Karabakh, sottovoce

All’inizio di settembre a Bruxelles la società civile del Caucaso ha discusso di "UE e conflitto in Nagorno Karabakh", in un incontro organizzato dalla Commissione europea. Il resoconto del nostro corrispondente

25/09/2009, Gegam Bagdasaryan - Bruxelles

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Commissione Europea (Richard Parmiter/flickr)

L’8 settembre a Bruxelles ha avuto luogo un incontro informale della società civile sul tema "L’Unione Europea ed il conflitto in Nagorno Karabakh" ("Informal Civil society consultation meeting: the EU and the Nagorno Karabakh conflict"), organizzato dalla Commissione Europea.

Perché "informale", si sono chiesti quasi tutti i partecipanti al meeting, e che cosa volevano capire i funzionari europei? Il fatto è che l’UE sta cercando in tutti modi di trovare una variante ottimale per cooperare con i paesi del Caucaso meridionale e sta sviluppando una nuova strategia da attuare nei confronti della regione, anche perché la "Politica Europea di Vicinato" e la "Eastern Partnership" non hanno aiutato l’Unione a definire quale politica adottare nei confronti del Caucaso. In fin dei conti, il denaro non manca e la voglia di raggiungere l’obiettivo è evidente: sembrerebbe che manchi soltanto sapere cosa fare e come farlo.

Ecco quindi che i funzionari europei volevano sapere dai rappresentanti della società civile che tipo di politica e approccio adottare nei confronti di una regione così complessa come il Caucaso, soprattutto nei confronti della risoluzione del conflitto nel Nagorno Karabakh, territorio de facto indipendente.

L’incontro è stato quindi definito informale per consentire la presenza al meeting di organizzazioni non governative del Nagorno Karabakh, siccome l’organizzazione di un incontro a livello ufficiale avrebbe potuto essere recepito come una sorta di riconoscimento dell’indipendenza di questa regione e quindi suscitare una vivace reazione da parte di Baku. Non si è riusciti comunque ad evitare totalmente lo scandalo: i rappresentanti dell’ambasciata dell’Azerbaijan a Bruxelles durante il corso dell’assemblea hanno diffuso una nota di protesta contro la partecipazione al meeting a loro insaputa della delegazione del Nagorno Karabakh.

Il fatto che gli organismi internazionali non riescano a prendere una chiara e decisa posizione a riguardo non fa che complicare le cose e lascia spazio alle proteste azere. La posizione ufficiale di Baku rimane quella di ignorare l’esistenza della de facto repubblica del Nagorno Karabakh, e di boicottare tutte le iniziative riguardanti il Karabakh.

Tuttavia, in un modo o nell’altro l’incontro ha avuto luogo. Durante la prima parte sono stati trattati i seguenti argomenti: il conflitto e la sua influenza sull’opinione pubblica; la società civile e processi politici; appoggio al processo di riforma democratica nella regione; appoggio allo sviluppo di contatti diretti tra le persone.

Durante la seconda parte della consultazione, gli invitati e gli organizzatori dell’evento hanno cercato di spiegare lo scopo della discussione e di definire il ruolo che potrebbe giocare l’Unione Europea nell’ambito del conflitto del Nagorno Karabakh. I punti di vista espressi sono stati spesso molto differenti e in alcuni casi perfino diametralmente opposti. Su una questione però sono stati tutti d’accordo: il processo delle trattative può essere efficace solamente nel caso in cui vi prendano parte le società di entrambe le parti.

Tuttavia l’eccessiva segretezza ha privato le società delle parti in conflitto di qualsiasi possibilità di partecipare alle decisioni cruciali e hanno lasciato tutto in mano a chi è al potere. Come spesso accade, i mediatori evitano di prendere contatti diretti con le ONG, limitandosi ad incontrare le autorità.

