Bulgaria, in ritardo sui diritti dei disabili

Nonostante finanziamenti europei e nuove misure intraprese dalle autorità di Sofia, la Bulgaria resta indietro nella salvaguardia dei diritti delle persone con disabilità, che continuano a segnare alti livelli di povertà e marginalizzazione sociale

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Sofia, Bulgaria, manifestazione di madri di figli disabili  - © PhotoDelusion/Shutterstock

Sono passati quasi sei anni da quando le associazioni bulgare per le persone con disabilità sono scese in piazza a Sofia, chiedendo la riforma del sistema di aiuti. L’idea di protestare con un accampamento improvvisato di 85 giorni di fronte al parlamento di Sofia nel 2019 ha quasi fatto cadere il governo, ottenendo le dimissioni del leader ultranazionalista e, successivamente, vice primo ministro, Valery Simeonov.

La protesta ha anche minato la forza della coalizione politica al potere, poiché i partiti nazionalisti estremi della coalizione dei Patrioti Uniti (Obedineni Patrioti) hanno espresso apertamente il loro disprezzo per la manifestazione. Alla fine, sono emerse due proposte: la prima legge bulgara sulla disabilità e un nuovo provvedimento incentrato sulla fornitura di supporto e servizi sociali alla popolazione con disabilità. Poco dopo, il governo bulgaro ha chiuso l’ultimo centro di internamento su ventiquattro ereditati dal sistema dell’era socialista.  

Nonostante l’annuncio delle misure, nel 2019 Eurostat ha riportato come il 50,7% della popolazione con disabilità di età superiore ai sedici anni in Bulgaria fosse a rischio di povertà estrema ed esclusione sociale. La percentuale colloca il paese in fondo all’UE, preceduto da Lettonia (42,1%) ed Estonia (40%). La media complessiva tra i 27 Stati membri è del 28,4%. Inoltre, nello stesso anno l’ufficio statistico europeo ha identificato la Bulgaria come il secondo membro dell’UE con la più alta percentuale di popolazione con disabilità priva di servizi sociali, assistenza e di una pensione di invalidità. Solo la Grecia, con il 75,6% dei suoi cittadini che rientrano in questa categoria, ha superato il 65,7% della Bulgaria.

Diverse organizzazioni internazionali e nazionali hanno più volte evidenziato le numerose violazioni dei diritti delle persone con disabilità perpetrate dal governo bulgaro negli ultimi anni. Ad esempio, il report dell’organizzazione Disability Rights International pubblicato nel 2019 include diverse raccomandazioni rivolte al governo bulgaro. Il rapporto sottolinea la necessità di fermare la costruzione delle cosiddette “case collettive”, strutture socio-educative finanziato da fondi europei che fungono da centri di internamento per le persone con disabilità nel paese. Secondo l’organizzazione, questi centri contribuiscono a stigmatizzare le persone con disabilità e a favorire il pregiudizio sulla loro incapacità di essere autosufficienti. 

"Il collocamento in case collettive è disumanizzante, isola le persone socialmente e non promuove lo sviluppo di competenze che contribuiscano all’ inclusione nella società", riporta il documento, che sottolinea anche la necessità delle persone con disabilità di trascorrere la maggior parte del loro tempo con la propria famiglia in un ambiente stimolante. Già nel 2015, l’ONG nazionale Lumos ha fatto luce su questa situazione critica, riferendo che solo il 28% dei giovani all’interno di questi centri presenta buoni livelli di indipendenza.

Consapevole della mancanza di mezzi e risorse che colpisce molte famiglie in Bulgaria, il rapporto di Disability Rights International propone di impiegare i fondi europei per consolidare l’attuale sistema di assistenza sociale bulgaro. Tuttavia, come sottolinea il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, "nessuno Stato membro può costruire nuove istituzioni, né rinnovare vecchie istituzioni, al di là delle misure più urgenti necessarie per salvaguardare la sicurezza fisica dei residenti".

Il recente annuncio della Strategia europea 2021–2030 per i diritti delle persone con disabilità da parte di Helena Dalli , Commissaria per l’uguaglianza, nel marzo 2021, è il principale strumento su cui l’Unione europea si basa per garantire gli stessi diritti ai cittadini europei con disabilità in ogni Stato membro. Il nuovo approccio definisce azioni basate su alcuni principi fondamentali: diritti dell’UE – ogni persona con disabilità nel continente deve vedersi garantiti i diritti degli altri cittadini europei ed essere un soggetto politico attivo; vita indipendente e autonomia – le persone con disabilità possono scegliere il loro modo di vivere con autodeterminazione; no-discriminazione e pari opportunità – definizione di norme volte a proteggere le persone da qualsiasi tipo di discriminazione e violenza basata sulla loro disabilità.

Il 7 ottobre 2021, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla protezione delle persone con disabilità. Con 579 voti a favore (92 astenuti e 12 contrari), i parlamentari europei invitano la Commissione a integrare strutturalmente la nuova Strategia europea sulla disabilità nel Semestre europeo in modo da garantirne una efficace implementazione a livello nazionale, promuovendo in particolare l’inclusione delle persone con disabilità nella società, favorendone l’occupazione e rafforzare le misure di protezione sociale. Il rapporto alla base della risoluzione, coordinato dall’europdeputato maltese Agius Saliba, membro del gruppo Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, è stato redatto con la partecipazione dei membri dell’Intergruppo sulle disabilità del PE e tenendo conto delle petizioni relative ai diritti delle persone disabili inviate dai cittadini alla Commissione per le petizioni del PE.

Il rapporto sottolinea la difficile situazione delle persone con disabilità in Bulgaria e mette in guardia sul fatto che il paese non ha ancora implementato un meccanismo di monitoraggio indipendente per promuovere, proteggere e osservare l’attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). La CRPD è lo strumento internazionale giuridicamente vincolante adottato il 13 dicembre 2006 per riaffermare che tutte le persone con tutti i tipi di disabilità devono godere pienamente dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Si tratta della prima convenzione sui diritti umani sottoscritta dall’UE. Ai fini dell’attuazione delle misure previste dalla CRPD è previsto un quadro di monitoraggio sia a livello europeo che nazionale per promuovere, proteggere e far rispettare i diritti stabiliti nella Convenzione.

Recentemente la Commissaria Dalli si è detta soddisfatta per il successo incontrato dalla Carta europea per la disabilità già implementata in un gruppo di otto Stati membri. La misura intende garantire parità di accesso alle prestazioni transfrontaliere per le persone con disabilità, principalmente nei settori della cultura, del tempo libero, dello sport e dei trasporti. La nuova Strategia europea può essere considerata una delle iniziative più innovative attuate finora dall’UE in questo campo; tuttavia, è innegabile che c’è ancora molta strada da fare per raggiungere l’obiettivo della non discriminazione e piena inclusione in società delle persone con disabilità.

Anche se i 27 Stati europei hanno già ratificato il nuovo piano europeo, durante la presentazione dello scorso ottobre da parte della commissaria Dalli, alcuni critici hanno sottolineato le carenze delle misure proposte del governo bulgaro per raggiungere tutti gli obiettivi previsti dal piano, un altro segnale dei ritardi del paese sul tema dei diritti delle persone con disabilità. 

Il modo di affrontare questa situazione deve riguardare tutti i cittadini europei. Finché i diritti di queste comunità saranno calpestati, nessuno sarà mai in grado di dichiarare l’Europa terra di democrazia e di giustizia.

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall’Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’UE. Vai ai materiali “Il Parlamento dei diritti 3”.

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