Fratellone Boyko
Nuovo leader del centro destra e vincitore delle recenti elezioni politiche, sarà il prossimo primo ministro bulgaro. Ma chi è e da dove viene Boyko Borisov, da tutti conosciuto come "Fratellone Boyko"? La storia della sua ascesa politica
"Noi di GERB stiamo lavorando affinché, per il suo cinquantesimo compleanno, il nostro leader Boyko Borisov riceva come regalo il posto di primo ministro". Pronunciate a inizio giugno, in piena campagna elettorale, le parole di Tzvetan Tzvetanov, il più fedele tra i collaboratori di Borisov (e probabile nuovo ministro degli Interni), si sono rivelate una facile profezia.
Nella serata del 5 luglio, a urne chiuse e con la certezza di aver ottenuto una vittoria che andava al di là delle più rosee previsioni, Boyko Borisov si è presentato al centro stampa del Palazzo Nazionale della Cultura, al centro di Sofia, con il sorriso sicuro di chi ha portato a termine la sua missione.
"Con questi risultati, non posso esimermi dalla responsabilità di prendere le redini del nuovo governo", ha dichiarato Borisov, visibilmente soddisfatto, alla torma di giornalisti che l’ha preso d’assalto per raccogliere le sue prime esternazioni come primo ministro in pectore, mentre un gruppo di sostenitori sventolava bandiere al grido di "Vittoria!".
In una sala traboccante di simpatizzanti, che facevano a gara per mostrarglisi vicino e applaudire le sue battute, Borisov, dopo aver dedicato la vittoria al nonno "ucciso come un cane dai comunisti, nel 1944", ha mandato un messaggio preciso a cittadini e media, che può essere così riassunto: "vi avevo promesso la vittoria, e vittoria c’è stata. Combatteremo la corruzione e la criminalità, ristabiliremo rapporti positivi con l’Ue e affronteremo la crisi economica. Adesso lasciatemi lavorare".
Arriva così a conclusione la lunga e inarrestabile cavalcata del "generale" (uno dei soprannomi di Borisov più noti, insieme a quello di "bate Boyko", "Fratellone Boyko"), verso il potere, una cavalcata che, al grido "l’unica ricetta contro corruzione e crimine sono io!", ha assunto in questi anni quasi i contorni di un destino ineluttabile.
Tutto comincia nel 2001, ai tempi del "miracolo Simeon Sakskoburggotski". L’ex re torna in Bulgaria e, in un’atmosfera messianica, promette di donare al popolo bulgaro prosperità e restituire la normalità violata dagli anni più difficili e cupi della transizione. Tra lo stupore generale, l’ex re stravince le elezioni.
In cerca di personale di fiducia, Simeon mette a capo della polizia l’uomo che si occupa della sua sicurezza personale (dopo essersi occupato di quella di Todor Zhivkov, il più longevo tra i dittatori comunisti dell’Europa orientale): il proprietario della agenzia di servizi di sicurezza "Ipon-1", ex ufficiale dei pompieri, ex poliziotto ed ex karateca Boyko Borisov.
Sugli anni di Borisov come "specialista in sicurezza", iniziati a partire dal 1991, circolano voci e sospetti, mai dimostrati. Sono gli anni tumultuosi in cui le "agenzie di sicurezza" fanno spesso da paravento a organizzazioni criminali, dedite al racket e all’intimidazione del nascente settore privato. Nel 2007, un articolo dell’influente rivista americana "Congressional Quarterly" accuserà direttamente Borisov di "stretti rapporti con noti malviventi", tra cui il boss Rumen Nikolov alias "il Pasha", ma le accuse saranno sempre smentite categoricamente dal "generale".
Negli anni a capo della polizia, Borisov diventa presto una delle figure più note al pubblico bulgaro. In quel periodo le lotte tra i vari gruppi criminali portano a decine di omicidi nelle strade della Bulgaria. Con la sua figura massiccia, lo sguardo corrucciato, quasi sempre in giacca di pelle nera, Borisov è lesto ad arrivare sul luogo del delitto, promettendo davanti alle telecamere indagini rapide e punizione dei criminali.
Gli scarsi risultati ottenuti non sembrano intaccare il rating di Borisov, anzi. Come spiega lui stesso, i criminali continuano a circolare indisturbati perché "noi (i poliziotti) li prendiamo, ma loro (i giudici corrotti) li lasciano andare". Sono in molti a serbare fiducia in "bate Boyko": un duro, forse con qualche atteggiamento alla "il padrino", ma l’unico in grado di mettere mafiosi e corrotti con le spalle al muro.
Forte della popolarità crescente, Borisov dà segnali di volersi smarcare dalla stella in rapido declino di Simeon, il cui governo è scosso da scandali e promesse non mantenute. Nel 2005, pur eletto al parlamento nelle fila dell’NDSV (il movimento dell’ex re), Borisov rinuncia al seggio, per continuare il suo lavoro a capo della polizia.