La società civile viene costantemente ignorata, tanto dai propri Stati, quanto dai mediatori e dagli organismi internazionali. Senza togliere la possibilità che ONG internazionali collaborino a vari progetti nella regione anche attraverso network, i partecipanti della delegazione del Nagorno Karabakh hanno posto l’accento sull’importanza che potrebbe avere una cooperazione diretta tra l’Europa e ONG del Nagorno Karabakh.

Ma l’UE è pronta a questo? In ogni caso, i funzionari europei dovrebbero trovare un metodo per coinvolgere la regione del Nagorno Karabakh nell’ambito dei programmi di integrazione europea. Come ha fatto notare uno dei partecipanti all’incontro di Bruxelles provenienti dal Karabakh, formalmente tutto il territorio del Caucaso meridionale rientra nell’ambito della Politica Europea di Vicinato e dell’"Eastern Partnership". Tuttavia, in realtà queste iniziative aggirano sempre il territorio del NK e la società civile locale.

L’assenza di un riconoscimento internazionale dell’indipendenza del Nagorno Karabakh non dovrebbe essere di ostacolo al processo di democratizzazione del territorio, allo sviluppo di mass media indipendenti e al rafforzamento degli istituti della società civile.

Lo sbilanciamento nello sviluppo democratico delle società in territori di conflitto può diventare una nuova sfida alla stabilità della regione. E viceversa, più gli stati e i territori della regione procedono nel processo di democratizzazione, più sarà facile raggiungere una maggiore integrazione regionale ed europea. L’integrazione europea può quindi diventare un campo comune fondamentale nella riconciliazione tra i popoli.

Quindi quale ruolo potrebbe giocare l’UE nell’ambito del conflitto del Nagorno Karabakh? A mio avviso bisognerebbe prima di tutto valutare in modo pragmatico e adeguato la difficoltà della situazione, i processi storici e avere il coraggio di dire le cose come stanno. Al contrario, l’Europa ha mostrato di essere piuttosto conservatrice e il suo atteggiamento è ancora condizionato da dogmi e pregiudizi riguardanti questa regione. C’è bisogno di idee nuove e pragmatiche, di confrontare le proprie idee con la situazione reale sul territorio.

Ma l’Unione Europea è pronta a questo? A dir la verità, l’incontro di Bruxelles ha dato poco adito a questo tipo di approccio, prendendo in considerazione le parole degli organizzatori.

Gli invitati sono rimasti sorpresi inoltre dall’atteggiamento degli organizzatori, i quali una volta concluso il proprio intervento ed espresse le proprie opinioni si sono alzati e hanno abbandonato la sala dell’incontro senza ascoltare l’opinione dei partecipanti. Tra i partecipanti si è avuta quindi l’impressione che l’incontro non fosse altro che un evento meramente formale, utile solo a legittimare decisioni prese in precedenza.

L’UE continua a sottolineare l’importanza fondamentale che ha il raggiungimento della stabilità nella regione caucasica. Per quanto riguarda il conflitto del Nagorno Karabakh, durante l’incontro è stato chiaro che l’Unione non parteciperà al Processo di Minsk, ma cercherà di contribuire al suo successo.

La situazione odierna nello svolgimento delle trattative, senza partecipazione di rappresentanti del Nagorno Karabakh e in uno spirito di scarsa fiducia reciproca, lascia intendere che il processo di Minsk ha sempre meno possibilità di successo. Come ho detto anche nel corso dell’incontro, proprio per questo non serve politicizzare ulteriormente il processo, ma sarebbe più opportuno una cooperazione mediata dalla UE per rendere il processo effettivo ed a lungo termine.

In una situazione in cui gli interessi geopolitici di Russia e Stati Uniti si scontrano nel Caucaso meridionale, l’Unione Europea potrebbe bilanciare la situazione geopolitica e diventare garante della stabilità e della sicurezza nell’intera regione caucasica.

Questo sistema poliedrico e complementare può funzionare solo includendo tutti gli attori locali e tenendo sempre presente il fattore sicurezza, indipendentemente dalla congiuntura politica.

Gegam Bagdasaryan ha partecipato all’incontro di Bruxelles come membro della delegazione del Nagorno Karabakh.

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