Il ritorno della Russia nei Balcani
Forniture energetiche, Kosovo, Mar Nero. Nell’ultima settimana il presidente Putin si è occupato in prima persona delle relazioni con i Balcani. Partecipando a due summit, a Zagabria e a Istanbul. Ed ha voluto precisare che la Russia è tornata
"Lo sanno tutti che i Balcani e il Mar Nero sono regioni di particolare interesse per noi. La Russia, con le sue accresciute potenzialità, ritorna nella regione. È un fatto evidente ed è nell’interesse della Russia, ma anche dei nostri partner".
Sono alcune delle parole pronunciate dal presidente russo Vladimir Putin, durante l’incontro del Consiglio della Cooperazione economica del Mar Nero (BSEC), tenutosi lunedì e martedì scorso a Istanbul, durante la celebrazione dei 15 anni di attività di questa organizzazione che si occupa di cooperazione multilaterale politica ed economica tra gli stati membri: Bulgaria, Georgia, Romania, Russia, Turchia, Ucraina, Albania, Armenia, Azerbaigian, Grecia, Moldavia e Serbia.
Il presidente russo – nel suo intervento – ha tenuto a sottolineare il ritorno della Russia sulla scena internazionale e in particolare nell’area balcanica, dove la presenza e l’influenza russa, dopo la caduta del muro di Berlino, si era notevolmente affievolita lasciando ampi spazi di manovra agli Stati Uniti.
È evidente che oggi la Russia sembra sempre più acquisire il ruolo di superpotenza che aveva un tempo, tanto che sui media si è tornati persino a parlare di un rinnovato clima da guerra fredda. In realtà più che di guerra fredda, nonostante le disarmonie con gli Stati Uniti, riguardanti i sistemi di difesa e sicurezza, si potrebbe dire che la Russia si sta riposizionando sullo scacchiere internazionale.
La vera forza della Russia sembra però risiedere nel fattore energetico e Putin non sembra perdere tempo nel perorare la causa di una nuova strategia energetica verso i Balcani e il Mar Nero. "La regione dei Balcani e il Mar Nero sono da sempre ambiti di nostro interesse e abbiamo sempre avuto relazioni speciali con queste regioni" ha dichiarato alla stampa presente al summit di Istanbul.
Ma di energia Putin aveva parlato anche a Zagabria, dove ha fatto visita per la prima volta da quando è presidente, il giorno prima del summit di Istanbul, all’interno di un altro summit regionale sempre dedicato all’energia.
"È l’inizio di un dialogo sull’energia tra la Russia e i Paesi della regione" ha detto il portavoce del Cremlino Oleg Tsatsurin per il quale "l’obiettivo del summit è quella di stabilire i principi generali di cooperazione" nel settore energetico ed economico. Al vertice hanno partecipato i presidenti: del paese ospite, la Croazia, e poi di Albania, Bosnia, Bulgaria, Macedonia, Montenegro, Romania e Serbia.
"Le compagnie russe sono impegnate in vari progetti importanti nella regione, al fine di garantire il trasporto del greggio dal Mar Nero al Mediterraneo. Nel marzo di quest’anno ad Atene è stato firmato un accordo internazionale di collaborazione tra la Russia, Grecia e Bulgaria sulla costruzione e lo sfruttamento dell’oleodotto Burgas-Alexandropoli. La capacità di questo oleodotto sarà di 35 milioni di tonnellate con la possibilità di portarla a 50 milioni di tonnellate", ha detto il presidente russo.
L’importanza in campo energetico della Russia è notevole. L’Ue importa da essa oltre un quarto del suo fabbisogno di gas naturale mentre alcuni paesi dell’Europa orientale dipendono per intero dalle forniture russe.
"Per quanto riguarda i paesi dell’Europa sud orientale, la fornitura di gas è stata di 73 miliardi di metri cubi, una quantità che rappresenta la metà di quanto forniamo ai paesi dell’Unione europea", ha precisato Putin.
La stampa croata ha dato ampio spazio al consolidamento delle relazioni economiche con il gigante russo, sottolineando che la Russia è un partner politico ed economico importante per la Croazia, concetto ribadito dal presidente croato Stjepan Mesic durante l’incontro di tre ore avuto con l’omologo russo, i media di Belgrado hanno insistito di più sui parallelismi con il Kosovo.
Con il presidente serbo Boris Tadic, Putin si era incontrato a margine del summit di Zagabria, dove Tadic ha ripetuto che per la Serbia la soluzione di compromesso per il Kosovo non può essere la sua indipendenza.
"Abbiamo parlato delle questioni più delicate, compresa la soluzione per il Kosovo e i problemi relativi allo spazio post sovietico", ha poi ribadito Putin ai giornalisti.
Anche al summit di Istanbul il presidente serbo è ritornato sulla questione del Kosovo, affermando che "Ci sono molti Kosovo nella regione del Mar Nero, ognuno dei paesi ha problemi simili, ma il Kosovo è il primo problema che si trova in Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Dal punto di vista del diritto internazionale, sarebbe un precedente che potrebbe danneggiare la stabilità e l’integrità della regione del Mar Nero e avrebbe conseguenze, non solo nell’ambito della sicurezza, ma anche in quello economico".
Mantenendo l’analogia tra il Kosovo e il Mar Nero, il presidente serbo ha ribadito che "difendendo i propri interessi in Kosovo la Serbia difende gli interessi di tutte le regioni del Mar Nero".
La posizione della Russia riguardo la soluzione dello status del Kosovo è nota da tempo: trovare una soluzione di compromesso che sia accettabile per entrambi le parti in causa, serbi e albanesi del Kosovo, no secco ad una soluzione imposta e unilaterale, no all’indipendenza. La possibilità, più volte annunciata, che la Russia ponga il veto sulla nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza rappresenta il timore maggiore dell’Unione europea, la quale incontrerebbe non poche difficoltà e possibili divisioni al suo interno nel caso in cui venisse avviata la fase di riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo senza una risoluzione dell’ONU, una possibilità già annunciata dagli Stati Uniti.