Boicottaggio elettorale

In Azerbaijan l’opposizione intende boicottare le imminenti elezioni presidenziali. Una rassegna delle principali posizioni politiche del paese

12/09/2008, Ermanno Visintainer -

Boicottaggio-elettorale1

Opposizione azera Foto: Eurasianet

Il prossimo 15 ottobre, in Azerbaijan, si terranno le elezioni presidenziali che, "si svolgeranno in ottemperanza ai parametri democratici e in maniera completamente trasparente", scrive Ramil Velibeyov su "Yeni Azerbaijan", organo dell’omonimo partito del presidente Ilham Aliyev.
Leader designato dell’incipiente maratona elettorale è Ilham Aliyev, capogruppo del partito al governo nonché presidente della Repubblica dell’Azerbaijan. Un’altra possibile candidatura potrebbe essere quella di Iqbal Aghazade, del partito Ümit (Speranza). Tuttavia sull’intera campagna elettorale incombe l’ombra dell’ostruzionismo da parte dell’opposizione.

Semire Ahmedbeyli, giornalista indipendente di Baku, riferisce che, il 3 agosto scorso, i principali gruppi dell’opposizione che avrebbero assunto una simile posizione sono: il partito Musavat (Uguaglianza), il Partito Democratico, il Partito della Società aperta, il Fronte Popolare e il Partito dell’Indipendenza nazionale. I piani per boicottare le elezioni erano stati precedentemente proposti dal blocco Azadliq (Libertà) che unisce in una coalizione il Fronte Popolare, il Partito Liberale, quello Civico e il Partito dello Sviluppo.

Isa Gambar, leader del partito Musavat, avversario di Aliyev alle presidenziali del 2003, ha affermato che: "La maggior parte dei membri del Parlamento (all’opposizione) ha espresso un voto a favore del boicottaggio. Per i rimanenti non c’è stata altra scelta se non quella di piegarsi alla volontà della maggioranza".

Un altro importante protagonista dell’astensione è Oldar Namazov, una figura di rilievo dell’ex regime, tuttavia, secondo il parere di esperti locali, per il momento nel panorama politico azero non c’è un’altra figura che possa realmente rimpiazzare Aliyev.

Perviz Sadayoghlu, sempre su "Yeni Azerbaijan", ribadisce ciò definendo Aliyev un leader senza alternative e procede con una descrizione sobria e puntuale dei cinque anni del suo mandato presidenziale, evidenziando come sia riuscito a risolvere i problemi del paese ristabilendone l’economia. Mentre Huseyin Adiguzel di Turksolu (La sinistra turca), in un’altra ineccepibile quanto entusiastica analisi del mandato di Aliyev, ne delinea un ritratto così lusinghiero da non dissimulare la propria spiccata ammirazione per il presidente azero.

"Dopo la vittoria elettorale del 2003 Ilham Aliyev – scrive Adiguzel – è stato prescelto alla presidenza dell’Azerbaijan. Per chiunque si fosse seduto sullo scranno del potere precedentemente detenuto da Haydar Aliyev (il padre di Ilham), fondatore dello stato azero, sarebbe stato come sottoporsi alla prova del fuoco e Ilham Aliyev è stato il primo a farlo".

L’acume politico e le eccezionali doti di statista di Ilham Aliyev, a parere del giornalista, hanno permesso la transizione dell’Azerbaijan verso uno stato moderno. Egli – continua l’analista – ha posto fine all’estenuante guerra contro gli armeni, giungendo a una cessazione delle ostilità. Quindi attraverso una politica estera equilibrata e pluridirezionale, ha salvaguardato i diritti dello stato azero presso le istituzioni internazionali più prestigiose. Ha presieduto alla realizzazione di colossali opere come gli oleodotti, Baku-Tiblisi-Ceyhan, Baku-Supsa e Baku-Novorossisk. Di conseguenza, attirando l’attenzione del mercato internazionale verso il petrolio azero, in un momento di depressione ha incrementato le entrate dello stato, innalzando gli standard di vita della gente e rivitalizzato l’economia. Ed ancora, attraverso riforme sociali, economiche e politiche, ha inserito la Repubblica dell’Azerbaijan, che era un residuo dell’ex omonima Repubblica Socialista, nel club delle nazioni moderne. Ha saputo instaurare relazioni costruttive con tutti, rivolgendo un’attenzione di riguardo alle nazioni turche. Inoltre, come fiore all’occhiello del suo mandato, Aliyev ha fatto accettare al resto del mondo l’indipendenza dello stato azero.

