L’Europa dei giovani è a 33
78 ragazze e ragazzi da tutta Europa si sono riuniti nell’ EU-Balkan Youth Forum per discutere del futuro dell’Ue e dell’allargamento verso i Balcani occidentali
Cos’è l’Europa? È questo il quesito che ha animato per una settimana i lavori di gruppo e le conferenze internazionali che hanno visto come protagonisti ragazzi e ragazze provenienti dai 27 stati membri dell’Unione europea e dei 6 paesi dei Balcani, riuniti a Roma nel novembre scorso su iniziativa del ministero degli Esteri italiano.
“Durante l’EU-Balkan Youth Forum sono emerse tante idee e sensibilità condivise sul significato dell’integrazione europea e sull’Unione che questi ragazzi vorrebbero vedere nel futuro. Nei cinque gruppi di lavoro, c’è chi ha voluto porre l’accento sullo sviluppo di un’identità comune e chi ha preferito evidenziare i vantaggi tangibili, come la libertà di circolazione” ha raccontato Zrinka, studentessa croata. “I punti cardine che hanno animato le discussioni sono state la volontà di rilanciare il progetto di integrazione, la difesa dei valori democratici, e la richiesta di trasparenza delle istituzioni” ha raccontato Sara, rapporteur del gruppo di lavoro dedicato alla protezione ambientale.
"Se c’è una cosa che sappiamo per certo, è che se siamo qui tutti insieme è perché vogliamo una Ue a 33 stati”, continua Zrinka. La sua non è una sensibilità isolata. Fin dall’inizio dei lavori è emersa infatti la volontà di superare la tradizionale narrazione che distingue i 27 paesi membri dell’Ue dai 6 paesi dei Balcani.
Tra gli altri aspetti più evidenti dell’incontro il desiderio di un’Europa diversa, in cui le voci, le idee, l’energia e l’entusiasmo dei giovani siano ascoltate e fatte proprie dai processi istituzionali, rendendo il progetto di integrazione più accessibile, e accentuando i benefici concreti che questo porta nella vita di ogni cittadino.
Infine, si è guardato ad un’Europa a 33 che sia più inclusiva e coesa. “Per me la nuova Ue – afferma Annika dell’Università di Berlino – dovrebbe essere un’Unione in cui valga la pena vivere in ognuno dei suoi stati membri, con uguali condizioni di vita”. “Questo implica – aggiunge la ragazza tedesca, studentessa di giurisprudenza – che serve combattere la disoccupazione giovanile per arginare il problema della fuga dei cervelli, che affligge soprattutto i paesi dell’Europa sud-orientale”.
Una rete di giovani europei
“Il successo forse più grande del forum, reso ancora più significativo dall’opportunità di incontrarsi dal vivo per la prima volta dall’inizio della pandemia, è stato quello di creare una rete europea di giovani impegnati nel processo di integrazione dei Balcani occidentali. I partecipanti hanno dimostrato il loro autentico interesse a che l’Europa diventi un giorno realmente politicamente unita. Il loro entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco, oltre alla conoscenza delle tematiche trattate, era palpabile sia nei gruppi di lavoro, dove erano rappresentati tutti i paesi, che nelle conferenze alle quali hanno partecipato attivamente”, sottolinea Alessia, rapporteur del gruppo di lavoro dedicato al tema della riconciliazione.
Tutto questo senza negare le complessità che si trova ad affrontare la nostra Europa e la difficoltà di contestualizzare le singole esperienze in una comune memoria storica europea. Di questo si è discusso in particolare in un gruppo di lavoro dedicato al tema della riconciliazione. Proprio da queste riflessioni è nato uno dei gesti più forti dell’intera settimana: invece di scegliere un solo rappresentante per presentare i risultati delle giornate di lavoro alla Vicepresidente della Commissione Europea Dubravka Šuica e al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, un ragazzo serbo ed una ragazza bosgnacca hanno deciso di parlare a due voci.
Le proposte
Ora le conclusioni del forum, presentate durante la giornata finale alla Vicepresidente Šuica e al Ministro Di Maio, saranno inserite sulla piattaforma creata dall’Ue per la Conferenza sul futuro dell’Europa che, come dichiarato dalla Vicepresidente stessa è “in pieno svolgimento”.
Tra le raccomandazioni avanzate vi è quella di accelerare la transizione ecologica in tutta Europa. I partecipanti hanno infatti ribadito l’urgenza di iniziare proprio dall’applicare le normative già esistenti – soprattutto in ambito di protezione ambientale – garantendo allo stesso tempo processi decisionali più inclusivi e promuovendo una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica per combattere fake news e disinformazione attraverso percorsi di alfabetizzazione digitale.
A questo proposito un’altra priorità trasversale emersa riguarda la creazione e il rafforzamento dei legami tra organizzazioni della società civile e giovani dei diversi paesi per intensificare lo scambio di esperienze, conoscenze e buone pratiche, prestando particolare attenzione ai territori locali.
Infine, grande accento è stato posto sul tema dell’istruzione e dell’educazione. Nel gruppo di lavoro sulla memoria e la riconciliazione è stato sottolineato il ruolo che l’Ue può svolgere nel promuovere la creazione di un quadro comune condiviso per contrastare le narrazioni nazionaliste, favorendo programmi di scambio in grado di unire giovani studenti da paesi diversi, che spesso portano il peso di un passato del quale non hanno fatto parte e in cui non si riconoscono.
Alla fine dei lavori il ministro Di Maio ha sottolineato l’importanza del fatto che giovani cittadini europei si siano trovati in Italia a Roma discutendo di come costruire un’Europa migliore. Del resto il forum è concepito come un punto d’inizio, come ha specificato Nicola Minasi, Coordinatore del Forum per il ministero degli Esteri. Ora, grazie alle relazioni intessute, ragazze e ragazzi penseranno insieme progetti finalizzati a favorire il processo di integrazione europea. Lo scambio di idee è già iniziato: “La cosa più importante per noi è che questo gruppo rimanga unito. Il ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale finanzierà progetti proposti dai gruppi se le ragazze e i ragazzi riusciranno a presentare idee credibili e che allo stesso tempo uniscono stati membri UE e paesi balcanici” ha concluso Minasi.