La macchina del tempo sarajevese di Miroslav Prstojević

Un libro uscito a Sarajevo, nel terribile 1992. Un libro sopravvissuto al naufragio jugoslavo e bosniaco, e che continua a solcare i mari

15/07/2022, Božidar Stanišić -

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Miroslav Prstojević nella sua libreria di Vienna

Il libro Zaboravljeno Sarajevo [Sarajevo dimenticata] di Miroslav Prstojević uscì all’inizio del 1992, anno che i cittadini benevoli della Bosnia Erzegovina e dell’intera regione vorrebbero “non si ripetesse mai più” in modo che quanto accaduto quell’anno “non accada mai più a nessuno, nemmeno ai malvagi”. Ci sono anche quelli, seppur sempre meno numerosi, che parlano del 1992 come dell’anno in cui “un fratello alzò la mano contro l’altro fratello”.

Non dispongo di dati certi, ma suppongo che, mentre la jugo-barca affondava, il libro di Prstojević si potesse trovare solo nelle librerie in Bosnia Erzegovina. Ad ogni modo, questo libro è sopravvissuto al naufragio jugoslavo e bosniaco, e continua a solcare i mari.

Prstojević per molti anni (prima della guerra, ci tengo a sottolinearlo) fu direttore responsabile della casa editrice del quotidiano sarajevese Oslobođenje. Laureato in giurisprudenza, Prstojević con la sua Sarajevo dimenticata sembra aver colto di sorpresa molti dei suoi più stretti collaboratori e amici. Di solito accade così: chi lavora e crea in silenzio finisce per stupire gli altri con i risultati delle proprie ricerche. Prstojević per anni aveva collezionato le vecchie cartoline di Sarajevo risalenti al periodo austro-ungarico.

“Quell’epoca degli zar e dei cesari, ma anche dei sultani, dei re, dei bey, degli sbirri e dei censori, seppur a volte cupa, ci ha regalato anche i primi servizi postali, le cartoline, i sigilli, i francobolli e i messaggi scritti e selezionati con eleganza calligrafica, ma anche gli scioperi, le prigioni, le persecuzioni…“, spiega Prstojević nell’introduzione al suo libro intitolata Album sarajevese.

Alla fine dell’introduzione l’autore ci rivela dove e come ha trovato e acquistato le vecchie cartoline di Sarajevo incluse nel libro: ai mercatini delle pulci, nei negozi di antiquariato, nelle collezioni private a Belgrado, Novi Sad, Subotica, Zagabria, Sarajevo, Lubiana, Trieste, Istanbul, Monaco di Baviera… la lista è ancora lunga. Oltre alle cartoline raccolte nel corso degli anni, Prstojević ha incluso nel suo libro anche alcune vecchie cartoline custodite nella Biblioteca nazionale della Bosnia Erzegovina, nel Museo della Rivoluzione, nella Biblioteca di Gazi-Husrev-bey, nonché in due collezioni private, quella di Magbul Škoro e quella di Mehmedalija Telalbašić.

Zaboravljeno Sarajevo non è però solo una raccolta di vecchie cartoline accompagnate dalle osservazioni dell’autore, ma anche una storia, molto peculiare, di una città la cui importanza sulla mappa dell’Europa non era sfuggita ad Andrić che, come nessun altro scrittore di viaggio, seppe sintetizzare le sue impressioni su Sarajevo in un’unica frase che apre un suo saggio dedicato alla capitale bosniaca: “Questa è la città”.

Che l’obiettivo di Prstojević fosse quello di offrire ai lettori uno sguardo particolare sulla storia di Sarajevo lo dimostra non solo la ricca bibliografia inclusa nel libro, comprendente numerosi testi – dedicati a Sarajevo, alla Bosnia, all’impero ottomano e a quello austro-ungarico – che l’autore aveva analizzato in modo approfondito, ma anche, e soprattutto, il contenuto del libro, dove ogni citazione ha una funzione ben precisa. Non è quindi un caso che il professor Ibrahim Tepić, parlando di Zaboravljeno Sarajevo, abbia osservato: “Per quanto riguarda l’interpretazione dei fatti storici, l’autore non li ha mai strumentalizzati; al contrario, li ha interpretati con grande abilità che lo ha sempre contraddistino“.

