Poteri in conflitto

Da qualche settimana il parlamento albanese somiglia ad un’aula di tribunale. Ancora una volta il bersaglio delle accuse dell’opposizione è il premier Sali Berisha. La questione, però, questa volta ha coinvolto la magistratura, traducendosi in un vero e proprio conflitto istituzionale

06/11/2008, Marjola Rukaj -

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Tutto è iniziato ai primi di ottobre, quando in Albania è giunta notizia dell’arresto di Damir Fazlic, titolare di più società in Albania e di altre attività in diversi paesi balcanici. Fazlic, cittadino bosniaco e britannico, è stato arrestato dalla polizia federale bosniaca lo scorso 3 ottobre, insieme a Naser Oric e Nedim Sahinpasic, con l’accusa di falsificazione di denaro. Ex consigliere dell’ex premier della Federazione bosniaca Edhem Bicakcic, secondo i media di Sarajevo Fazlic è legato a importanti uomini d’affari di Belgrado, ma anche a Milorad Ulemek Legija.

I media albanesi si sono dati da fare per ricostruire la presenza di Fazlic in Albania. Si è riusciti a rintracciare numerose società, di cui, però, non si riescono a reperire dati riguardo all’attività effettiva, mentre risultano anche diversi movimenti speculativi di Fazlic che compra e vende a se stesso le proprie società. Le inchieste dei media albanesi hanno messo in luce che Fazlic appare in Albania nel settembre 2005, solo due mesi dopo l’elezione di Sali Berisha a premier.

Nell’intensa ricerca condotta dai media albanesi, risulta che le pratiche legali dell’avvio delle società e relative alle loro attività sono state seguite dallo studio legale della figlia del premier, Argita Berisha Malltezi, e dalla nipote del premier Shpresa Breçani. In alcuni dei documenti denunciati dai media, Malltezi risulta anche socia di Fazlic. Tra i familiari dei politici risulta come amministratore anche Erjon Isufi, cognato dell’attuale ministro degli Esteri Lulzim Basha. I media e l’opposizione hanno immediatamente sollevato contro Berisha le accuse di riciclaggio di denaro e, soprattutto, di favoreggiamento e collaborazione in affari poco legali.

In modo altrettanto tempestivo hanno reagito sia Fazlic che Berisha, i quali hanno fermamente sostenuto "di coltivare una genuina amicizia reciproca". Ciò che ha sconvolto ulteriormente l’opinione pubblica è stata la presenza di Fazlic in un incontro politico tra Berisha, l’ex ministro della Difesa Fatmir Mediu e l’americano Tom Ridge, assunto da Berisha come consigliere, carica che, secondo la stampa di Tirana, è costata alle casse albanesi 480 mila dollari negli ultimi quattro anni. Fazlic e gli altri appaiono in un filmato di due anni fa, recuperato dagli archivi e trasmesso nelle ultime settimane dalla maggior parte delle tv albanesi.

La questione è stata ampiamente commentata dall’opposizione, che ha accusato il premier di aver scelto dei partner politici poco affidabili e per nulla trasparenti. Berisha ha affrontato tutti con molta serenità, assicurando che Fazlic è un importante uomo d’affari, suo carissimo amico. Il premier ha poi liquidato le accuse dell’opposizione e dei media come "dicerie di gente che è capace di chiamare in causa persino i morti, per sfogarsi contro il premier", riferendosi alla recente scomparsa del testimone chiave di Gerdec, Kosta Trebicka.

Fazlic, intervistato dalle tv albanesi Top Channel e TVKlan, ha confermato la grande amicizia che lo lega a Berisha e la stima che nutre nei confronti del premier, motivi che lo hanno spinto a investire in Albania proprio dopo la presa del potere da parte di Berisha. A Top Channel, Fazlic ha affermato di non sapere con esattezza quante sono le sue società e i suoi investimenti albanesi.

Ora, la questione è passata alla magistratura albanese che, basandosi su quanto denunciato dai media e dall’opposizione, ha iniziato a indagare su Fazlic. Secondo la stampa albanese, con una disposizione dell’8 ottobre la magistratura ha sequestrato e bloccato i conti bancari e le società di Fazlic, che nel frattempo è stato convocato per un interrogatorio.

A sorpresa, l’uomo d’affari ha lasciato l’Albania senza dare spiegazioni a nessuno. Mentre Fazlic risultava irrintracciabile alla magistratura albanese, contro i procuratori che hanno richiesto la sua presenza in aula il ministero della Giustizia ha avviato un’indagine disciplinare. La motivazione è la seguente: violazione della libertà di un cittadino straniero e comunicazione inaccettabile della richiesta di interrogazione, poiché trasmessa troppo in ritardo, mentre Fazlic stava per partire con il suo volo charter dall’aeroporto di Rinas.

