Bosnia Erzegovina: tre mesi senza governo

A tre mesi dal voto, la Bosnia Erzegovina ancora non ha un nuovo governo. L’annuncio di una piattaforma di azione comune da parte di quattro partiti della Federazione è un segnale incoraggiante, ma manca un accordo a livello statale

29/12/2010, Eldina Pleho - Sarajevo

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Sarajevo, la torre del Parlamento (Foto A. Rossini)

Alle elezioni politiche di ottobre, in Bosnia Erzegovina, nessun partito ha ottenuto un numero di voti tale da consentire la rapida formazione di un governo. Gli analisti avevano infatti previsto, dopo lo scrutinio, che la creazione dell’esecutivo avrebbe richiesto molto tempo, soprattutto a livello della Federazione di Bosnia Erzegovina [una delle due entità in cui il Paese è diviso, ndr] e a livello statale.

In Republika Srpska [l’altra entità, ndr] la maggior parte dei voti è andata al partito dell’ex premier e attuale presidente, Milorad Dodik. Qui, l’Unione dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD) è vicina a formare un governo con alcuni partiti minori. Resta però aperta la questione della formazione del governo della Federazione Bosniaco Erzegovese e di quello nazionale.

Aperte le trattative per formare coalizioni

Nel periodo appena trascorso, il partito che ha conquistato il maggior numero di voti nella Federazione, ovvero il Partito Socialdemocratico di Bosnia Erzegovina (SDP), è stato il più attivo nelle negoziazioni con gli altri partiti.

L’offerta di costituire una coalizione o – come dichiara l’SDP – la divisione dei doveri e degli impegni, è stata fatta al Partito di Azione Democratica (SDA), che ha la maggior parte dei voti della parte bosgnacca [bosniaco musulmana, ndr] e con cui l’SDP è stato fino ad ora in costante contrasto.

L’SDP ha inoltre proposto di collaborare anche a partiti che provengono dalla parte croata, e in particolare il Partito Popolare per il Miglioramento con il Lavoro e al Partito Croato dei Diritti. La piattaforma per la collaborazione è stata sottoscritta sabato 19 dicembre e denominata “Basi per la formazione del governo nella Federazione di Bosnia Erzegovina e piattaforma comune per la partecipazione alle istituzioni della Bosnia Erzegovina per la legislatura 2010-2014”.

Un piano condiviso di priorità nazionali: ingresso Ue e Nato, diritti di proprietà, censimento e urgenze economiche

L’SDP ha dichiarato che la piattaforma per la collaborazione si basa su un accordo che indica le priorità nei quattro anni a venire, sia per il futuro governo della Federazione che per quello nazionale.

I partiti menzionati hanno deciso che le priorità per i prossimi quattro anni saranno, tra le altre, l’integrazione euro-atlantica, la risoluzione della questione delle proprietà militari e statali, il censimento della popolazione, la definizione delle priorità economiche e finanziarie, alcune concrete decisioni finanziarie urgenti a tutti i livelli della BiH nonché la riforma costituzionale.

Il testo della piattaforma dovrebbe comprendere tutte le questioni più importanti su cui da anni si scontrano i politici bosniaci. L’SDP ritiene che questo sia il primo di una serie di passi che è necessario intraprendere perché i cittadini bosniaci possano avere al più presto un governo.

Niente è semplice nella vita politica bosniaca. E l’Hdz non firma la piattaforma d’azione

Ma proprio quando sembrava che i cittadini della Bosnia Erzegovina fossero un po’ più vicini ad avere un nuovo governo, si riconferma come non ci sia niente di semplice nella vita politica bosniaca.

L’Unione Democratica Croata (HDZ), infatti, partito che alle scorse elezioni ha ottenuto il maggior numero di voti da parte dei croati, non è tra i firmatari della piattaforma citata.

Ciò ha provocato aspre critiche da parte della direzione dell’HDZ e le dichiarazioni di alcuni suoi leader secondo cui l’azione politica di Zlatko Lagumdžija, il presidente dell’SDP, conduce la Bosnia Erzegovina alla scomparsa. Non si può raggirare il volere del popolo croato in Bosnia Erzegovina, osserva l’HDZ, insistendo sul fatto che il membro croato della presidenza della Bosnia Erzegovina Željko Komšić non è un loro rappresentante legittimo e che Komšić è stato eletto dai bosgnacchi e non dai croati di Bosnia.

Sarebbe la prima volta in Bosnia

che i partiti si accordano prima

su un programma condiviso,

e solo poi si dividono le posizioni di potere

Damir Mašić, SDP

Inoltre, l’HDZ ritiene che il presidente del consiglio dei ministri debba provenire dalle fila dei croati, e che questa carica dovrebbe essere ricoperta dall’attuale presidente dell’HDZ Dragan Čović.

Damir Mašić, dell’SDP, afferma che il suo partito non è nella posizione di commentare le reazioni degli altri partiti sulla piattaforma, e che questi ultimi hanno diritto ad avere le proprie opinioni. Mašić sostiene tuttavia che le reazioni dell’opinione pubblica e degli elettori sono abbastanza buone, e che questa è la prima volta che i partiti si accordano prima su cosa hanno intenzione di fare al governo, e solo successivamente procedono a dividersi le posizioni di potere.

“L’SDP ha la responsabilità di formare il governo nella Federazione, e questi quattro partiti lo possono fare. Questa piattaforma è il primo passo di questo processo. A livello nazionale, invece, l’SDP non è l’unico responsabile né può da solo formare il governo.”

Latal (analista ICG), "la piattaforma è passo importante, ma non è ancora un governo"

Gli analisti ritengono che queste schermaglie siano in realtà scontri personali tra leader politici, le cui conseguenze, alla fine, saranno pagate dai cittadini.

Srećko Latal, analista dell’International Crisis Group per i Balcani, ha dichiarato ad Osservatorio Balcani e Caucaso che la piattaforma annunciata è un passo importante, ma che essa non significa necessariamente l’inizio dell’effettiva formazione di un governo in Bosnia Erzegovina.

Anche Latal ritiene che il nuovo governo, ad entrambi i livelli, debba tenere in considerazione le preferenze elettorali sia dei tre popoli costitutivi che delle minoranze e di coloro che non vogliono dichiararsi appartenenti ad alcuna etnia. Inoltre, i partiti che hanno ottenuto maggior fiducia da parte degli elettori devono essere inclusi nel processo delle trattative di coalizione con proposte concrete e positive, mentre a tutt’oggi si notano ancora alcuni tentativi di manipolazioni e retorica deteriore.

Più rivalità personali tra leaders che inconciliabilità etniche

“Ciò che alcuni politici tentano di presentare come tensioni politiche, o etniche, si riducono in realtà per la maggior parte a scontri personali. In questo modo, i politici rischiano di spingere la Bosnia Erzegovina e i suoi cittadini sul baratro di problemi economici e sociali ancora più gravi di quelli presenti, cosa che sicuramente non è nell’interesse di nessuno.”

Latal ritiene inoltre che i politici bosniaci abbiano davanti a sé sfide molto impegnative: “Le importanti urgenze economico-sociali e l’agenda per l’inizio dell’integrazione euro-atlantica – problemi con cui la BiH si confronterà nel prossimo futuro – richiedono ai politici locali di procedere al più presto e nel modo più serio alla formazione dei nuovi governi: questi, infatti, avranno davanti a sé un lavoro importante, impegnativo e lungo.

Ogni ritardo non necessario in questo processo avrà conseguenze per tutti i cittadini in BiH, e anche sui suoi rappresentanti politici".

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