Sette fiumi e ruscelli che scorrono ai piedi delle colline, dei monti e delle montagne sarajevesi – Mošćanica, Dobrinja, Bosna, Koševski potok, Željeznica, Bistrik i Miljacka (nessun altro fiume al mondo è attraversato da così tanti ponti come la Miljacka) – sono al centro del “nostro incontro e racconto”. “Nostro”, afferma l’autore con la modestia di chi è consapevole che senza le persone che nel corso dei secoli hanno dato un’impronta importante alla città di Sarajevo, lasciando testimonianze scritte dello spirito urbano della città, non sarebbe stato possibile realizzare un libro così peculiare come Zaboravljeno Sarajevo.

Zaboravljeno Sarajevo è un susseguirsi di didascalie delle cartoline, fatti storici, leggende, canti popolari e dati sullo sviluppo artistico, culturale ed economico della città, un susseguirsi che però risulta impossibile riassumere in poche righe. Pertanto, in questo articolo, concepito come un omaggio a Zaboravljeno Sarajevo a trent’anni dalla prima pubblicazione – anni in cui il libro di Prstojević è diventato un vero e proprio simbolo della resistenza all’oblio – non cercherò di raccontare in modo dettagliato tutto ciò che questo libro offre ad un lettore attento, soprattutto ad un lettore consapevole delle lacune nella propria conoscenza della storia della città. Lo sottolineo per evitare i luoghi comuni sulla polifonia di culture, religioni, lingue e tradizioni che rende Sarajevo una città unica in Europa. Tutto questo lo troviamo nel libro di Prstojević, tutto e di più, espresso però nel migliore dei modi, ossia implicitmente.

Riflettendo sull’importanza delle vecchie cartoline – che Prstojević ha letteralmente resuscitato dall’oblio – Ivan Lovrenović ha scritto che “le vecchie cartoline, permettendoci di viaggiare nel tempo, ci offrono un’esperienza inebriante impregnata di potenza evocativa delle immagini e della storia. Inoltre, danno un contributo molto prezioso alla storia dei fenomeni comunicativi – una disciplina ancora inesistente nel nostro paese – da intendersi come una delle branche della storia della cultura generale“.

Miroslav Prstojević vive a Vienna ormai da ventotto anni. Non troverete molte informazioni su di lui in rete (trattandosi di una rete che, da qualunque parte la si osservi, sembra prediligere i pesci grossi). Io sono riuscito a trovare solo due interviste, di cui una in formato video , e un interessante testo scritto da Miljenko Jergović. Se conoscete una delle lingue della ex Jugo potete almeno ascoltare cosa ha affermato l’autore di Zaboravljeno Sarajevo nella summenzionata video intervista.

Quanto segue è un estratto da un’intervista con Prstojević.

“Sono nato a Trebinje, poi ho vissuto per un anno nel Banato, poi a Taurus, Danilovgrad, Titograd, sette anni a Osijek, quattro anni a Slavonska Požega, Belgrado e Novi Sad e infine venticinque anni a Sarajevo. Mio padre era un militare, quindi mi spostavo da una città all’altra insieme alle valigie di mio padre, ma in alcune città – come Novi Sad, Belgrado, Sarajevo, e successivamente anche Vienna – mi sono trasferito senza le sue valigie (ride). Mi sono laureato alla Facoltà di Giurisprudenza, ma non ho scelto di studiare giurisprudenza per lavorare come giurista, bensì per acquisire conoscenze giuridiche. Non ho mai esercitato il mestiere di giurista. Possiamo imparare molte cose da soli, ma studiare diritto da autodidatta è impossibile, occorre seguire un corso di studio. Nella vita ho cambiato molte città…“.

Nel 1995 Prstojević aprì una libreria, denominata “Mi” [Noi], in via Burggasse 84 a Vienna, riempiendola di libri, relativamente pochi – tanto che, stando alle sue stesse parole, gli bastarono due valigie e il bagagliaio della macchina per trasportarli – di cui disponeva in quel momento. Oggi la libreria “Mi” è un labirinto che contiene 14mila libri ed è molto frequentata dagli ex cittadini jugoslavi, ma anche dai loro figli e nipoti in cerca di libri in lingua della ex Jugoslavia (il serbo-croato o “naški“, la nostra lingua, come spesso viene chiamata da chi ha vissuto nella ex Jugo) per soddisfare la fame dello spirito e dell’anima.

Osservando una fotografia del proprietario della libreria “Mi“ ho avuto l’impressione che si trattasse di un uomo propenso a intrattenere scambi epistolari, e quindi ho deciso di scrivergli.

Riporto qui di seguito alcuni frammenti della mia corrispondenza con Miroslav Prstojević.