Il conflitto con il potere giudiziario si è ulteriormente aggravato nei giorni successivi. Il 10 ottobre, verso le 19.00, due dipendenti del ministero della Giustizia si sono presentati presso la magistratura, dopo l’orario di lavoro, cercando di visionare il fascicolo di Fazlic. "Volevamo fare un semplice controllo, competenza del ministero della Giustizia", è stata la giustificazione. Ma i procuratori hanno resistito e la questione è finita con l’intervento delle forze dell’ordine. In tal modo è diventato chiaro che in Albania sta avendo luogo un conflitto aperto tra il potere esecutivo e quello giudiziario.

Le reazioni di media e opposizione sono state molto dure. "Il nostro sistema politico è una democrazia o una dittatura? A questo punto sorgono enormi dubbi", commenta Andrea Stefani sul quotidiano Shqip. "La democrazia poggia sulla divisione dei poteri e il giudiziario è un potere alla pari dell’esecutivo, Berisha non può quindi controllarlo, semmai è il giudiziario che può dire la sua sull’esecutivo. Così volevano i padri della democrazia" osserva Spartak Ngjela, giurista e parlamentare di destra.

Il ministro della Giustizia, Erjon Alibeaj, si difende: "Non c’è alcun tentativo di controllare la magistratura, semplicemente la si invita a rispettare la legge. Non si può fermare un cittadino straniero con una telefonata, e bloccargli le attività con uno straccio di carta". E il premier ha ribadito: "I procuratori devono rispettare la legge. Non si può ostacolare un investitore straniero, ciò non può che gettare fango sull’immagine internazionale dell’Albania".

Ma le affermazioni di Berisha non hanno convinto. Una doccia fredda per il premier è stata la conferenza stampa dell’ambasciatore John Withers, il quale, a fianco della procuratrice generale Ina Rama, non ha risparmiato toni durissimi su quanto sta accadendo a Tirana.

"Com’è possibile, che ogni autunno l’Albania si trovi ad avere sempre un conflitto in cui il procuratore generale è preso di mira dal governo. L’anno scorso è toccato a Theodhori Sollaku, che non andava bene. Quest’anno tocca a colei che Berisha stesso ha definito la Silvia Conti albanese".

Una comunicazione stampa dell’ambasciata americana, pubblicata dai media albanesi due giorni dopo quanto accaduto, denuncia: "Siamo molto preoccupati di quanto sta avvenendo nel Paese. Il governo interviene nell’attività della magistratura, mentre quest’ultima deve essere libera e indipendente nello svolgere il proprio lavoro". Qualche analista ha tirato un respiro di sollievo affermando che Berisha oltre ad avere una reputazione in caduta libera in Albania, ormai non può più contare neanche sui grandi amici americani.

Nel frattempo è tornata alla ribalta la possibilità di una mozione di sfiducia, che nella prassi della storia pluripartitica albanese non è mai andata in porto. Berisha deride le minacce dell’opposizione: "Non hanno il numero necessario per la mozione di sfiducia".

Sulla questione della magistratura, il premier ha minacciato in parlamento di chiamare un "gruppo di procuratori internazionali, provenienti da paesi amici che provvederanno a risolvere la questione". Possibilità esclusa da più parti poiché anticostituzionale e ingiustificabile.

Per adesso il parlamento albanese è tutto concentrato sulla questione Fazlic, sulle sue proprietà e attività in Albania. Vengono formulate lunghe liste di domande rivolte al premier e vengono riportate in aula accuse nuove e vecchie. Sono ritornate alla ribalta le accuse sui vecchi legami del premier Berisha con personalità politiche discutibili del resto dei Balcani, durante l’embargo jugoslavo negli anni ’90, e dopo. Ma il premier, impassibile, in parlamento illustra i risultati del suo governo e controbatte alle accuse dell’opposizione con la questione sempre aperta dei famigerati fascicoli del comunismo, che sarebbero secondo lui lo scheletro nell’armadio della sinistra albanese.

Il conflitto in corso fa perdere punti all’Albania, rendendo più difficile il suo cammino verso l’Ue. Sia la maggioranza che l’opposizione miravano a proporre ufficialmente la candidatura del paese all’Ue, durante il prossimo semestre di presidenza ceca. Ma nulla promette bene. Il primo segnale negativo è arrivato dal più recente rapporto di Bruxelles sui Balcani occidentali, che posticipa persino la liberalizzazione dei visti Schengen. In visita in Albania, il ministro degli Esteri ceco Karel Schwarzenberg si è detto pessimista, affermando che l’Ue nei sei mesi della presidenza ceca andrà con i piedi di piombo.

In Albania cresce la delusione. Nei commenti sulla stampa locale si nota una chiara frustrazione perché il paese delle aquile è il più isolato dei Balcani occidentali. Molti attribuiscono questa situazione alla classe politica poco credibile e poco affidabile. E gli ultimi episodi della politica interna di certo non migliorano l’immagine dell’Albania.

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