Si moltiplicano però le voci che vogliono Borisov leader di una nuova formazione politica. L’occasione si presenta con le elezioni per il sindaco di Sofia del novembre 2005. Con lo slogan "un cambiamento generale", Borisov sbaraglia la concorrenza dei partiti tradizionali. Il "generale" sarà poi confermato all’influente carica (a Sofia vive quasi un terzo dei cittadini bulgari), che oggi ancora riveste, con una vittoria senza rivali, nel 2007.
Il passo successivo è la creazione di GERB (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria), nel dicembre del 2006, a pochi giorni dall’ingresso del paese nell’Unione europea. Dopo un periodo di indecisione ideologica, Borisov punta a fare del suo partito una formazione di centro destra, che possa sfidare apertamente il principale partito al governo, i socialisti del premier Sergey Stanishev.
In attesa delle parlamentari, GERB colleziona vittorie in varie elezioni amministrative e in due consultazioni europee, quelle del 2007 e quelle del giugno 2009, preludio alla travolgente vittoria di domenica scorsa, che garantisce oggi al partito 116 dei 240 seggi al parlamento di Sofia.
Mentre si aprono i giochi sulla formazione del nuovo governo (tra le varie possibilità, governo di minoranza monocolore, coalizione a due con la destra della "Coalizione blu", coalizione allargata al movimento "Ordine, legalità e giustizia"), analisti politici e media si affannano a cercare la formula che colga l’identità profonda di Borisov e del suo partito, e che sia in grado di spiegarne il fascino elettorale.
Il fenomeno "Boyko" presenta elementi in comune con il fenomeno "Simeon", che ne è, per molti versi, il modello di riferimento: carisma del leader, rapporti di fedeltà personale piuttosto che politici, debole cornice ideologica.
A differenza dell’NDSV, "paracadutato" dall’alto insieme al suo leader e formato soprattutto da burocrati (il movimento di Simeon divenne un partito organizzato solo dopo aver vinto le elezioni), GERB ha avuto però tempo di strutturarsi e ramificarsi lentamente su tutto il territorio bulgaro, dove amministra da tempo molte realtà locali, e potrebbe quindi rivelarsi un’organizzazione politica più solida e duratura.
Il carisma di Borisov è poi profondamente diverso da quello, etereo e aristocratico, di Simeon: noto per atteggiamenti da "macho balcanico" (che secondo i sondaggi gli garantiscono le simpatie di buona parte dell’elettorato femminile), alla figura pubblica di "acchiappaladri" Borisov ha aggiunto in questi anni quella di "uomo del fare", costantemente impegnato ad inaugurare cantieri e a tagliare nastri (sempre attorniato da microfoni e telecamere).
In cerca di termini facilmente comprensibili ai propri lettori, i media occidentali amano paragonare Borisov a Batman, o ad altri supereroi da fumetto. Sono in pochi invece a cogliere alcuni aspetti profondamente tradizionali nel modo con cui la sua figura viene percepita in Bulgaria. In una società ancora legata, almeno in termini di auto-rappresentazione, a valori patriarcali, Borisov incarna il padre di famiglia autoritario, ma giusto, il "fratellone" che ha il compito di mantenere l’ordine sociale e di distribuire equamente le risorse, rassicurante soprattutto in momenti di crisi.
Con la forza dirompente del suo carisma, il "generale" ha portato in parlamento un partito dai pochi volti conosciuti a livello nazionale: GERB rappresenta per molti versi una creatura politica dai tratti ancora poco chiari. Una cosa però è certa: il movimento sembra essere fatto a immagine e somiglianza del suo leader, visto l’ampio numero di ufficiali (sia dell’esercito che della polizia) che di sindaci, vice-sindaci e amministratori locali che porterà al "Narodno Sabranie".
Anche l’identità politica e ideologica del partito rimane piuttosto vaga. L’accorata dedica al nonno non fa di Borisov un dissidente o contestatore del passato regime. Il leader di GERB ha iniziato infatti la sua carriera all’interno delle strutture dello stato comunista (era membro del partito) e non ha mai rotto esplicitamente con quel passato.
Considerato da alcuni analisti come rappresentante di settori del business di medie e grandi dimensioni, (la convivente di Borisov, Tzetelina Borislavova, è a capo di una delle banche bulgare più influenti, la Sibank), GERB ha presentato un programma anticrisi piuttosto generico, sempre che qualcuno dei suoi elettori si sia dato pena di leggerlo prima di recarsi a votare.
Premiati soprattutto per la retorica anti-corruzione, GERB e il suo leader si troveranno ora a governare un paese che, secondo le ultime stime dell’Fmi, quest’anno vedrà una contrazione dell’economia del 7%.
In attesa degli sviluppi della crisi internazionale, in gran parte imprevedibili, Borisov ha però già messo le mani avanti. "Il governo precedente ci ha lasciato un budget disastrato. Dateci almeno un anno per sistemare le cose", ha dichiarato Borisov nella sera della vittoria elettorale. "Non potete aspettarvi miracoli nel giro di qualche mese", ha poi aggiunto. "E noi, comunque, di miracoli non ne abbiamo promessi".