COVID-19, il verbo di Aliyev

Mentre i leader di tutto il mondo incoraggiano le persone a mantenere la calma e seguire diligentemente le misure messe in atto per combattere la pandemia globale, in Azerbaijan la diffusione del virus viene utilizzata per minacciare voci indipendenti e avversari politici

23/03/2020, Arzu Geybullayeva -

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Ilham Aliyev - © Drop of Light/Shutterstock

Il tono del tradizionale discorso presidenziale prima delle festività del Novruz è stato quest’anno piuttosto teso. A parte i consueti elogi per il progresso e la crescita economica, il messaggio del 19 marzo del presidente Ilham Aliyev ha prestato particolare attenzione ai "traditori" e ai rappresentanti della "quinta colonna", che diffonderebbero voci e provocazioni.

"[…] Vediamo aperte provocazioni. Da dove provengono? Dalla quinta colonna, dai nemici che sono tra noi, gli elementi che si definiscono opposizione, i traditori che ricevono denaro dall’estero. Il loro obiettivo principale è distruggere l’Azerbaijan. Peggio sta l’Azerbaijan, meglio stanno loro. Guardate i loro messaggi sui social network, sono pieni di odio e provocazione. Sembra che vogliano vedere rivolte. Vogliono agitazione. Vogliono il panico. E poi dicono di avere a cuore il popolo azerbaigiano. Sono nostri nemici e dobbiamo dichiararlo apertamente. Non si sa a che cosa porterà questa malattia. Pertanto, durante l’esistenza della malattia, si applicheranno regole di relazione completamente nuove. Che lo sappiano tutti. Potrebbe essere ad un certo punto dichiarato uno stato di emergenza. In questo caso l’isolamento dei rappresentanti della quinta colonna diventerà una necessità storica […] Ma non possiamo permettere alle forze anti-azere, alla quinta colonna e ai traditori della nazione di approfittare di questa situazione per commettere varie provocazioni. Che lo sappiano tutti".

Nelle ultime settimane, molti in Azerbaijan si sono chiesti se la risposta del governo alla pandemia sia adeguata, e soprattutto se siano accurati gli indicatori riportati. Se il paese alla fine ha chiuso i confini con il vicino Iran e bloccato tutti i trasferimenti via terra e via aerea fra Turchia, Russia e Georgia, rimangono le domande sullo stato del sistema sanitario, sulla sua capacità di gestire il crescente numero di pazienti e sul livello delle cure offerte.

Alla fine di febbraio, un gruppo di cittadini azerbaigiani è stato messo in quarantena dopo aver attraversato il confine Iran-Azerbaijan in un ospedale locale nella regione di Astara nell’Azerbaijan meridionale. Inorriditi dalle pessime condizioni dell’ospedale, i pazienti hanno portato le proprie lamentele sui social media, dove hanno condiviso filmati dello stato inqualificabile dell’ospedale. Il direttore dell’ospedale è stato poi licenziato ed è stato promesso di rispondere alle istanze dei pazienti e fornire tutte le attrezzature necessarie.

In un altro caso, le autorità hanno ammesso il primo contagio solo dopo che ad un cittadino iraniano, in arrivo proprio dall’Azerbaijan, è stato diagnosticato il virus al confine con la Georgia.

Stop alle informazioni, non al virus

Il flusso di informazioni all’interno del paese, più della rapida diffusione del virus, è ciò che sembra disturbare le autorità. Il 18 marzo i legislatori hanno approvato in prima lettura gli emendamenti proposti alla legge sull’Informazione, l’informatizzazione e la protezione delle informazioni. Una clausola speciale su "rete di informazione-telecomunicazione" e "utenti di rete di informazione-telecomunicazione" è stata aggiunta all’articolo 13.2. della legge.

Sebbene non vi sia alcuna definizione di che cosa effettivamente significhi la clausola "rete di informazione-telecomunicazione [e i suoi utenti]", alcuni esperti di media e giornalisti hanno ipotizzato che il riferimento sia alle piattaforme e agli utenti dei social media. In Azerbaijan il ministero dei Trasporti, delle Comunicazioni e delle Alte Tecnologie detiene già ampi poteri per bloccare i siti web senza un ordine esplicito del tribunale. Se queste recenti modifiche alla legge verranno approvate nella lettura finale, ciò peggiorerà ulteriormente lo stato della libertà di parola online, poiché gli utenti dei social media che pubblicano contenuti ritenuti disinformazione dal ministero potrebbero essere arrestati e processati.

La parlamentare Ganira Pashayeva ha persino suggerito l’istituzione di un’unità speciale che monitori le piattaforme dei social media e punisca chi diffonde “voci”.

Al 19 marzo, il sito web ufficiale istituito per informare i cittadini azeri della situazione nel paese riporta 44 pazienti infetti. Secondo questi dati, una donna di 51 anni che era stata in Iran per delle cure mediche ed era tornata in Azerbaijan è l’unica paziente morta finora.

Nel frattempo, in assenza di media liberi e indipendenti e con risorse limitate a disposizione, un gruppo di volontari sta lavorando duramente per informare il pubblico sul virus, le sue conseguenze e le misure per impedire un’ulteriore escalation.

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