Balcani sicuri
I Balcani sono più sicuri dell’Europa occidentale. E’ questa la conclusione del recente rapporto dell’Ufficio dell’ONU contro la Droga e il Crimine che rileva un basso livello di criminalità comune nella regione. Permane il problema del crimine organizzato e della corruzione
I Balcani sono più sicuri di quanto si pensi. E’ questo il messaggio principale che emerge dal rapporto "Criminalità e il suo impatto sui Balcani", pubblicato recentemente dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine. Sui media internazionali il rapporto è stato citato come notizia di primo piano, visto che alcune delle conclusioni proposte si scontrano col classico stereotipo che rappresenta i Balcani come un’area grigia e a rischio.
Dati alla mano, il rapporto dimostra che, diversamente dall’opinione comune, i Balcani non hanno particolari problemi con la criminalità comune. "L’Europa sud-orientale non soffre di alti livelli di criminalità, almeno per quanto riguarda i cosiddetti ‘reati comuni’: omicidi, violenze, aggressioni, rapine, furti, truffe ecc. Infatti, da questo punto di vista, la maggior parte della regione è più sicura dell’Europa occidentale", si legge nel rapporto. "Questo dato chiave è spesso escluso dalle analisi sulla criminalità nella regione".
Il rapporto focalizza l’attenzione sui paesi dei Balcani occidentali (ex-Jugoslavia senza la Slovenia, più l’Albania), insieme a Bulgaria, Romania e Moldavia, messi a confronto con i paesi dell’Europa Centrale e Occidentale, nonché col resto del mondo.
Le 130 pagine di analisi approfondita riportano un resoconto di tutte le questioni legate alla criminalità nei Balcani, dai reati comuni alla criminalità organizzata, corruzione inclusa. Vengono analizzate le cause scatenanti della criminalità, sia socio-economiche che politiche, e l’impatto di questa sullo sviluppo della regione.
Il rapporto fornisce innanzitutto un’analisi delle condizioni sociali nei Balcani e annota: "Le condizioni sociali nell’Europa sud-orientale non sono quelle generalmente associate ad un livello di crimine elevato. In generale, i Balcani non rappresentano un terreno fertile per il crimine". Il rapporto arriva a queste conclusioni partendo da elementi che riguardano la regione balcanica quali composizione demografica – con una popolazione che invecchia, bassi tassi di natalità (con l’eccezione del Kosovo), e forte emigrazione, prevalentemente giovanile. Inoltre il rapporto considera fattori aggiuntivi, come reddito e livello dell’istruzione. I redditi nella regione sono bassi, ma al tempo stesso il numero delle persone che vivono in povertà assoluta è relativamente piccolo. Il comunismo ha lasciato in eredità un divario limitato (seppure oggi in crescita) tra i livelli di retribuzione, fattore considerato "il più robusto catalizzatore del tasso di criminalità". In termini globali, poi, il livello d’istruzione medio è relativamente alto.
Fatta l’analisi di indicatori standard nei reati comuni, come numero di omicidi o furti (specialmente di automobili), il rapporto conclude inequivocabilmente che la regione è in generale più sicura dell’Europa occidentale, "per quanto riguarda il tasso di omicidi, gran parte della regione rientra nella media europea o è addirittura al di sotto di questa. Le eccezioni sono rappresentate da Moldavia ed Albania, ma anche questi due paesi risultano più sicuri di quasi tutta l’Europa orientale". Ad esempio, il tasso medio di omicidi, in Europa occidentale, è di 2,5 per ogni 100mila abitanti (i dati risalgono al 2004), mentre in Macedonia è di 2,3, in Croazia di 1,8, in Romania di 2,5, in Bulgaria di 4,1, in Albania di 5,7, e infine in Moldavia di 8,0. La Russia è in testa della classifica con 19,9 omicidi per ogni 100mila persone.
"L’Albania è un caso particolare avendo un tasso relativamente alto", si ammette nel rapporto, ma "il numero degli omicidi commessi nell’Albania nel 2006 è solo il 5% di quelli compiuti dopo il crollo del governo nel 1997."
In più, il rapporto annota un trend positivo nell’ultimo decennio, visto che il numero degli omicidi diminuisce dappertutto nella ragione, e "studiando i dati di Moldavia, Albania, Romania, Croazia, Bulgaria e Serbia, si conclude che il numero di omicidi all’interno della regione si è dimezzato tra il 1998 e il 2006".
In altri tipi di reati comuni, secondo il rapporto, nell’Europa occidentale "si commettono due volte più furti, più di quattro volte di aggressioni e 15 volte più rapine che nell’Europa sud-orientale. "Per esempio, parlando dei furti di automobili, il Regno Unito ha la statistica peggiore con 1330 furti per 100mila veicoli, la Grecia ne ha 185, l’Austria 125, mentre la Moldavia ne ha 184, la Croazia 166, la Macedonia 113, e l’Albania 90. La Bulgaria ha la statistica peggiore con 412 veicoli rubati per ogni 100mila automobili, ma anche lì il rapporto segnala un trend positivo.
Dopo la discussione approfondita e l’analisi di possibili []i, il rapporto conclude che i numeri abbastanza positivi non sono il risultato di "operazioni cosmetiche" da parte dei governi, "ma la conclusione che ne deriva è che il sud-est europeo è una delle aree più sicure del mondo, e che le dinamiche in corso la renderanno ancora più sicura".
