Addio a Ibrahim Sirčo, un grande portiere ed educatore sportivo

Ibrahim Sirčo, ex portiere del FK Sarajevo, la prima squadra bosniaco-erzegovese ad aver vinto il campionato jugoslavo di calcio, si è spento lo scorso 27 settembre a Visoko, sua città natale. Un omaggio a questo straordinario protagonista dello sport jugoslavo

09/11/2020, Božidar Stanišić -

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FK Sarajevo

Possiamo immaginare oggi che un grande calciatore, dopo la conclusione della sua carriera sportiva costellata di successi, decida di diventare insegnante di educazione fisica in una scuola superiore e di dedicarsi interamente al lavoro con i giovani atleti, trovandovi il senso del suo impegno educativo? C’è qualcuno, nella regione e in Europa, che corrisponde a questa descrizione? Personalmente non sono a conoscenza di alcun caso simile. Beati quelli che lo sono!

C’è  una persona, nell’ex Jugoslavia e in Bosnia Erzegovina, che aveva intrapreso una strada simile: Ibrahim Sirčo, ex portiere del FK Sarajevo, la prima squadra bosniaco-erzegovese ad aver vinto il campionato di calcio jugoslavo. È stata la prima cosa a cui ho pensato quando ho appreso la triste notizia della morte di Sirčo arrivata dalla mia città natale. Poi ho pensato: si è spenta una voce ragionevole e sincera, una di quelle voci che, nella Bosnia di oggi, valgono più di qualsiasi bene materiale.

Un grande atleta ed educatore

Ibrahim Sirčo nacque a Visoko nel 1940. Sia lui che i suoi tre fratelli parteciparono a campionati nazionali, un caso unico nell’ex Jugoslavia: Rešad (1938-1994) e Ibrahim presero parte alle varie edizioni del campionato nazionale di calcio, mentre Nevzet (1942) e Mirsad (1943) parteciparono ai campionati di pallamano.

I fratelli Sirco

Dal 1958 al 1962 Ibrahim fu portiere della squadra di pallamano Mladost e della squadra di calcio Bosna di Visoko. Poi scelse definitivamente il calcio e, dopo un anno passato nel Rudar di Kakanj, firmò il suo primo contratto con il FK Sarajevo di serie A, in cui visse i momenti più gloriosi della sua carriera. Il FK Sarajevo fu la prima squadra bosniaco-erzegovese a vincere il campionato jugoslavo di calcio nella stagione 1966-67 (prima di allora solo il Borac di Banja Luka aveva vinto più volte il campionato nazionale di pallamano).

In una delle sue ultime interviste, Ibrahim Sirčo aveva sottolineato che quella vittoria fu in un certo senso uno stimolo anche per i giocatori di pallacanestro e di pallamano bosniaco-erzegovesi, nonché per la successiva generazione di calciatori del FK Sarajevo, una generazione d’oro guidata da Safet Sušić. Sirčo si riferiva ovviamente anche alle medaglie d’oro vinte dalle squadre bosniaco-erzegovesi ai vari campionati europei: il Bosna di Sarajevo aveva vinto il campionato europeo di basket nel 1979, mentre il Borac di Banja Luka aveva vinto il campionato europeo di pallamano nel 1976 e la EHF Champions League nel 1991. Parallelamente agli sforzi investiti nell’attività sportiva professionistica, Ibrahim si laureò alla Facoltà di Scienze motorie di Sarajevo. Dopo un anno trascorso al FK Željezničar, nel 1971 Ibrahim passò al club di serie B Jedinstvo di Brčko in cui concluse la sua carriera da calciatore professionista.

Dal 1971 al 2005 Ibrahim Sirčo fu docente di educazione fisica prima presso il Ginnasio, e poi presso la Scuola superiore mista di Visoko.

Un omaggio al mio professore

In occasione della morte di Ibrahim Sirčo, Zdenko Antović,1 noto giocatore e allenatore di pallamano di Visoko, nonché un attento cronista delle vicende culturali e sportive di ieri e di oggi, ha scritto “Un omaggio al mio professore”, inviandolo ai familiari, amici e collaboratori di Sirčo. Oltre a ripercorrere la carriera sportiva di Ibrahim Sirčo, Antović ha espresso anche alcune considerazioni personali in merito all’attività educativa di Sirčo nella città di Visoko e in Bosnia Erzegovina.

