Punti di… visti

Da una parte le autorità della Federazione Jugoslava introducono per i cittadini europei e di pochi altri paesi un sistema di visti più facile, dall’altra l’Unione europea pensa a modificare la propria politica migratoria in seguito all’11 settembre.

28/02/2002, Redazione -

Punti-di-visti

Un passaporto bosniaco, OHR

E’ definitivo: dal 31 di Marzo del 2002 i cittadini dei paesi della UE, degli USA, del Canada, di Singapore ed Australia, richiederanno il visto per la FRY al momento dell’ingresso, in aeroporto o ai confini. Il costo sarà di 6 Euro. I cittadini di tutti gli altri paesi dovranno continuare a richiedere il visto presso le ambasciate della FRY presenti nei paesi di residenza.
Viene in questo modo ristabilità un certa facilità nell’ottenere il visto. Per i cittadini italiani l’obbligo del visto era stato introdotto durante i bombardamenti NATO del 1999. Prima infatti ne erano esenti.
Intanto gli attentati dell’11 settembre 2001, che – non essendo stati compiuti da stranieri clandestini bensì da soggetti regolarmente soggiornanti o in semplice situazione di irregolarità (overstayers) – hanno indotto un ripensamento radicale delle prassi in materia di visti, non solo all’interno dell’amministrazione statunitense ma anche in seno all’ Unione europea. La politica dei visti è uno degli ambiti della politica migratoria in cui il processo di comunitarizzazione – sin dal trattato di Maastricht – ha compiuto i maggiori passi avanti (le liste dei paesi a cui è imposto l’obbligo di visto, così come quelle dei paesi che ne sono esenti, sono già ora adottate a maggioranza qualificata; le decisioni relative alle procedure per il rilascio dei visti, così come le "norme relative a un visto uniforme", saranno sottoposte automaticamente al regime della codecisione a partire dal 1° maggio 2004).
Tra le innovazioni attualmente allo studio una appare particolarmente significativa:
al fine di armonizzare le prassi relative alla concessioni di visti, il Consiglio europeo ha incaricato il Consiglio e gli Stati membri di esaminare la possibilità di istituire "uffici consolari comuni". Una sperimentazione verrà presto avviata in una sede (Pristina) in cui l’assenza di servizi consolari nazionali dovrebbe facilitare la nascita di uno sportello consolare europeo. Mentre è facile immaginare come una simile struttura potrà funzionare per quanto riguarda il rilascio di visti Schengen uniformi (VSU), più complesso ne appare il funzionamento rispetto alla concessione di visti nazionali (VN) e visti a validità territoriale limitata (VTL), specialmente in assenza di progressi nell’armonizzazione delle norme nazionali in tema di ammissione.

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