Economia, il caso Kalinel

In Bulgaria la transizione verso l’economia di mercato è stata tutt’altro che facile. Ci sono però storie di successo, come quella della "Kalinel" di Troyan, che produce ed esporta i suoi prodotti, coperte e cuscini, in tutto il mondo. Un reportage della nostra corrispondente

24/08/2007, Tanya Mangalakova - Sofia

Economia-il-caso-Kalinel1

Foto di Tanya Mangalakova

La ditta "Kalinel", situata nella città di Troyan, ai piedi della catena dei Balcani, produce coperte e cuscini, che vengono venduti nelle grandi catene commerciali di tutta Europa, negli Usa e in Canada, Russia, Israele, Malesia e Giappone. L’espansione economica della "Kalinel" può essere paragonata al boom dei produttori turchi e cinesi nel settore. Marin Radevski, 49 anni, proprietario della ditta, è un ingegnere tessile che, negli anni della transizione verso l’economia di mercato, è riuscito a creare una propria azienda proprio nella sua città natale, Troyan. All’inizio aveva quattro dipendenti, che alla fine del 2000 erano diventati 19, adesso per la "Kalinel" lavorano 760 operai, di cui 170 nella fabbrica creata nella città di Cherven Bryag. La catena "Ikea" è uno dei maggiori clienti della "Kalinel", e acquista le sue coperte e i suoi cuscini per i propri punti vendita in tutto il mondo, anche in Asia. "Alcuni amici mi hanno chiamato dal Canada, dicendo di aver comprato nostri cuscini. Sull’etichetta c’è scritto "Ikea", ma grazie al codice a barre si capisce che è un nostro prodotto. Lavoriamo anche con la "Kaufland" e con altre grandi catene in tutto il mondo", ci dice Radevski.

Qual’è il segreto del successo di questa ditta bulgara, che i gruppo dell’Europa occidentale preferiscono ai più economici prodotti cinesi? Qual’è la ricetta del piccolo miracolo economico di questa cittadina di 23mila abitanti?

All’interno della "Kalinel"

Il segreto del successo è nel fattore geografico. Quando l’ordine è ricevuto di lunedì, gli articoli vengono prodotti nel giro di pochi giorni e l’intera partita è pronta per il venerdì successivo. "In questo modo siamo più concorrenziali dei cinesi. Abbiamo dalla nostra parte il fattore tempo, perché siamo più vicini ai nostri mercati di riferimento. Un nostro camion, soprattutto adesso che i confini sono caduti, arriva nel giro di tre giorni in ogni punto d’Europa, Mosca compresa. La nostra ditta è più famosa fuori dai nostri confini che non in Bulgaria… recentemente volevo acquistare una nuova macchina per la produzione di cuscini, e ho iniziato a guardarmi in giro in Europa. Dovevo andare in Germania per vedere come funziona questo macchinario, ma poi alcuni partner dalla Finlandia mi hanno fatto sapere che non ero gradito. – Qualsiasi ditta, ma non la Kalinel – avrebbero detto i tedeschi. E’ comprensibile che abbiano paura della nostra concorrenza: da noi la paga media è dieci volte inferiore alla loro", racconta ancora Radevski.

Prima di creare una sua ditta personale, Radevski ha lavorato come caporeparto nella fabbrica tessile di proprietà pubblica „Viteks", sempre a Troyan. Nel 1993 ha deciso di entrare nel settore privato. L’accumulazione primaria di capitale è avvenuta attraverso il commercio con la Macedonia e la Russia. Il commercio, all’epoca, sembrò a Radevski un lavoro "facile e redditizio", ma vista la sua grande esperienza nel campo tessile, decise poi di dare vita ad un’azienda tutta sua. All’inizio produceva soltanto ovatta in poliestere, poi un giorno, passeggiando con la figlia su un campo non lontano dalla città, dove all’epoca si raccoglievano le immondizie, decise che quello era un posto ottimo dove costruire un fabbrica. Nacque così la "Kalinel".

"A Troyan non c’è disoccupazione", è quello che raccontano quasi tutti in città. Mentre alcuni sostengono che il lavoro non c’è solo per gli scansafatiche, e che Troyan attira manodopera anche dai distretti vicini, altri sottolineano invece che a ricevere buoni stipendi è solo un circolo ristretto di manager, e che sì, c’è lavoro, ma solo per manodopera non qualificata. A Troyan, comunque, si può assistere ad un boom economico nel settore delle piccole e medie imprese. Qui c’è un forte spirito d’iniziativa, orientato verso la tradizionale produzione di mobili, il turismo e la tipica ceramica di Troyan, dipinta a mano. In città e nei paesi vicini ci sono centinaia di piccole imprese che producono mobili e ceramiche. Il turismo ha portato poi all’esplosione del mercato immobiliare. I prezzi degli appartamenti sono molto alti, quasi come a Sofia, e non ci sono appartamenti sfitti. Una piccola stanza in affitto, per fare un esempio, costa 200 leva al mese, in linea coi prezzi della capitale.

La Kalinel è l’impresa più grande di Troyan, e fornisce lavoro a molti suoi cittadini, e quindi chiedo al proprietario come mai qui non ci sia disoccupazione. Gli operai della "Kalinel" ricevono in media uno stipendio di 480 leva al mese (240 euro), che recentemente è stato però aumentato a 600. L’incentivo ha aumentato la produttività nel momento stesso in cui è stato annunciato. "Appena l’hanno capito, gli operai hanno iniziato a lavorare a pieno regime".

Nella mentalità bulgara l’acquisto della casa è di grande importanza. Marin Radevski lo sa, e quindi aiuta i suoi dipendenti migliori, facendo da garante verso le banche affinché offrano loro mutui al tasso agevolato del 7%. "Chiamo le banche e gli spiego che conosco bene quella persona, e che restituirà il credito elargito. Naturalmente, però, non garantisco per tutti".

Nel dialetto locale la parola polendak (da pole, campo) significa contadino, e ha una sfumatura negativa: significa persona incapace e senza iniziativa. Marin Radevski ritiene che l’abitudine a lottare per la sopravvivenza nei difficili territori di montagna, si sia rivelata nel tempo un vantaggio per gli abitanti di Troyan, che hanno dovuto sempre darsi da fare in molti campi diversi. Così è nata la tradizione della ceramica, che un tempo veniva prodotta in quasi ogni casa.

Tradizionale manifattura di ceramiche – Troyan

"I nostri antenati, per dare il pane alla propria famiglia, producevano patate, grano e miglio nei loro poveri campi, oltre ad allevare vani animali. Mio nonno era vasaio, durante l’inverno produceva stoviglie che poi durante l’estate vendeva ai polendatzi. Così si guadagnavano la pagnotta quasi tutti, a Troyan. Inoltre preparavano la rakiya, che poi vendevano allo stesso modo".

Quest’uomo parla con animazione di investimenti per milioni di euro, delle nuove macchine per la sua azienda del rapporto vivo con i suoi operai ma, siccome i bulgari tengono particolarmente ai propri figli, non nasconde l’orgoglio nel dire che che "anche per me, come per ogni genitore, i bambini sono la più grande ricchezza". La ricchezza, per Marin, non si misura in macchine di lusso che, come sottolinea, non ha. Vive con la famiglia in un appartamento di 56 metri quadri e va in vacanza solo una volta l’anno, all’estero, perché, spiega, "è più economico". Di lui parlano con grande rispetto come uno dei principali donatori della municipalità, del locale museo dell’artigianato e della chiesa. Lui stesso, però, dice che non ama buttare i soldi al vento. Racconta con orgoglio che quest’anno ha portato sedici dipendenti a Monaco, tutti ingegneri, per vedere le ultimissime novità in campo di macchinari tessili.

Nell’ufficio della "Kalinel" ci sono diagrammi e grafici, dai quali è evidente che l’azienda è in espansione: ogni anno che passa aumentano produzione e quote di mercato, e si cercano nuove ditte per i subappalti. Secondo Radevski, il problema dell’emigrazione dei giovani nei paesi più sviluppati deve essere affrontato con idee nuove."Non dobbiamo andare in Europa o in America, ma al contrario portarle qui, in Bulgaria. Io mi impegno in questa direzione con tutte le mie forze, producendo e vendendo merci di qualità europea. Non è un processo rapido, ma se non ci impegniamo noi in prima persona, nessuno verrà da fuori a farlo per noi".

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta