Bulgaria, bambini abbandonati

Nei mesi scorsi un documentario della BBC ha svelato la terribile realtà del centro di Mogilino, dove bambini con handicap fisici e mentali vivono privi di assistenza specializzata. E se parte della società insorge, politici e istituzioni bulgare continuano a parlare di "cospirazione mediatica"

11/03/2008, Tanya Mangalakova - Sofia

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L'istituto di Mogilino

Nel settembre 2007 il documentario "Bulgaria’s abandoned children" (I bambini abbandonati in Bulgaria), ha scosso gli spettatori della BBC raccontando la vita da incubo dei bambini ospitati nella struttura per minori disabili situata nel villaggio di Mogilino, non lontano dalla città di Ruse.

Abbandonati dai propri genitori, 75 bambini, la maggior parte dei quali con handicap fisici o psichici, muoiono lentamente senza alcuna assistenza medica qualificata. La telecamera mostra scheletri viventi, occhi incavati, profonde piaghe da decubito, bambini che sbattono la testa contro iil muro, morte. Il personale di Mogilino non ha la qualifica necessaria, e molti dei bambini vengono lasciati a letto per tutto il giorno, altri passano la giornata dondolandosi su una sedia, e in generale la loro condizione è peggiorata sensibilmente col passare degli anni.

Si vede la regista Kate Blewett conversare con membri del personale, che ammettono che i bambini non ricevono alcun tipo di cura. "Se non hanno la febbre, allora non sono malati", dice una delle infermiere mentre la telecamera mostra Vaska, una bambina che sembra uscita da un campo di concentramento della Seconda guerra mondiale.

La direttrice dell’istituto di Mogilino sostiene cinicamente di fronte alla telecamera che, se le ossa e le gambe della bambina sono rotte, è semplicemente colpa della natura della sua malattia. "Non si può pretendere che vivano cento anni". I medici a Mogilino non si fanno vedere, e i bambini non hanno cibo adatto, procedure di riabilitazione, per non parlare di istruzione, e si atrofizzano lentamente.

Le istituzioni bulgare, però, hanno visto nel film una qualche cospirazione contro il paese. Particolarmente fuori luogo sono sembrate le parole del ministro agli Affari Sociali, Emilia Maslarova, che ha dichiarato che le informazioni veicolate dal documentario sono "assolutamente scorrette e malevole nei confronti della Bulgaria". E’ quindi tempo che si comprenda che bambini con gravi handicap mentali non possono imparare, né parlare, ha poi aggiunto il ministro, poco amata dai pensionati per la grande passione verso i gioielli d’oro.

La reazione del ministro Maslarova sembra ricalcare quelle dei funzionari bulgari al tempo della cortina di ferro, quando ogni critica proveniente dall’esterno veniva interpretata come cospirazione ai danni della Bulgaria. Anche il presidente Parvanov ha aggiunto la sua voce alla schiera di quanti sostengono che il documentario della BBC fa parte di una campagna orchestrata contro il paese, tra l’altro durante la discussione pubblica tenuta a Ruse dal titolo "Per i minori in Bulgaria, con sincerità e responsabilità".

Il caso dei bambini di Mogilino ha portato alla luce l’incapacità delle istituzioni e il vuoto venutosi a formare in Bulgaria tra queste e la gente comune. Il documentario, trasmesso in Bulgaria a dicembre, ha spezzato il cuore degli spettatori. La regista della BBC ha partecipato a numerosi dibattiti, e la fondazione "Movimento delle mamme bulgare" ha lanciato una petizione su internet perché i responsabili di quanto accade a Mogilino vengano puniti, perché venga aumentato il personale qualificato in tutte le istituzioni di questo tipo. Nella petizione, inoltre, si chiede che vengano chiuse tutte quelle istituzioni che, come Mogilino, si trovano in posti isolati, e che i bambini vengano spostati in località dove siano possibili cure specialistiche.

"I magnifici sei" e la sindrome "Sredna Kula"

Dal 14 gennaio al 21 marzo, su "bTV" è stato mandato in onda il programma "I magnifici sei", in cui sei personalità tra le più note in Bulgaria hanno cantato dal vivo, nella fascia di ascolti più alta, invitando gli spettatori a fare donazioni per la costruzione di piccole residenze a Ruse e a Sofia, dove poter accogliere 15 dei bambini di Mogilino, dei quali si dovrebbero prendere cura dieci specialisti.

La campagna ha avuto successo, e sono stati raccolti ben 1,5 milioni di leva, tra donazioni e sms. I soldi però, non sono tutto. Dopo che il sindaco di Ruse ha proposto che le abitazioni per i piccoli di Mogilino fossero costruite nel quartiere di "Sredna Kula", parte degli abitanti non ha tardato a esprimere la propria opposizione. Motivo: non riuscirebbero a sopportare la vista di tanta sofferenza.

Circa cento persone si sono date appuntamento davanti al cortile della vecchia scuola, che dovrebbe essere abbattuta per fare spazio alle progettate residenze, mentre in quattrocento hanno sottoscritto una petizione contro l’iniziativa del sindaco di Ruse.

I giornalisti di "bTV", che hanno preso parte attiva nella campagna "I magnifici sei", hanno continuato ad occuparsi del caso, questa volta mettendo l’accento sull’insensibilità. Secondo Lara Parker, dell’associazione "ARK – Absolute Return for Kids", il programma televisivo ha però spostato l’attenzione nella direzione sbagliata, "quella del liberarsi del senso di colpa con l’invio di un sms". Al settimanale "Kapital", la Parker ha dichiarato che solo il 2% dei minori alloggiati in strutture sono orfani e che secondo le migliori pratiche seguite in Europa, si creano residenze dove vivono fino ad un massimo di otto bambini.

Le critiche verso la campagna mediatica hanno messo l’accento sul fatto che, invece di catalizzare l’energia della società civile contro la politica della segregazione, questa ha garantito al pubblico una comoda scorciatoia morale, e un’indulgenza del costo di un messaggino telefonico. La cosa più preoccupante, e che Mogilino non è un caso isolato.

In Bulgaria ci sono circa 1500 bambini e 300 ragazzi portatori di handicap ai quali le autorità locali e i servizi sociali non prestano le cure necessarie. La Bulgaria è al secondo posto in Europa, dopo la Russia, per numero di minori alloggiati in strutture istituzionalizzate, distribuite in 26 località spesso nascoste in posti così isolati da essere difficilmente rintracciabili sulla carta. I centri sono quindi lontani dalle città più grandi, e mancano di attrezzature e di specialisti. Rinchiusi tra le mura di queste strutture, i bambini muoiono lentamente. Secondo vari esperti, gli handicap portati da molti dei bambini di Mogilino non sono gravi, ma vista la mancanza di cure, anche elementari, durata per anni, la loro condizione è peggiorata drasticamente.

Chiudere i centri

Alla fine di febbraio ottanta organizzazioni non governative, tra cui la Croce Rossa bulgara, "Za nashite detza", "SOS – Detski selishta" e ARK, durante una conferenza stampa hanno richiesto che lo stato provveda alla chiusura dei centri per minori entro il 2018, rendendo possibili servizi alternativi di supporto alle famiglie e fornitura di servizi.

"Non è accettabile, nel 21° secolo, ed in un paese membro dell’Ue, che bambini alloggiati nei centri muoiano per mancanza di cibo o assistenza di base. La vita all’interno dei grandi internati danneggia lo sviluppo emozionale, sociale e fisico dei bambini, anche nei casi in cui queste strutture siano relativamente ben attrazzate", hanno scritto nella dichiarazione congiunta le organizzazioni. I bambini dovrebbero essere aiutati a sviluppare le proprie capacità e possibilità, invece di essere stigmatizzati e nascosti all’interno di strutture mediche, soprattutto migliorando il sistema educativo.

Bruxelles non è Sofia

Nelle proprie dichiarazioni ai media nazionali, molte figure istituzionali bulgare hanno sottolineato che problemi simili esistono anche in altri paesi dell’Unione Europea. Mentre le istituzioni e i politici di Sofia cercavano nella BBC il volto del "nemico", alcuni eurodeputati inglesi hanno chiesto chiarimenti al ministro agli Affari Sociali bulgaro, e hanno portato la questione di fronte alla Commissione Europea.

Elly de Groen-Kouwenhoven, del gruppo dei verdi europei, ha accusato le autorità bulgare di non fare alcuno sforzo visibile per migliorare la vita dei ragazzi con handicap che vivono negli internati. Il parlamento belga, a sua volta, ha accolto all’unanimità una risoluzione sui diritti dei minori in Bulgaria, nella quale si insiste affinché il governo di Bruxelles porti il problema nell’ordine del giorno dell’Ue.

L’iniziativa degli eurodeputati inglesi, però, ha sollevato obiezioni in terra bulgara. Kathy Sinnott, eurodeputato del gruppo per l’Indipendenza e la Democrazia, ha organizzato una proiezione del documentario della BBC su Mogilino al Parlamento europeo, sotto il titolo "Mettiamo fine alla cura istituzionalizzata dei minori nell’Unione Europea".

La Sinnott, madre di un figlio portatore di handicap, porta avanti da lungo tempo una campagna in questa direzione. Gli eurodeputati bulgari, però, hanno reagito tentando di stoppare la proiezione, inviando una lettera al presidente del parlamento. La proiezione del documentario è stata però ugualmente tenuta il 4 marzo. I deputati Iliana Yotova e Marusya Lyubcheva del Partito Socialista Bulgaro hanno trovato un alleato piuttosto insolito nel proprio collega Dimitar Stoyanov, della formazione nazionalista Ataka, nel richiedere che la questione di Mogilino non venga trasformata in un’etichetta negativa per la Bulgaria.

Secondo la Yotova, il documentario mostra solo una faccia del problema, quella dei bambini sofferenti, e non quella degli sforzi del governo bulgaro di migliorare la situazione. La favola delle "cure amorose" dello stato non è passata a Bruxelles, ma solo a Sofia, dove la tv di stato ha trasmesso un secondo documentario sui successi nella politica di protezione dei minori. Il documentario dai toni propagandistici, però, è stato prodotto con i fondi del ministero degli Affari Sociali.

Il fatto che Mogilino non sia un caso isolato è preoccupante. Ad essere ancora più preoccupante, però, è che la rabbia della società civile esplode solo quando un qualche media internazionale tesse la sua "cospirazione" contro la Bulgaria, mostrando la fisionomia atrofizzata di un sistema disumano.

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