Gerdec, un anno dopo
A più di un anno dalla tragica esplosione del deposito d’armi di Gerdec, in cui morirono 26 persone, restano parecchi nodi oscuri da sciogliere. I media scoprono informazioni rilevanti per il processo ma incappano nella censura. Il caso di Gazeta Shqiptare
Nonostante sia passato più di un anno dall’esplosione del deposito di armi nei pressi di Tirana, la questione di Gerdec rimane aperta e permangono numerosi nodi oscuri da passare al pettine. Sin dall’inizio, ciò che aveva trasformato la tragedia in uno scandalo erano state le testimonianze che menzionavano il coinvolgimento di politici importanti dell’entourage del premier Sali Berisha. Il processo, svolto in maniera estremamente farraginosa, tra grosse difficoltà tecniche di ogni genere, si è tradotto in un vero e proprio pomo della discordia tra il sistema giudiziario e il premier Berisha. Tra i principali coinvolti nella vicenda di Gerdec, che implica traffici d’armi e numerose violazioni delle leggi albanesi e non, risulta anche il figlio del premier, Shkelzen Berisha.
Nel frattempo si sono incrinati i rapporti tra il premier Berisha e la procuratrice generale Ina Rama, ritenuta al tempo della sua nomina una marionetta nelle mani del premier. Sempre più spesso Berisha definisce i processi come quello di Gerdec, e altri che vedono coinvolti i suoi ministri, come manipolati e strumentalizzati a fini politici da parte della procuratrice. Un atteggiamento che gli è valso a più riprese le critiche di Bruxelles e Washington che consigliano al premier di non interferire nel sistema giudiziario.
Mentre la magistratura continua fragilmente le inchieste, tra numerosissimi imputati, testimoni e prove difficili da reperire, la vicenda di Gerdec ha contribuito a fare nascere in Albania una sorta di giornalismo investigativo, estremamente debole ed esposto a diverse modalità di censura. Persino le principali testimonianze, che hanno reso disponibili informazioni cruciali per il processo, sono passate spesso per gli schermi e le pagine dei media, prima di finire in aula davanti ai procuratori.
Ciò acuisce non poco la difficoltà dei rapporti tra i media e la politica. L’ultimo tra i numerosi episodi sconfortanti è avvenuto lo scorso 13 maggio, al quotidiano di Tirana "Gazeta Shqiptare".
Quel giorno il quotidiano aveva pubblicato in prima pagina delle prove estremamente importanti, riguardanti i contatti del figlio del premier e dei suoi stretti collaboratori con i gestori del deposito di armi. Da intercettazioni telefoniche Shkelzen Berisha risulta esser stato continuamente in contatto telefonico con i responsabili di Gerdec durante il periodo 2007-2008 e anche con l’ex ministro della Difesa Fatmir Mediu. Mentre il giorno della tragedia in cui persero la vita 26 persone, secondo le intercettazioni, il figlio del premier era stato informato tempestivamente con diverse telefonate dagli imprenditori di Gerdec, che ora si trovano dietro il banco degli imputati. Altri documenti cartacei di cui il giornale era venuto in possesso dimostravano il coinvolgimento, anche se in circostanze tuttora da chiarire, di Shkelzen Berisha e dei suoi collaboratori nella complessa vicenda del deposito d’armi di Gerdec.
La mattina del 13 maggio le copie di "Gazeta Siqptare" non hanno raggiunto i lettori, nonostante il grande interesse che la questione aveva scaturito. Le copie, come è stato appurato in seguito, non avevano raggiunto neanche gli edicolanti. Delle persone non identificate si erano presentate presso il centro di distribuzione del giornale ritirando tutte le copie della tiratura. In seguito, però, la direzione del giornale ha rimediato ristampando una seconda volta per intero la tiratura del quotidiano, facendo sì che il giornale raggiungesse comunque le edicole.
Sono seguite immediatamente le reazioni da parte dei media e dell’opposizione che hanno espresso parole durissime definendo l’accaduto senza mezzi termini un "atto di censura". Chiamato in causa dal coinvolgimento di suo figlio, il premier aveva annunciato tramite la sua portavoce una conferenza stampa in cui avrebbe commentato la questione. Ma la conferenza stampa è stata tenuta dalla portavoce Juela Meçani, la quale ha in seguito smentito il precedente annuncio del premier. Le sue reazioni sono state fortemente contraddistinte dal clima da campagna elettorale (le elezioni saranno il 28 giugno), definendo il materiale pubblicato da parte del quotidiano di Tirana come "pure calunnie inventate dall’opposizione per ostruzionismo nei confronti del premier, in vista delle prossime elezioni". Sul ritiro delle copie del giornale la portavoce del premier ha preferito non commentare.
La caporedattrice di "Gazeta Shqiptare", Anila Basha, ha commentato che le copie del quotidiano di Tirana sono state bloccate dagli uomini di Berisha poiché sulle pagine del giornale "sarebbero stati pubblicati prove e documenti che comprometterebbero il figlio del premier, e che il premier naturalmente non vuole che vengano alla luce". Ma a differenza di molti altri media in passato, Anila Basha rassicura di non volersi tirare indietro: "Per quanto si possano ritirare le copie di un giornale, non c’è nulla che oggi possa fermare l’informazione", ha affermato Basha in un’intervista alla Tv News24.
Il rapporto di Freedom House sulla libertà dei media, relativo al 2008, ha visto l’Albania addirittura peggiorare rispetto agli anni precedenti, nonostante il fatto che anche la libertà dei media costituisca uno dei numerosi standard da raggiungere per l’avvicinamento all’Ue. L’episodio dello scorso 13 maggio fa perdere all’Albania ulteriori punti agli occhi di Bruxelles, che ha reagito tempestivamente inviando a Tirana messaggi di prudenza "affinché eviti di violare l’etica istituzionale".
La vicenda, per quanto preoccupante, non ha ottenuto la dovuta attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica albanese, completamente assorti dalla campagna elettorale appena iniziata. Mentre il premier e i suoi sostenitori hanno interpretato l’accaduto come una speculazione messa a punto dal suo principale avversario politico, Edi Rama, e dai media che controlla, proprio per gettare fango sul premier in vista del prossimo 28 giugno. Però il silenzio da parte del premier riguardo il misterioso ritiro delle copie del quotidiano la mattina del 13 maggio non contribuisce a provare la sua neutralità.
Il materiale reso pubblico da "Gazeta Shqiptare" è cruciale per lo svolgimento del processo di Gerdec, e in quanto tale è di natura estremamente confidenziale. Di conseguenza, la magistratura ha annunciato di voler denunciare la pubblicazione di tale materiale da parte del quotidiano di Tirana. Mentre sul ritiro delle copie, nella febbre elettorale che domina il paese, non è stata annunciata alcuna intenzione di avviare un’indagine.