Dopo la prima edizione del 1992, Zaboravljeno Sarajevo ebbe due ristampe, nel 1999 e nel 2010, quando uscì anche in edizione inglese (Forgotten Sarajevo), riuscendo a vendere più di 10mila copie.

“Alla fine del 1993 uscì una guida turistica di guerra intitolata Sarajevo Survival Guide. Per quanto ne sappia io, fu la prima e unica guida di questo tipo. Non so quante ristampe abbia avuto, ma parliamo di buone tirature. Il prezzo di una copia usata su Amazon oscillava tra i 10 e i 4990 dollari. Due anni fa ho scoperto che esiste anche un’edizione giapponese di questo libro che, da quello che ho capito, aveva riscosso grande successo in Giappone e attualmente risulta esaurita. Comunque sono riuscito a procurarmi una copia. Durante la guerra scrissi anche il libro Sarajevo – Ranjeni grad [Sarajevo – Una città ferita] che, mentre il conflitto era ancora in corso, fu tradotta in inglese, Sarajevo The Wounded City, e poi anche in tedesco, Sarajevo – Die Verwundete Stadt. Tutte e tre le edizioni del libro – nella nostra lingua, in tedesco e in inglese – furono presentate alla Fiera del libro di Francoforte del 1994. Il libro poi ebbe una ristampa in tedesco e una in inglese, vendendo in tutto 17mila copie. È una mia passeggiata tra nove cerchi (i primi nove mesi della guerra) accompagnata da circa quattrocento fotografie – che ho scelto seguendo il mio gusto personale – realizzate da otto fotografi di guerra, tutti originari di Sarajevo. Ecco i loro nomi: Emil Grebenar (deceduto), Senad Grubelić, Kemal H. Hadžić (era emigrato in America, per poi tornare a Sarajevo), Milomir Kovačević (vive a Parigi), Danilo Krstanović (deceduto), Rikard Larma (per un certo periodo ha vissuto in Israele, attualmente vive in America), Didije Torše e Miki Uherka“.

Nel 2006 Prstojević pubblicò un libro intitolato (Ne)zaboravljeni Mostar [Mostar (non) dimenticata], successivamente uscito anche in edizione inglese col titolo (Un)forgotten Mostar. “È una passeggiata nel passato di Mostar, con oltre trecento cartoline risalenti al periodo austro-ungarico”.

Infine, ecco una buona notizia per tutti quelli che nei libri di Miroslav Prstojević hanno trovato qualcosa di più di una cronaca urbana. “Dopo diciassette anni ho ripreso a lavorare ad un libro che inizialmente avevo concepito come un unico volume, ma poi mi sono reso conto che c’era troppo materiale, e quindi ho suddiviso il libro in quattro volumi. Ho deciso di intitolarlo Kaleidoskop Bosne i Herzegovine – Zametena Zapamćenja [Caleidoscopio della Bosnia Erzegovia – Ricordi nascosti]. È una mia passeggiata tra quaranta città bosniaco-erzegovesi con cui ho voluto raccontare la storia della Bosnia Erzegovina da una prospettiva personale. Il primo volume sarà focalizzato su dieci città della Bosnia orientale, il secondo su dieci città della Bosnia occidentale, il terzo su nove città dell’Erzegovina e il quarto su undici città della Bosnia centrale. Ogni volume sarà accompagnato da circa trecento cartoline risalenti al periodo austroungarico. Ero incerto su quante cartoline includere nel libro, poi ho deciso di limitarmi a circa 1200 per quattro volumi. Sarà un progetto costoso e dovrò in qualche modo trovare le risorse necessarie per la pubblicazione. Non sarà facile…”.

Zaboravljeno Sarajevo, nonostante tutto, è ancora oggi un simbolo, molto peculiare, della resistenza all’oblio. Del resto, questo libro fu concepito come un gesto di resistenza. Purtroppo, è l’ennesimo libro – credo lo abbiate già capito – che non è stato ancora tradotto in italiano. E mi fermo qui. Punto.

Per concludere, ecco un aneddoto, che Prstojević ricorda volentieri, risalente al periodo precedente alla guerra, quando l’autore di Zaboravljeno Sarajevo dovette fare i conti con diversi ostacoli nel tentativo di portare a compimento la sua macchina del tempo sarajevese. Un giorno Zuko Džumhur gli disse: “Fammi leggere quello che hai scritto e ricordati che gli abitanti di una città non la conoscono mai così come la conosce chi viene da qualche altra parte, perché chi viene da altrove si chiede in continuazione perché in quella città esistano certe cose…”.

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