Bulgaria: la fine di un sogno regale

Dopo la sconfitta alle elezioni europee l’NDSV, il partito dell’ex-monarca Simeon Sakskoburggotski, si riunisce in congresso e cambia nome. Il "sogno regale" di Simeon, stretto tra interessi personali e perdita di iniziativa politica, sembra essere definitivamente tramontato

07/06/2007, Francesco Martino - Sofia

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Simeone il Grande (IX secolo)

Dopo la sconfitta alle urne, la rivolta interna e la prospettiva dello smembramento. Per l’NDSV (Movimento Nazionale Simeone Secondo) il movimento di Simeon Sakskoburggotski, l’ex-monarca in esilio che, tornato in Bulgaria riuscì a stravincere le elezioni del 2001 in pochi mesi di campagna elettorale, promettendo "un cambiamento radicale in 800 giorni", sembra essere davvero vicino il definitivo tramonto politico, e non pochi analisti prevedono foschi scenari di divisione e definitiva marginalizzazione politica.

Dopo il magro risultato elettorale delle ultime elezioni, le prime europee in Bulgaria dopo l’ingresso del paese nell’Ue, in cui il partito ha toccato il minimo storico, ottenendo poco più del 6% e un solo seggio al parlamento di Bruxelles, l’NDSV, si è riunito in congresso straordinario il 3 giugno scorso, per votare il nuovo consiglio direttivo e numerose modifiche allo statuto del partito.

La prima decisione presa dai delegati, su esplicita richiesta proprio di Simeon, è stata quella di modifica del nome. Da oggi, NDSV non significa più "Nacionalno Dvizhenie Simeon Vtori" (Movimento Nazionale Simeone Secondo, appunto), ma "Nacionalno Dvizhenie za Stabilnost i Vazhod" (Movimento Nazionale per la Stabilità e lo Sviluppo). Se questo importante cambiamento è stato pilotato dall’alto ("Questa decisione non è materia di dibattito, ma di logica, ed è un mio desiderio personale", ha dichiarato agli scettici Sakskoburggotski), i successivi sviluppi del congresso hanno preso a dir poco alla sprovvista il fondatore e leader dell’NDSV.

Il malcontento dei delegati, che serpeggiava fin dalle prime battute della riunione plenaria, si è coagulato intorno alla questione più spinosa per il partito, e cioè la permanenza nella coalizione tripartita oggi al governo, insieme ai socialisti e al Movimento per le Libertà e i Diritti, espressione della minoranza turca. Per una larga maggioranza dei quadri, stare oggi al governo significa essere schiacciati dai più forti ed ingombranti alleati, ed assistere impotenti ad una inesorabile emorragia di voti verso il movimento GERB di Boyko Borisov, risultato primo nelle consultazioni europee. E’ in gioco, secondo molti, la sopravvivenza stessa del partito.

Della permanenza al governo a tutti i costi, Sakskoburggotksi è però un sostenitore convinto, secondo i critici per motivi puramente personali: difendere cioè, le numerose proprietà che si è "restituito" nel quadriennio del suo governo, e i molti interessi personali che, evidentemente, hanno la priorità rispetto a quelli di partito.

Questa posizione è stata ribadita dal leader dell’NDSV all’apertura dei lavori. Quando, però, il vice-presidente del partito ed ex-ministro degli Esteri Solomon Pasi, ha chiesto esplicitamente ai delegati di pronunciarsi sulla volontà o meno di restare nella coalizione, il voto è sfociato in un plebiscito o quasi per l’abbandono del governo. "E’ tempo di andarsene!", ha esclamato dal palco Pasi, sotto lo sguardo impietrito di Sakskoburggotski. La votazione non avrà nessun effetto immediato sulla linea politica del partito, visto che questo tema non era all’ordine del giorno, ma lancia un segnale chiaro che non potrà essere ignorato.

