Toponimi slavati
Sembrava una boutade. Ma ora in Albania si vuole istituire una commissione governativa per albanesizzare i toponimi di origine slava. Che sono moltissimi. Un commento
Dalla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo, i politici albanesi sembrano più legittimati a farcire di patriottismo i loro discorsi, mirando ad accrescere la propria popolarità, continuamente a rischio a seguito dei gravi problemi interni della politica e dell’economia in Albania. Opere pubbliche, iniziative economiche, dibattiti su questioni storiche e identitarie molto di questo è stato rivisto in chiave esclusivamente patriottica. Nell’ambito di tale retorica a più riprese nel corso degli ultimi mesi si è parlato persino della necessità di deslavizzare la toponimia dell’Albania.
La questione è stata menzionata dall’attuale presidente della Repubblica Bamir Topi, durante una sua visita routine in un villaggio del sud-est del paese. Sembrava una gaffe pronunciata da un presidente trovatosi a corto di idee in un una visita di poco conto. Ma pochi mesi dopo, della toponimia slava si è ricordato anche il premier Berisha il quale discutendone in una delle prime riunioni del nuovo governo non ha esitato a spingersi anche oltre. "Dobbiamo installare una commissione che si occupi della sostituzione di tutta la toponimia slava del paese, con i toponimi rispettivi albanesi prima dell’invasione slava".
La questione della toponimia slava è stata menzionata da Berisha mentre il neoformato governo albanese stava discutendo sulla necessità di utilizzare obbligatoriamente denominazioni albanesi per le attività e le compagnie private riconosciute come persone giuridiche in Albania. Al riguardo il premier ha proposto l’istituzione di una commissione che passi al setaccio le denominazioni applicando l’eventuale censura. In tale ambito Berisha si è spinto anche oltre passando all’albanizzazione della toponimia.
Tale dichiarazione arriva inattesa ed è di difficile comprensione. Ma non si tratta affatto di una novità. La numerosissima toponimia slava che caratterizza l’intero territorio albanese è sempre stata una preoccupazione per gli intellettuali nazionalisti albanesi, poiché va a minare proprio la tesi dell’autoctonia e della continuità illirico-albanese su cui si basa tale nazionalismo, di cruciale importanza per legittimare l’esistenza dello stato-nazione albanese.
Altresì l’affermazione del premier deriva da una tesi diffusa presso il nazionalismo classico albanese secondo cui la schiacciante presenza della toponimia slava nel paese è frutto dell’invasione e della repressione che gli albanesi hanno subito da parte dei vari stati vicini slavi che si sono espansi nel corso del tempo fino ad inglobare i territori attuali dell’Albania.
L’opinione vigente tra i politici e gli intellettuali nazionalisti albanesi, vuole che la toponimia slava nelle terre albanesi sia stata in realtà imposta per verdetto dei sovrani etnicamente slavi che hanno dominato di volta in volta questa parte dei Balcani. Con tale tesi si vuole prendere per scontata la continua e ininterrotta presenza degli albanesi, in quanto autoctoni e continuamente vittime delle ondate di migrazione di altri popoli nei Balcani. E in particolar modo si vuole escludere fermamente, in risposta ai nazionalismi espansivi dei vicini, la presenza in questi territori delle popolazioni slave.
Come in altri dibattiti sulla cultura e storia albanese spicca la visione della staticità nel tempo degli albanesi etnicamente e culturalmente immutati tanto da coincidere con la nazione albanese in senso moderno.
Ma la questione è molto complessa, poiché il territorio albanese è stracolmo di toponimia slava, e addirittura la toponimia non slava tra cui albanofona, greca, turca, e italiana risulta una ridotta minoranza al confronto. L’idea del premier Berisha di istituire addirittura una commissione con lo scopo di provvedere alla sostituzione con toponimi albanesi sembra un’iniziativa mastodontica, costosa oltre che fuori luogo e ridicola per il suo primitivismo da nazionalismo ottocentesco. Non sembrano per ora dare molto fastidio invece la toponimia greca al sud dell’Albania, quella di origine turca in isolate regioni e quella latina e italiana nelle zone costiere.
La proposta ha lasciato indifferenti gli analisti albanofoni, senza riuscire a scaturire alcun tipo di dibattito. Gli unici commenti discordanti sono stati quelli di alcuni giornalisti che nel riportare la notizia ironizzavano sul fatto che il premier dovrà iniziare il processo della deslavizzazione della toponimia dal suo villaggio natale, Viçidol. La notizia è stata invece accolta e salutata con entusiasmo dalla blogosfera albanofona nei numerosissimi forum. I forumisti albanesi considerano l’albanizzazione della toponimia una misura necessaria, fondando tale opinione su diverse politiche applicate agli albori dello stato-nazione in diversi paesi.
Ma la pratica non è nuova in Albania. Anche il nazional-comunismo di Enver Hoxha registra diversi tentativi di deslavizzazione in particolar modo nelle regioni sud-orientali del paese, mentre alle misure sulla toponimia era stata aggiunta anche l’albanizzazione dei cognomi degli appartenenti alle minoranze slavofone, cambiando le loro tipiche desinenze, con quella più albaneggiante -llari, o sostituendoli radicalmente con sostantivi albanesi. Gli strumenti e la motivazione non sembrano molto lontani da quelli del regime di Hoxha, intento a interpretare il passato albanese secondo i propri criteri e convenienze e a plasmare l’identità nazionale secondo i canoni del nazional-comunismo.
Il fatto che la questione della toponimia slava risorga anche oggi è discordante con le continue affermazioni che puntualmente i governi albanesi usano proclamare a livello internazionale, sulla volontà di contribuire ai buoni rapporti con gli stati vicini ed è lontano dall’essere rimesso in discussione il vittimismo tipico del nazionalismo albanese, che vede il territorio dell’Albania come in continua contrazione per colpa dei vicini.
Ma la questione non riguarda solo il territorio dello stato albanese, bensì è molto più pronunciata nel vicino Kosovo, dove la sostituzione della toponimia slava, con quella albanese, costituisce negli ultimi anni uno degli strumenti antiquati di nation-building, del più giovane stato balcanico. Oltre all’introduzione di nuovi toponimi di villaggi e regioni, non poco problematico è stato lo stesso nome della nuova repubblica, che il defunto leader, Ibrahim Rugova, proponeva di sostituire con quello dell’antica regione illirica, Dardania.
Nella grande moltitudine di problemi che caratterizzano la scena politica albanese in pochi prendono sul serio le iniziative del premier su una questione di così scarsa importanza. Ma il messaggio mediatico delle affermazioni di Berisha non fa che alimentare ed enfatizzare i cliché del nazionalismo albanese.