Cosa ne pensano i Balcani del cambiamento climatico
Su Eurobarometro tutti i dati sulle opinioni dei cittadini europei sul cambiamento climatico. Nei Balcani, come nel resto d’Europa, in pochi pensano che proprio i cittadini possano essere la chiave di dinamiche virtuose
La pandemia prima e la crisi energetica ora hanno attirato la maggior parte della nostra attenzione negli ultimi tempi. Tuttavia, il cambiamento climatico resta un tema di discussione trasversale e quotidiano altrettanto importante. Come evidenziato anche in un precedente articolo, l’Unione Europea ha posto la soluzione al problema del cambiamento climatico in cima alla lista della propria agenda economica e politica. Ma cosa ne pensano rispetto a questo tema i paesi del sud est Europa membri dell’UE?
Questo articolo presenta alcuni numeri che sintetizzano la percezione delle questioni legate al cambiamento climatico da parte delle popolazioni di Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Romania, Slovenia. I dati sono tutti tratti dal rapporto Eurobarometro sul cambiamento climatico (2021).
Quali sono i problemi più urgenti da affrontare?
Per il 18% dei cittadini europei il cambiamento climatico è il problema più serio ed urgente che il mondo nella sua totalità si ritrova ad affrontare. Seguono con il 17% la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile e con la medesima percentuale (17%) la diffusione di malattie infettive.
Queste medie sono il risultato di opinioni molto diverse all’interno degli stati dell’Unione europea. Se si guarda infatti alla parte alta della lista, troviamo innanzitutto paesi nordici: ad esempio il 43% degli svedesi e il 35% dei danesi ritiene che il cambiamento climatico sia il problema più urgente da fronteggiare. I territori balcanici, invece, si collocano tutti nella parte bassa di questa classifica (Tabella 1): in generale solo una persona su 10 pensa che il problema più serio da risolvere in questo momento sia legato alla questione climatica. In fondo alla classifica troviamo proprio la Bulgaria, con solo il 5% della popolazione pronta a credere che le questioni più urgenti siano i fenomeni connessi con il cambiamento climatico. A mero titolo di paragone nell’infografica è stata inserita anche l’Italia, con il 7%.
All’interno dei sei singoli paesi presi in considerazione al primo posto tra i problemi ritenuti più indifferibili ci sono: la situazione economica per la Grecia (28%); la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile per Cipro (21%) e Slovenia (18%); la diffusione di malattie infettive per Bulgaria (36%) Croazia (29%) e Romania (23%). I dati di questi ultimi tre paesi sono in un certo senso comprensibili visto che le risposte sono state raccolte tra marzo ed aprile 2021, quando l’attenzione pubblica sulla pandemia da Covid-19 era ancora alta. Questo è un caso analogo a quello dell’Italia, che potrebbe spiegare la bassa percentuale di persone che ritiene impellente la questione climatica.
Ad ogni modo, il 78% dei cittadini europei considera il problema climatico una questione molto seria e che deve essere affrontata al più presto. Per i ciprioti e greci questa percentuale sale rispettivamente al 89% e al 84%, mentre scende al 66% per quanto riguarda la popolazione romena.
Chi dovrebbe intervenire in primo luogo?
Quando è stato chiesto agli intervistati chi dovrebbe intervenire con azioni specifiche per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico (possibili più risposte), a livello europeo si nota la prevalenza dell’opinione che ad intraprendere tali azioni dovrebbero innanzitutto essere i governi nazionali (63%). Seguono poi imprese e industrie (58%) e al terzo posto l’Unione europea nel suo insieme (57%).
Dal grafico qui sopra è possibile evincere che in questo caso le opinioni dei popoli balcanici non si discostano molto dalle medie europee. Vale la pena solo menzionare Grecia e Cipro, in cui prevale l’opinione (tre cittadini su quattro) secondo cui è responsabilità dei singoli governi nazionali indirizzare verso una soluzione la questione del cambiamento climatico. Infine, ad eccezione di Cipro, in tutti i paesi presi in considerazione solo una persona su quattro ritiene che la responsabilità individuale possa giocare un ruolo fondamentale nel combattere il fenomeno del cambiamento climatico.
La sintesi dei dati riportati in questo articolo mostra che la percezione e la coscienza dei rischi legati all’innalzamento delle temperature non sono distribuite egualmente. In generale, le popolazioni dei paesi balcanici sembrano contraddistinguersi per una marcata mancanza di sensibilità verso il tema (Tabella 1). In quasi tutti gli stati dell’Unione europea, le azioni individuali non sono considerate determinanti al fine di arrestare, o se non altro rallentare, l’avanzamento del cambiamento climatico.
Le politiche di coesione
Dei 390 miliardi di euro previsti per le politiche di coesione nel periodo 2014-2020 (Unione europea: politiche di coesione e sud-est Europa), oltre 52 miliardi sono stati destinati ad azioni e progetti aventi un potenziale impatto sulla sostenibilità ambientale (qui i dati), di cui 9 nel sud-est Europa. Per il periodo 2021-2027 l’Unione europea ha deciso di destinare il 30% del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (ERDF) e quasi il 40% del Fondo di Coesione (CF) verso obiettivi compatibili con la propria agenda climatica.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai ai materiali "Work4Future"