Ancora più duro è stato poi l’intervento del deputato Antonia Parvanova. "Siamo un partito che non ha quadri, ma soltanto raccomandati, e ci siamo trasformati in un covo di intrighi. Gli elettori hanno mostrano di essere stanchi dei vecchi partiti.Spero che l’NDSV non diventi presto uno di loro". Alla vigilia del congresso, sulle pagine del settimanale Kapital, sono rimbalzate voci insistenti che vogliono proprio la Parvanova, come possibile leader di una nuova formazione liberale, sponsorizzata direttamente dal Partito Liberale Europeo.

Il peggio, però, doveva ancora arrivare. Quando sono stati annunciati i risultati delle consultazioni interne, con cui vengono nominati cinque membri del consiglio direttivo (gli altri dodici sono nominati direttamente da Sakskoburggotksi), nella sala del congresso è scoppiato il finimondo. Secondo molti delegati, capeggiati dal ministro dell’istruzione Daniel Valchev, ci sarebbero stati infatti veri brogli elettorali, organizzati dall’ex ministro delle finanze Milen Velchev, eminenza grigia del partito, che avrebbe voluto così mettere definitivamente le mani sugli organismi che controllano la linea politica dell’NDSV.

Tra insulti personali e minacce di rivolgersi alla magistratura, il congresso, che doveva rilanciare il partito e immettere nuova linfa per superare la crisi, rischia di rappresentarne l’atto di morte, almeno come forza politica davvero in grado di pesare sugli equilibri politici in Bulgaria.

Dopo aver visto il suo nome personale scomparire da quello del partito, l’ex monarca sembra aver perso anche la capacità di mediare tra le varie lobby che compongono il suo movimento. Se l’opera di ricucitura dovesse risultare impossibile, allora lo scenario dello smembramento del partito può divenire davvero concreto. A quel punto servirebbero davvero a poco le numerose modifiche allo statuto del movimento che, almeno in teoria, danno molto più spazio alle organizzazioni locali e alla democratizzazione interna dell’NDSV.

I membri del gruppo parlamentare del partito hanno sottoscritto una dichiarazione in cui chiedono l’annullamento delle elezioni interne e la convocazione di un nuovo congresso, e numerosi coordinatori regionali hanno già annunciato la propria intenzione di dimettersi dai propri incarichi.

La spettacolo della crisi dell’NDSV ha molti spettatori interessati: un suo smembramento, o una sua uscita dalla coalizione, significa oggi crisi di governo e quindi nuove elezioni.

Forse è ancora presto per decretare la fine del movimento di Sakskoburggotksi, anche se attualmente le forze disgreganti sembrano prevalere su quelle che predicano unità. Certo è che, a prescindere dallo sbocco della crisi in corso, l’NDSV sembra aver perso ogni capacità propositiva, e in qualche modo, di limitarsi a sopravvivere a se stesso.

Dalle elezioni politiche del 2005, il partito ha assunto un ruolo sempre più defilato, rinunciando, ad esempio ad esprimere un candidato per le elezioni presidenziali del 2006, e finendo sotto i riflettori soprattutto per gli scandali di malversazione che hanno coinvolto ad ondate successive il suo fondatore.

Il "sogno regale", che portò Sakskoburggotski al governo, e che ebbe il ruolo, in parte positivo, di sbloccare un panorama politico ancorato alla contrapposizione ideologica "comunismo-anticomunismo", proponendo una nuova classe dirigente formata prevalentemente da giovani formatisi all’estero, sembra ormai definitivamente tramontato, affossato, dall’incapacità di trasformarsi da "macchina elettorale" a vero partito di governo liberale, ma soprattutto dai troppi compromessi che l’hanno trasformato in una mera rete di lobby di potere.

Alcune delle novità introdotte dall’ avventura di Sakskoburggotksi hanno però attecchito stabilmente nella vita politica della Bulgaria, e sopravviveranno con tutta probabilità alla sua scomparsa. Prima fra tutte, la tendenza delle forze politiche di coagularsi intorno a personaggi di grande carisma, messaggio raccolto con successo da Boyko Borisov che, portato ai piani alti del potere proprio dall’ex monarca, sembra essere chi più di tutti ha saputo valorizzare e fare propria l’eredità del "sogno regale".

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