Tuttavia, in antitesi a questa descrizione tanto celebrativa viene a delinearsi una pars destruens, costituita da pesanti critiche in merito ad alcune questioni sensibili, come libertà di stampa e di opinione e più in generale la situazione diritti umani.

Sebbene formalmente queste siano sancite dalla costituzione azera, nella quale, "prescindendo da ogni differenza di razza, nazionalità, religione, lingua, ecc.", sono garantiti il pluripartitismo, il pluralismo, le libertà politiche di parola, di stampa, di coscienza nonché i diritti umani, non mancano testimonianze, come quella della Fondazione Necef Necefov per il monitoraggio della stampa azera in cui sono denunciate situazioni di corruzione o di intimidazione nei confronti dei giornalisti non allineati. "Durante l’intero periodo della sua presidenza Aliyev non si è mai incontrato con gli esponenti dei media all’opposizione e non ha mai risposto alle loro esortazioni al dialogo".

Sul fronte dei diritti umani un quadro interessante è quello monitorato da Metanet Kerimli, articolista di "Musteqil Online Internet Qezeti" (il giornale indipendente online), la quale, auspicando un processo di autoconsapevolizzazione della società azera, scrive che questi costituiscono un argomento di massima attualità in Azerbaijan, in quanto i valori democratici sono propedeutici allo sviluppo. Ne denuncia una carenza all’interno della società azera, che, a suo avviso, non è ancora matura per una piena partecipazione alla democrazia.

Disordini, violenze, intimidazioni e accuse di brogli da parte dell’opposizione già sono state registrate nelle precedenti elezioni. Secondo Yeni Azerbaijan, Aliyev, allo scopo di far procedere le elezioni in ottemperanza ai principi democratici, ha sottoscritto nel 2005, una disposizione di perfezionamento della pratica elettorale, mentre nel 2008, a livello di Consiglio Nazionale – secondo gli oppositori dominato dai sostenitori del governo – ha fatto varare degli emendamenti alla legislazione elettorale, nella fattispecie in merito alla "Libertà di assembramento". Questo, secondo l’opposizione, altro non sarebbe che un escamotage finalizzato a legittimare i risultati desiderati di stravincere le elezioni.

Eli Kerimli leader del Partito del Fronte popolare afferma che: "Le autorità hanno sempre falsificato le elezioni impedendo le condizioni per un’autentica competizione". "Questa volta hanno creato un supporto legislativo per i loro giochi, inserendo emendamenti reazionari all’interno del codice elettorale. Partecipare a queste elezioni significa perciò avallare la vittoria dei candidati del governo. Pertanto abbiamo deciso di boicottarle".

Politologi e osservatori internazionali invece auspicano una partecipazione dell’opposizione a queste elezioni. Zerdusht Elizade ritiene che altrimenti essa si renderà responsabile della situazione che verrà a crearsi e scrive: "Oldar Namazov è la sola persona a possedere l’effettiva capacità di cambiare il regime, e l’intera opposizione dovrebbe appoggiarlo onde concretizzare questa potenzialità". Anche Peter Semnebi, delegato speciale in Caucaso del Sud per la Comunità Europea è rammaricato che alcuni partiti intendano ostacolare le elezioni presidenziali. Dichiara il suo auspicio affinché le imminenti elezioni in Azerbaijan possano svolgersi dignitosamente. Puntualizzando che "in ogni paese, ma soprattutto nella vita di una giovane democrazia come quella azera, le elezioni sono un evento di massima importanza sia dal punto di vista dello sviluppo delle istituzioni democratiche che da quello della crescita politica e civile".

Infine una voce di dissenso nei confronti dell’opposizione viene da Rauf Arifoghlu, caporedattore del giornale "Yeni Musavat", il 25 luglio scorso, ha dichiarato a Trend News che: "Musavat e il blocco Azadliq devono rinunciare al pretesto del boicottaggio, in quanto condurrebbe il partito a conseguenze molto nefaste". "Non posso predire i risultati, – continua – ma Musavat dovrebbe partecipare alle elezioni, sebbene ci siano tutti i motivi per boicottarle. La campagna elettorale non è solo destinata a conseguire una vittoria, ma anche a utilizzare le opportunità offerte dalla stessa. Ci si deve preparare per il periodo post-elettorale, concentrare le forze. La mancata partecipazione potrebbe solo danneggiare il partito, l’Azerbaijan e la democrazia". Quindi aggiunge che, malgrado tutto facendo leva sullo scontento della popolazione, a Musavat non mancano le chance per condurre una campagna elettorale vincente. In ogni caso, qualora l’opposizione non riuscisse ad aggiudicarsi la vittoria, potrebbe sempre assumere la funzione di forza politica di rilievo per il periodo post-elettorale.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta