Agricoltura in Bosnia: divisi verso Bruxelles

La Republika Srpska, una delle due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina, ha inviato a Bruxelles un proprio rappresentante in materia agricola e forestale. La divisione dell’agricoltura bosniaca nel percorso di integrazione europea, i network di regioni. Nostra intervista

23/09/2010, Matteo Vittuari -

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Patate - Esteban Cavrico/flickr

La Republika Srpska (RS) è una delle due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina, a cui si aggiunge il Distretto di Brčko: strutture istituzionali che derivano direttamente dagli Accordi di Dayton che hanno siglato la fine della guerra del 1992-95. Oggi, nonostante i tentativi internazionali di rafforzare le istituzioni centrali, la politica bosniaca è ancora caratterizzata da sporadiche spinte indipendentiste e difficoltà di dialogo tra le due Entità.

E’ in questo contesto che la Bosnia Erzegovina sta iniziando il proprio percorso verso l’Unione europea, non senza contraddizioni. Durante la scorsa estate, ad esempio, la Republika Srpska (RS) ha inviato a Bruxelles, in forma permanente, un rappresentante del proprio ministero per l’Agricoltura, le Foreste e le Risorse Idriche.

Già nel novembre del 2007 del resto la Republika Srpska è entrata a far parte dell’Assemblea delle Regioni d’Europa (AER), organizzazione che comprende 270 regioni europee, a rappresentanza di 33 paesi e 16 organizzazioni internazionali. All’interno di quest’ultima la Bosnia Erzegovina mostra tutta la sua frammentazione politico-amministrativa: sono membri dell’AER infatti un’Entità (Republika Srpska), alcuni cantoni, cioè divisioni amministrative dell’altra Entità che costituisce la Bosnia Erzegovina, la Federazione (Bosna Podrinje, Hercegovina-Neretva, Posavina, Sarajevo, Tuzla, Zapadna Hercegovina, Zenica-Doboj) e infine il Distretto di Brčko.

Dopo l’ingresso nell’Assemblea delle Regioni d’Europa la RS ha deciso di aprire una propria rappresentanza anche  a Bruxelles, per migliorare la cooperazione con le altre regioni europee e facilitare il percorso di avvicinamento all’Ue.

Dall’apertura dell’ufficio di rappresentanza, nell’ottobre del 2008, non sono mancate le polemiche con i rappresentanti della Federazione. Questi ultimi hanno più volte tacciato l’operazione come l’ennesimo tentativo di allontanamento della RS dalla Bosnia Erzegovina, mentre i rappresentanti della Republika Srpska hanno ribattuto indicando la propria volontà di rafforzare unicamente le relazioni economiche, politiche e culturali con l’Ue. In questo quadro, Osservatorio propone un approfondimento con un’intervista a Gordana Rokvić, consulente per l’agricoltura e lo sviluppo rurale presso la Delegazione della Republika Srpska a Bruxelles.

Perché la decisione di inviare un consigliere per politiche agricole e rurali presso la Delegazione della RS a Bruxelles?

La RS ha adottato il Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale nel novembre 2009. La scelta di rafforzare la delegazione a Bruxelles nasce dalla consapevolezza che l’esperienza maturata dagli Stati membri dell’Unione europea può costituire un riferimento importante e che quindi il consolidamento del dialogo e lo scambio di esperienze non possono che esercitare un ruolo positivo.

Quali sono gli obiettivi della Delegazione per quanto riguarda le politiche agricole e rurali?

Il primo obiettivo è quello di presentare il potenziale del settore primario e delle aree rurali della RS. Parliamo di risorse strategiche per una regione prevalentemente rurale e con un settore agricolo decisamente importante sia in termini occupazionali sia di peso specifico sul prodotto interno lordo.

Tra le finalità principali c’è poi la valutazione delle procedure, delle precondizioni e delle criticità connesse all’utilizzo dei fondi Europei per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, con la prospettiva di prepararsi alla gestione dei fondi di preadesione. E come menzionato prima, un aspetto centrale è lo scambio di buone pratiche attraverso la cooperazione e la creazione di partnership con regioni europee e network ed organizzazioni che operano nel settore, come il Network Europeo per lo Sviluppo Rurale ed il Comitato per lo Sviluppo Rurale dell’AER.

Parlando di integrazione europea, quali sono le aspettative verso lo Strumento di assistenza preadesione (IPA)? La RS è pronta a gestire i finanziamenti?

I fondi IPA sono percepiti come un’opportunità che verrà data ai beneficiari per accelerare le riforme necessarie a proporsi come candidati per l’ingresso nella UE. Ad ora la Bosnia Erzegovina non può utilizzare la componente dedicata allo sviluppo rurale ed è per questo che la RS sta accelerando il processo di creazione e revisione di quelle strutture che costituiscono una precondizione necessaria per l’accesso ai fondi IPARD (Strumento di assistenza preadesione per lo sviluppo rurale) quali creazione di un registro delle imprese agricole e dell’agenzia per le erogazioni in agricoltura (paying agency), rafforzamento dei programmi di sviluppo rurale e dei servizi di sviluppo agricolo.

Al momento ci sono progetti o collaborazioni in corso con regioni europee? E con regioni italiane?

Avendo iniziato ad operare lo scorso luglio stiamo letteralmente muovendo i primi passi, ma abbiamo già attivato contatti importanti con alcune regioni croate, peraltro molto attive a Bruxelles. Sicuramente i prossimi mesi saranno importanti per rafforzare la rete di contatti che stiamo cercando di costruire.

Con l’Italia il rapporto è solido già da tempo. Esiste un accordo quadro con la Regione Friuli Venezia Giulia ed è attivo un progetto di cooperazione transnazionale con la regione Veneto (Europe Needs the Balkans) finalizzato al consolidamento delle riforme nella pubblica amministrazione nel percorso di avvicinamento all’Ue. Limitandosi al settore agricolo, esistono collaborazioni consolidate con la Cooperazione Italiana e con diverse ONG come Ucodep, CEFA e GVC.

Quali sono le priorità per il settore agricolo in RS?

Accanto all’obiettivo generale, la sicurezza alimentare, l’ultima strategia per lo sviluppo agricolo prevede un forte sostegno alla produzione nel tentativo di aumentare i volumi cercando al tempo stesso di orientare l’offerta verso le richieste del mercato. Risorse importanti sono poi dedicate alle azioni finalizzate alla promozione della qualità ed al miglioramento degli standard igienico sanitari, al supporto alla trasformazione, al sostegno alla competitività.

Senza dubbio tra i principali vincoli restano la proprietà e la frammentazione dei terreni agricoli, ma il processo di digitalizzazione delle mappe catastali, avviato ormai da 3 anni, dovrebbe contribuire alla creazione di un mercato fondiario più efficiente. Sempre 3 anni fa è stato avviato anche il processo di registrazione degli agricoltori. A fine 2009 gli agricoltori registrati erano circa 60.000, cifra che, secondo il ministero per l’Agricoltura della Republika Srpska, dovrebbe rimanere abbastanza stabile poiché dovrebbe rappresentare la quasi totalità delle aziende a vocazione commerciale.

Negli ultimi anni la mancanza di dati aggiornati ha rappresentato un ostacolo importante per la formulazione di politiche efficaci. L’ultimo censimento agricolo ad esempio è di oltre venti anni fa. E’ stato programmato un nuovo censimento? E’ stato avviato un dibattito sull’implementazione del sistema FADN (Farm Accountancy Data Network) così importante per la valutazione del reddito dei produttori agricoli?

E’ previsto un censimento sperimentale entro fine 2010: un gruppo di lavoro specializzato ha già individuato la metodologia e selezionato le aree campione. Allo stesso tempo, il servizio di sviluppo agricolo della RS ha avviato una prima indagine pilota a supporto della creazione del sistema FADN.

In generale fino ad oggi la mancanza di dati ha costituito un limite importante nella formulazione di politiche efficaci, ma l’approvazione, da parte della Camera dei Rappresentanti, della legge che apre la strada al primo censimento dal conflitto del 1992–1995, dovrebbe rappresentare una tappa fondamentale per la realizzazione di un sistema statistico moderno per tutta la Bosnia Erzegovina.

Quali potrebbero essere i vantaggi comparativi del settore agroalimentare della RS? E le potenzialità delle aree rurali?

L’agricoltura a bassa intensità, il microclima e le specifiche caratteristiche del suolo di alcune aree della RS permettono produzioni di alta qualità dal punto di vista organolettico (carne, prodotti ortofrutticoli). Altre aree hanno un buon potenziale per lo sviluppo dell’industria vinicola e di attività turistiche legate al vino ed ai prodotti agroalimentari. Parlando di buone pratiche, sicuramente l’Italia è un riferimento importante per il marketing territoriale e per le strategie di valorizzazione dei prodotti locali.

Complessivamente occorre pensare ad una strategia dove i prodotti agroalimentari e forestali, il patrimonio naturale e le tradizioni culturali siano messe in relazione per promuovere uno sviluppo integrato delle zone rurali. L’obiettivo deve essere anche quello di favorire gli investimenti, non solo nel settore agricolo.

La Bosnia Erzegovina ha un ministero dell’Agricoltura in ciascuna Entità, ed uno nel Distretto di Brčko.

La decisione di avere un delegato per politiche agricole e rurali è stata probabilmente presa in modo indipendente dalla RS. Al momento come sta andando il coordinamento tra i ministeri? In futuro anche la Federazione potrebbe aprire una delegazione o avere un consigliere che si occupi di questioni agricole e rurali?

La presenza di tre ministeri sicuramente non facilita il coordinamento: da un lato ci sono pressioni per unificarli, dall’altro si prendono decisioni che vanno nella direzione opposta. Soprattutto sulle questioni politicamente più importanti è difficile trovare una condivisione che permetta l’identificazione di strategie comuni. Ma occorre anche sottolineare i passi avanti, la collaborazione tra le diverse unità dei ministeri si sta consolidando ed in alcuni casi può essere definita soddisfacente.

Al momento a Bruxelles non è presente nessun rappresentante della Bosnia Erzegovina con delega alle politiche agricole e rurali e, per quanto riguarda la Federazione, soltanto il Cantone di Sarajevo ha una delegazione. In prospettiva, però, eventuali risultati positivi raggiunti dalla Delegazione della RS potrebbero incoraggiare la Federazione a seguire lo stesso percorso.

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