzano apertamente per Borisov. Numerosi giovani hanno supportato GERB, visto che il partito, fondato nel 2005 intorno alla figura carismatica del suo leader, promette il ritorno alla legalità.
GERB ha strutture in tutta la Bulgaria, e ha partecipato con successo a molte tornate elettorali. Resta da vedere se l’"uomo forte" Borisov saprà essere all’altezza delle aspettative degli elettori bulgari.