L’Azerbaijan scopre le energie rinnovabili
Il settore energetico gioca un ruolo primario nell’economia dell’Azerbaijan. Ora il Paese caucasico grande produttore di petrolio, si avvicina alle energie rinnovabili
L’economia dell’Azerbaijan è in crescita. Grazie alle scorte di petrolio e gas naturale il prodotto nazionale lordo è aumento lo scorso anno del 34.5% . A ciò si aggiunge il profitto proveniente dall’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc), una rendita che Baku intende gestire nel migliore dei modi, sia politicamente sia economicamente. Tuttavia, secondo gli esperti, le riserve di petrolio tra venti-trent’anni finiranno anche per l’Azerbaijan e così il governo azero ha colto la sfida e ha lanciato nuove iniziative per l’uso e la ricerca sulle energie alternative.
Parte delle spese saranno affrontate proprio con i profitti provenienti dallo sfruttamento e dalla vendita del petrolio ma anche con ingenti finanziamenti esteri e gli investitori sono già ai blocchi di partenza.
L’uso dell’energia eolica è particolarmente interessate soprattutto nella penisola di Absheron , dove la velocità del vento varia tra i 7 e gli 8 metri al secondo per circa 280 giorni all’anno e così il primo impianto è già in progetto. L’impianto genererà 20 megawatts di potenza giornaliera, costerà 40 milioni di dollari e il 20% della spesa sarà sostenuto dall’azienda sud coreana STX Energy che ne curerà la realizzazione.
Rimane il problema di creare le infrastrutture necessarie all’introduzione di energie rinnovabili nella vecchia rete elettrica. A tale proposito si pensa di affidarsi al know-how tedesco. Michael Nosiadek della German-Azerbaijani Economic Foundation sostiene che l’uso dell’energia eolica sarebbe ideale per fornire elettricità in particolare ai piccoli villaggi dove non occorre creare una rete di grande distribuzione e il costo dell’energia prodotta potrebbe essere disgiunto da quello del gas e del petrolio che dall’inizio dell’anno è triplicato.
Anche il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo UNDP ha sostenuto la realizzazione di due progetti per fonti alternative di energia. Il primo prevede lo studio di applicazioni che sfruttano l’energia idroelettrica e ha un cospicuo finanziamento da parte del Governo Norvegese (1,5 milioni di dollari) il secondo è finanziato da Global Environmental Facility e UNDP e sostiene lo sviluppo di impianti eolici per 45 mila dollari. A ciò si aggiunge un progetto di studio sulle energie rinnovabili finanziato dal Governo Finlandese con il contributo del Governo azero e dall’Asian Development Bank (ADB) per 900 mila dollari.
Certo l’impegno per sostenere lo sviluppo di energie rinnovabili in Azerbaijan è ben lontano dal coinvolgimento che ha condotto alla realizzazione dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc). Lungo 1765 km, con un costo complessivo di quattro miliardi di dollari, il Btc è un’opera altamente strategica che consente di trasportare greggio dal Mar Caspio fino al Mediterraneo orientale, da dove raggiunge i mercati occidentali ma l’oleodotto oltre all’oro nero trascina attraverso il Paese problemi e preoccupazioni.
L’industria petrolchimica causa seri danni ambientali in Azerbaijan. Il recente Rapporto del Blacksmith Institute stilato in collaborazione con l’associazione ambientalista Green Cross indica proprio la città azera Sumgait tra i siti più inquinati del pianeta. Il rapporto rileva che il tasso di cancro a Sumgait è dal 22% al 51% più elevato della media del Paese. Le mutazioni genetiche dei nuovi nati sono molto diffuse.
Un’attenzione all’ambiente e alla ricerca di fonti energetiche pulite, diventa perciò importante scelta politica per questo Paese.