I dati riportati sui reati comuni sono una buona notizia, tuttavia il rapporto suscita ulteriori discussioni sui dati che riguardano la criminalità organizzata nella regione: "a far notizia nel nel sud-est europeo non sono i reati comuni…ma la criminalità organizzata". Su questo, il rapporto sottolinea due dimensioni: "il ruolo che hanno svolto i gruppi criminali dell’Europa sud-orientale all’interno dell’Europa occidentale", e "l’impatto che la criminalità organizzata ha avuto sulla regione balcanica".
Il business principale per la criminalità organizzata dell’area è il traffico di droga. Nel rapporto vengono poi esaminati la tratta di esseri umani e il flusso di immigrati clandestini, che tuttavia sembra venir considerata una minaccia di minor rilievo, e che sta comunque diminuendo.
Il rapporto fornisce i dettagli del ruolo dei Balcani nella rotta di spaccio che va dall’Asia all’Europa occidentale: "La forma di contrabbando più redditizia che attraversa la regione è il trasporto di eroina. Il sud-est europeo si trova lungo la rotta più conveniente (la cosiddetta ‘Rotta dei Balcani’) che collega il produttore del 90% dell’eroina mondiale (l’Afghanistan) con il suo consumatore più remunerativo (l’Europa occidentale). Si stima che circa 100 tonnellate attraversino l’Europa del Sud-Est durante il viaggio verso l’Europa occidentale, di cui 85 tonnellate infine arrivano al consumatore finale. Si tratta di un commercio che vale 25-30 miliardi di dollari, più del PIL di qualsiasi paese nella ragione, e di conseguenza questo flusso di denaro ha un enorme potere di corruzione."
"Anche se la ‘Rotta dei Balcani’ per decenni era la principale rotta di tutto il continente", scrive il rapporto, "il consumo di oppiacei nel sud-est europeo è due volte inferiore rispetto a quello nell’Europa occidentale e ben sei volte più basso rispetto a quello nell’Europa orientale." Questo fatto, secondo gli autori, "suggerisce che il flusso è gestito dai gruppi altamente organizzati, determinati ad ottenere i maggiori guadagni possibili, piuttosto che creare una rete di corrieri che potrebbero ‘versare’ una piccola parte nelle loro comunità locali."
In più, il rapporto nota che "il problema determinato dal sud-est europeo come ponte per le droghe verso l’Europa occidentale, deve essere distinto dal fenomeno rappresentato da ‘balcanici’ attivi nello spaccio nei paesi occidentali, anche se le due cose sono ovviamente collegate tra di loro".
Parlando di traffico di droga, senza dubbio il tipo di crimine organizzato più allarmante per quanto riguarda i Balcani, il rapporto mette in forte rilievo il ruolo di gruppi criminali di "etnia albanese" in questo settore: "Da metà degli anni novanta, si ritiene che trafficanti di etnia albanese controllino la diffusione di questa ‘materia prima’ nell’Europa occidentale. Le stime fatte nel passato suggeriscono che i trafficanti di etnia albanese controllavano almeno il 70% dell’eroina destinata ai mercati di maggiore interesse."Per esempio – aggiunge il rapporto – circa la metà dell’eroina sequestrata dalle autorità italiane nel 2006 proveniva dai cittadini albanesi".
Cercando di spiegare il "colore etnico" del traffico organizzato, il rapporto usa numerosi riferimenti a fonti dell’Europa occidentale. I gruppi criminali di etnia albanese sono gli unici ad essere analizzati in una pubblicazione dell’Europol del 2006 intitolata ‘La minaccia di criminalità organizzata’".
Il rapporto suggerisce che "il traffico di eroina effettuato da albanesi è probabilmente il principale problema riguardante oggi la criminalità organizzata in Europa".
La corruzione, problema principale dei Balcani, non viene trattata nel rapporto, però si osserva che "mentre il livello dei reati comuni è basso e quello della criminalità organizzata sembra in diminuzione, l’area di attività illecita particolarmente problematica nei Balcani è la corruzione, oltre ai reati fiscali."
Il rapporto si riferisce alle ricerche prodotte da "Transparency International" (TI) allo scopo di illustrare le dimensioni del problema corruzione nella regione, "La gran parte della popolazione continua a pagare tangenti. L’Albania aveva il tasso annuale di pagamenti ‘sottobanco’ più alto (66%) tra i 57 paesi esaminati nel 2006 sul TI Global Corruption Barometer, e la media dell’Europa sud orientale era 4,5 volte superiore rispetto a quella dell’Europa occidentale".
Il rapporto, aggiornato e puntuale, offre dati statistici dettagliati e un approccio realistico nell’analizzare il problema della criminalità nei Balcani. Questo mette in discussione alcune ricerche incompiute o parziali del passato, che sostenevano lo stereotipo sui Balcani quale luogo estremamente pericoloso. Il rapporto offre un resoconto complessivo sullo stato di criminalità nella regione. I problemi principali sono criminalità organizzata e corruzione. La frequenza di reati comuni, anche se maggiore rispetto all’epoca precedente alla transizione, è ancora bassa.