“Una volta arrivato al Ginnasio, il professor Sirčo ha risvegliato dal letargo la società sportiva Mladost che, dal punto di vista organizzativo e dei risultati, ha vissuto una vera e propria rinascita. La società Mladost, che raccoglieva gli studenti della scuola superiore, comincia ad organizzare tornei interni alla scuola, avvia una collaborazione con altre scuole, gli studenti partecipano a tutti i tornei e campionati cittadini di calcio a 5, pallacanestro, tennis a tavolo, scacchi… La partecipazione alle Gymnasiadi diventa il vero premio per gli studenti. Si instaura una fruttuosa collaborazione con la Società di educazione fisica Partizan, con la squadra di pallamano Vitex, con l’Alleanza sportiva per la cultura fisica del comune di Visoko… Spiccano in particolare i meriti del professor Sirčo nell’aver contribuito alla conquista delle medaglie d’oro alle Piccole olimpiadi, riservate agli studenti delle scuole superiori, di pallamano tenutesi a Tuzla e a Goražde, e a quelle di calcio a Prijedor. Tra i successi raggiunti in questo periodo, sono degne di nota anche le vittorie ottenute dalle squadre di pallacanestro delle scuole superiori di Visoko al torneo regionale di Sarajevo. Uno dei suoi più grandi successi da educatore sportivo è la fondazione della squadra giovanile di pallacanestro Visoko nel 1976. Ibrahim Sirčo aveva ispirato la costruzione di un campo da basket nello stadio cittadino [realizzato] con il sostegno del comune di Visoko e di una guarnigione dell’Esercito popolare jugoslavo all’epoca stanziata a Visoko. Fu per molti anni membro dell’Alleanza per la cultura fisica del comune di Visoko. Per otto anni fu membro del consiglio di amministrazione dell’Alleanza per la cultura fisica della Bosnia Erzegovina e per quattro anni fu presidente della Commissione per la programmazione e lo sviluppo della cultura fisica in Bosnia Erzegovina. Nel corso della sua proficua vita, oltre a vari premi, ha ricevuto anche una serie di riconoscimenti, tra cui spicca il premio ’25 maggio’ per meriti nel campo della cultura fisica, uno dei più grandi riconoscimenti sportivi in Bosnia Erzegovina. Nel febbraio 2016 l’Unione sportiva del comune di Visoko gli ha assegnato il premio alla carriera sportiva”.

Ibrahim Sirčo

Ibrahim Sirčo

Qualche frammento della mia infanzia e giovinezza

L’inizio dell’estate del 1967… I tifosi del FK Sarajevo sfilano per le strade della mia città natale, a guidare il corteo alcune Fića [le Fiat 600]: suonano le sirene, talmente forte da sembrare le sirene delle navi! Sventolano le bandiere, quelle di colore rosso scuro della squadra e quelle della Jugoslavia; riecheggiano i canti dei tifosi. (Ovviamente, c’è anche chi si fa beffa dello Željo, lo storico rivale del FK Sarajevo.)

Quell’anno il FK Sarajevo sconfisse la Stella Rossa 2 -1 nell’ultima partita del campionato nazionale di calcio. Prima di allora, le uniche a vincere il campionato nazionale erano state le squadre del cosiddetto Grande quartetto: Stella Rossa, Dinamo, Partizan e Hajduk. A difendere la porta del FK Sarajevo c’era il nostro concittadino Ibrahim Sirčo. Delle 30 partite giocate dal FK Sarajevo nell’ambito di quel campionato, Ibrahim prese parte a 25. La Dinamo di Zagabria dovette accontentarsi della medaglia d’argento. Nello stesso periodo il FK Sarajevo perse per un soffio la finale di Coppa del Maresciallo Tito contro l’Hajduk di Spalato (molti anni più tardi, alcuni bianchi di Spalato hanno ammesso che il FK Sarajevo avrebbe dovuto vincere quel campionato, e non la loro squadra).

Nell’autunno del 1967 il FK Sarajevo giocò due partite contro il Manchester United, all’epoca guidato dal celebre Georg Best. Ma in quel periodo a difendere i pali della squadra sarajevese c’era Refik Muftić. Anche Visoko era tutta coperta di manifesti che annunciavano quella partita storica giocata a Sarajevo, conclusasi con uno 0-0. Dalla seconda partita invece, giocata all’Old Trafford, il FK Sarajevo uscì sconfitto per 2-1. Anche la stampa inglese aveva espresso perplessità rispetto alla vittoria del Manchester United.

