Povero, ma bello
Anche quest’anno è andato in scena il festival "Butrinti 2000", la più importante iniziativa culturale albanese in campo teatrale. Buona la partecipazione delle compagnie internazionali, in particolare dell’area balcanica, nonostante i pesanti tagli ai finanziamenti
Negli ultimi giorni di luglio, come da tradizione, si è tenuto il festival di teatro "Butrinti 2000", una delle maggiori iniziative culturali dell’Albania ed in assoluto l’evento più importante nel paese in campo teatrale. Il festival, con alle spalle una storia ormai pluriennale, oltre a farsi portavoce del meglio del teatro albanese si è proposto di trasformasi anche in un incontro del teatro internazionale a Butrint, la città greco-romana che si trova a soli pochi chilometri da Saranda, nel sud del paese.
Quest’anno, però, alcune settimane prima che venisse inaugurato, è stato denunciato a più riprese il rischio che il festival potesse vedere intaccata la sua vocazione internazionale e la sua portata tra gli eventi dell’estate albanese. La causa del declino: i finanziamenti che il ministero della Cultura, Gioventù e Sport quest’anno non è stato in grado di fornire all’evento.
Ma il festival, anche se "impoverito" dal punto di vista economico, è stato comunque tenuto, seppure in versione ridotta, di soli tre giorni. Hanno calcato le scene i padroni di casa della compagnia del teatro nazionale di Tirana, con i personaggi più in vista del del teatro albanese, i vicini macedoni del Teatro drammatico di Skopje, la troupe serbe del teatro nazionale di Niš e la compagnia del teatro Duhlo di Praga. Tuttavia, rispetto alle decine di compagnie teatrali che il festival è riuscito a far recitare nell’antico anfiteatro di Butrint dal 2000, anno della sua prima edizione, il festival di quest’anno ha perso del tutto il carattere internazionale e multiforme che l’aveva caratterizzato fin dalla nascita.
"Miravamo a raggiungere il livello di un festival di teatro europeo entro il 2010, ma la decurtazione dei finanziamenti da parte del ministero, nostro principale finanziatore, cambierà sicuramente le nostre prospettive", ha affermato Alfred Bualoti, direttore e creatore del festival. Nonostante le petizioni e le lettere aperte rivolte al ministro della cultura,Ylli Pango, e al premier Sali Berisha, non si è riusciti a far meglio che mettere in scena un festival dimezzato. "Il festival di quest’anno, purtroppo, è stato molto distante dai suoi princìpi e dalla sua meravigliosa storia", ha commentato Stefan Capaliku, noto drammaturgo albanese e direttore artistico del festival.
Sulla stampa albanese il festival, come al solito, è stato seguito con grande interesse, e sono state numerose le denunce per i mancati finanziamenti e l’indifferenza delle istituzioni nei confronti dell’evento. In compenso il festival, che è diventato un punto di forza nell’offerta turistica di Saranda, una delle mete estive più gettonate nel sud dell’Albania, ha segnato quest’anno un pubblico più folto e anche etnicamente più variegato grazie ai turisti provenienti dai vicini paesi balcanici, che secondo molti quest’anno sono notevolmente in aumento. La maggior parte dei media albanesi ha sottolineato il fatto che sulla scalinata dell’anfiteatro non si è visto nemmeno un rappresentante ufficiale del ministero della Cultura, mentre il ministro Pango è stato visto fare jogging a Saranda "in direzione opposta a Butrint", come molti giornali hanno commentato ironicamente.
Il livello artistico del festival "povero" di quest’anno è stato come sempre elevato. Hanno aperto l’evento gli attori del teatro di Tirana con il dramma di Euripide "Le troiane", diretto dal regista greco Vangjelis Theodropoulos, e interpretato da alcune delle migliori attrici albanesi del momento come Margarita Xhepa, Ema Andrea e Raimonda Bulku. La tragedia è stata portata in scena restando fedeli al testo originale, ma il coro greco è stato trasformato in un coro iso-polifonico albanese, combinato con l’antica tradizione delle vajtojce (donne che cantano lamenti funebri) largamente compatibili con la vicina cultura greca. "La performance è stata caratterizzata da un notevole eclettismo stilistico", ha commentato Capaliku.
Ha poi preso la scena la compagnia di Niš, che ha presentato per la prima volta nell’antica città di Butrint la commedia seicentesca "Dundo Maroje", dell’autore croato Marin Držić, apportando un elemento mancante alla cultura teatrale albanese, che ignora quasi del tutto il patrimonio teatrale balcanico. La compagnia serba è stata enormemente elogiata dalla stampa e dai critici albanesi, che hanno commentato positivamente il ruolo del teatro serbo, molto presente nei festival albanesi. Non sono mancati gli attori che hanno commentato la presenza serba in chiave balcanica. "Questa è una buona occasione, per noi artisti, per sentirci tutti parte della stessa famiglia, a prescindere dall’etnia o dalla nazionalità", ha dichiarato Mirush Kabashi, attore albanese.
La compagnia di Skopje, ha rappresentato "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, per la regia di Kole Angelovski, che la critica albanese ha definito un’interpretazione piuttosto diversa dagli schemi classici shakespeariani. Il pubblico, comunque, ha seguito la rappresentazione con molto entusiasmo.
Il riconoscimento per la migliore interpretazione è stato attribuito alla compagnia ceca del teatro Duhlo di Praga. La loro pièce, "Fedra" per la regia di Hana Buresova, e con Elena Dvorakova nel ruolo della protagonista, si è valsa l’ammirazione di critica e stampa albanese, che l’hanno commentata con giudizi superlativi nei giorni del festival.
Nonostante le difficoltà di quest’anno, gli organizzatori del "Butrinti 2000" promettono che l’evento culturale più importante dell’estate albanese ci sarà anche nel 2010. "Quest’anno ci è stata dimostrata la totale indifferenza, l’incomprensione, la malevolenza e la povertà spirituale dei politici che si occupano di cultura in Albania, che per l’ennesima volta ci hanno fatto capire che la distanza tra loro e le arti è qualcosa di spaventoso" ha amaramente commentato a fine festival il direttore artistico Stefan Capaliku.
Il festival di Butrint, infatti, non è l’unico ad aver subito un disastroso taglio nei finanziamenti, mentre gli enti culturali albanesi sono di solito molto generosi nell’investire in concorsi di bellezza. Solo lo scorso maggio il festival di Apollonia, a Fier, anch’esso un festival dalle ambizioni internazionali e pan-balcaniche, ha potuto salvare la partecipazione delle compagnie invitate solo limitando la loro permanenza esclusivamente al giorno del loro debutto in scena.