Abkhazia: sparatorie, farina e politica
Fra pallottole e sacchi di farina, aiuti umanitari e veterani di guerra, ha preso il via la nuova campagna elettorale per un parlamento riconosciuto da pochissimi stati, di un territorio secessionista presidiato da 3500 militari russi, affacciato su un tratto di Mar Nero pericolosamente percorso da venti di guerra
Il 2021 politico in Abkhazia si è chiuso con manifestazioni a seguito di una sparatoria avvenuta lo scorso settembre. A – letteralmente – premere il grilletto dei disordini era stato un dipendente del ministero degli Interni: gli incidenti si sono protratti poi fino a dicembre.
Il 2022 si è aperto con il botto, come si suol dire, e di nuovo in senso letterale.
La notte di capodanno Beslan Bigvava, che presiede l’amministrazione del distretto di Ochamchire, è stato fermato per aver sparato a Sukhumi, presso il ristorante Garuda, ferendo un cliente e una cameriera. Questo nuovo episodio non ha scatenato le manifestazioni che seguirono alla sparatoria di settembre, ma vi è stata una forte reazione prima sui social media, con accuse alle autorità di garantire l’impunità ai propri uomini con il grilletto facile, e poi dei residenti di Ochamchire. Questi ultimi si sono attivati a difesa di Bigvava, hanno scritto una lettera collettiva secondo la quale il loro rappresentante sarebbe stato costretto a sparare per legittima difesa. Secondo la loro ricostruzione Bigvava sarebbe arrivato al ristorante con una propria bottiglia per brindare, motivo per cui sarebbe scoppiato un alterco con il personale del ristorante. Bigvava sarebbe stato picchiato da cinque dipendenti e a quel punto avrebbe aperto il fuoco. Questa versione trova il sostegno anche del capo dell’Amministrazione di Gali.
Comunque si sia svolto questo nuovo episodio, incidenti di questo tipo sollevano il velo su tre problemi nella piccola regione secessionista georgiana, dal 2008 riconosciuta come stato autonomo dalla Russia e un pugno di altri stati. Il primo è la circolazione e l’uso delle armi, il secondo le ricorrenti accuse di giustizia selettiva, e il terzo sono le manifestazioni pubbliche che diventano violente e portano all’assalto dei palazzi governativi e a volte alla rimozione forzata dei rappresentanti eletti. È successo nel 2014, nel 2016, nel 2019 e nel 2020, ed è stato evitato nel 2021 anche trasformando il palazzo presidenziale in una fortezza. Ma a differenza delle volte precedenti, questa volta agli scontri sono seguiti degli arresti. L’8 gennaio per la prima volta dacché l’Abkhazia si è autoproclamata indipendente cinque persone sono state arrestate per gli scontri di dicembre.
Le fazioni
La manifestazione di dicembre ha riunito varie sigle dell’opposizione, che allo scattare delle prime manette si sono dette oltraggiate e pronte a dare battaglia anche in modo inusuale: per protesta diverse decine di rappresentanti dell’opposizione sono andati a autodenunciarsi e dichiararsi colpevoli di aver partecipato alle manifestazioni di dicembre. Di lì a pochi giorni, il 12 gennaio, si è tenuto un primo tavolo di riconciliazione fra i sostenitori del Presidente Aslan Bzhania e alcune sigle dell’opposizione. L’iniziativa è denominata Camera Pubblica dell’Abkhazia e ha avuto come scopo del primo incontro quello di portare al dialogo non dei semplici elettori, ma i rappresentanti di fazioni diverse che fanno parte di gruppi di veterani. Si sono quindi seduti a uno stesso tavolo i “Veterani della guerra patriottica, Amtsakhara”, pro Bzhania, e per l’opposizione l’”Organizzazione dei veterani della guerra patriottica del popolo abkhazo del 1992-1993, Aruaa”. L’incontro è stato, a detta degli organizzatori, un successo.
A seguire quindi il tavolo dei veterani, cioè del braccio armato delle fazioni abkhaze, il 18 gennaio si sono incontrati sempre sotto gli auspici della Camera Pubblica i rappresentanti politici: per Abkhazia Unita Sergey Shamba, per Il Forum dell’Unità Nazionale Abkhaza Aslan Bartsits, e il giorno dopo i rappresentanti della società civile, e poi di nuovo, a marce forzate, altri rappresentanti di partiti politici.
Lo scopo è di scongiurare uno nuovo stravolgimento politico violento, soprattutto perché questo anno gli animi sono destinati a scaldarsi. Il Presidente de facto Aslan Bzhania il 13 dicembre ha infatti firmato un decreto che fissa per il 12 marzo le elezioni parlamentari .
Le elezioni e la farina
La campagna elettorale è già iniziata, si stanno registrando i soggetti politici che si presenteranno alle elezioni e che dovranno quindi presentare una lista di candidati per la carica di parlamentare nel piccolo parlamento abkhazo.
La Commissione Elettorale Centrale ha ricevuto domande per partecipare alle elezioni da parte di cinque partiti politici e un centinaio di iniziative civiche. Il processo elettorale è quindi agli inizi, ma le elezioni del 2022 si sono già guadagnate un soprannome: le elezioni della farina.
La farina arriva da Krasnodar, in Russia. Veniamin Kondratev, governatore di Krasnodar, ha donato 3000 tonnellate di farina all’Abkhazia. Aveva annunciato l’intenzione di fare una donazione umanitaria di grano nell’aprile del 2021 durante un incontro con il Presidente Bzhania. Il grano sarebbe poi stato lavorato e trasformato in farina, impacchettato e reso disponibile dal dicembre 2021. Il governo ha quindi iniziato a distribuire pacchi di farina, ufficialmente appunto aiuti umanitari per la piccola regione secessionista. Ma il tempismo di questo aiuto umanitario ha sollevato dubbi negli elettori, in molti l’hanno letta come una misura per conquistare consenso. Insomma, la mia farina per il tuo voto .
Esponenti di Aruaa hanno teatralmente abbandonato un sacco di farina davanti all’ingresso della sede della Commissione Elettorale Centrale nel primo giorno ufficiale di campagna elettorale. Sul pacco hanno scritto: "No alla corruzione". Il presidente della Commissione Elettorale Centrale si è tolto dalla polemica che circonda la comparsa dei pacchi di farina in tutto il paese secessionista dichiarando che non è nelle competenze della Commissione verificare le accuse di corruzione. La Commissione si occuperebbe solo dell’implementazione della legge elettorale mentre toccherebbe alle forze dell’ordine indagare sul reato di corruzione.
Difficilmente queste parole metteranno a tacere accuse e pettegolezzi, considerando che proprio l’uso arbitrario delle forze dell’ordine e la loro parzialità sono al centro delle tensioni fra frazioni. Gli uomini in divisa vengono percepiti non come uomini dello stato ma della maggioranza, che li protegge anche quando commettono dei reati. Per cui il fatto che tocchi alle forze dell’ordine indagare contro una misura adottata dal governo, per buona parte dell’opposizione non è semplicemente credibile.