L’estate del 1976… Accanto al campo da pallamano, ecco finalmente anche un campo da basket! Il professor Sirčo sprizza soddisfazione. Lui, il fondatore della prima squadra di basket di Visoko, e i suoi ragazzi finalmente hanno un vero campo. Non importa che sia all’aperto, piuttosto che all’interno di una palestra. La pioggia, il sole, il freddo, il caldo, nulla di tutto ciò importa! Sirčo faceva tutto in quella squadra, dall’allenatore all’organizzatore di viaggi, dal presidente al tesoriere (le persone modeste trovano sempre il loro posto nel mondo dello sport e nella società in generale). Fu merito suo se negli anni Settanta a Visoko venne istituito un campionato locale di basket. Chi di noi di una certa età non ricorda le partite dei tornei invernali giocate nella sala della società sportiva Partizan e quel meraviglioso entusiasmo giovanile?

Il messaggio di un vero atleta

Dopo aver appreso la triste notizia della scomparsa di Ibrahim Sirčo, ho ascoltato alcune sue interviste rilasciate nell’ultimo decennio di vita. Riporto qui di seguito alcune delle sue considerazioni. La prima è di carattere tecnico: Sirčo riteneva vano ogni sforzo del portiere se non accompagnato da un posizionamento corretto di quest’ultimo nei confronti dell’attaccante. Altre considerazioni riguardano i suoi ricordi, le sue riflessioni sull’educazione fisica e le sue osservazioni critiche sulla situazione in cui versa lo sport in Bosnia Erzegovina. Ibrahim Sirčo ricordava con piacere diverse tourneé invernali del FK Sarajevo, che aveva partecipato a vari tornei in Medio Oriente. Nutriva una particolare stima nei confronti di Rajko Mitić (1922-2008), una leggenda del calcio jugoslavo e allenatore di quella celebre squadra nazionale che perse la finale del campionato europeo 1968 contro l’Italia. Mitić fu il primo commissario tecnico della nazionale jugoslava ad aver invitato anche alcuni calciatori che non giocavano nelle squadre del Grande quartetto ad unirsi alla nazionale. Così a quel tempo tra i calciatori della nazionale jugoslava c’erano anche Mirsad Fazlagić e Vahidin Musemić, due dei migliori giocatori di quel team del FK Sarajevo che aveva vinto il campionato jugoslavo del 1966-67.

Sembra che Ibrahim Sirčo parlasse malvolentieri della nostra guerra fratricida e che preferisse rievocare i bei tempi. Ricordava volentieri il suo ultimo incontro con Ilija Petković avvenuto a Smederevo. Rivolgeva critiche ai club che avevano assunto un atteggiamento negativo nei confronti dell’istruzione formale dei giovani atleti. Tutti i giocatori del FK Sarajevo della sua generazione avevano un diploma di scuola superiore o una laurea. Criticava anche i comportamenti devianti delle tifoserie odierne in Bosnia Erzegovina e nella regione e i loro nomi minacciosi. No, non è mai riuscito a “digerire” gli ostacoli incontrati dai giovani che desiderano praticare uno sport, comprese le assurde rette mensili per gli allenamenti. Tutti i genitori possono permettersi di pagare gli allenamenti per i propri figli? E di comprare loro abbigliamento e attrezzature sportive? Le parole di Ibrahim Sirčo non sono da intendersi come un tentativo di difendere il passato, bensì come un invito, del tutto logico, alla riflessione sulle cause della perdita di potenziali talenti a cui assistiamo.

Zdenko Antović ha scritto che “il percorso esistenziale e sportivo di Ibrahim Sirčo è un percorso costellato di successi e apprezzamenti”.

Condivido pienamente anche questa affermazione.

 

[1] Antović ha giocato per il Vitex di Visoko per 17 anni. Ha disputato 120 partite con la nazionale di pallamano giovanile e 23 con quella senior. Al campionato mondiale di pallamano Under-21 tenutosi in Svezia la nazionale jugoslava, capeggiata da Antović, aveva conquistato la medaglia di bronzo. Ha trascorso dieci anni in Italia, prima come giocatore dell’Handball club Prato e poi come allenatore della stessa squadra. Poi negli anni Novanta fu allenatore di varie squadre di pallamano italiane, tra cui Pallamano Scarperia Firenze, HC Tiger Palermo, HC Messina, HC Mazzara del Vallo.

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