Lo scandalo del generale Pavkovic
Una settimana di pesanti rivelazioni e accadimenti ha scosso la scena politica della Federazione di Jugoslavia. Proviamo a ripercorrerne le tappe principali con questo testo di Luka Zanoni.
All’inizio di questa settimana in Federazione di Jugoslavia è scoppiato l’ennesimo terremoto politico. Per chi segue la cronaca di questo paese, occorre dire francamente che non è facile tenere il passo. Nell’arco di un mese ci si è trovati di fronte il l’omicidio di Bosko Buha e last but not least il prepensionamento del capo di stato maggiore dell’esercito jugoslavo (VJ), il generale Nebojsa Pavkovic. Come al solito non è facile districarsi nell’intreccio di dichiarazioni, fatti e interpretazioni dell’accaduto, tuttavia cercheremo con ordine di presentare quanto è successo fornendo alcune delle possibili motivazioni.
Innanzitutto presentiamo il fatto.
La sera tra il 24 e il 25 giungo il presidente Kostunica riunisce l’Alto consiglio della difesa. L’intento è quello di destituire il capo di stato maggiore, Nebojsa Pavkovic. Tuttavia in quell’occasione il Consiglio non accetta la destituzione di Pavkovic. Voti contrari vengono espressi da Djukanovic e Milutinovic (ma – come scrive "Vijesti" del 27 giugno – Djukanovic smentisce); secondo alcune fonti, i due sarebbero stati d’accordo sul siluramento di Pavkovic se fosse però al contempo caduta anche la testa di Aco Tomic, responsabile della sicurezza dell’esercito e uomo vicino a Kostunica.
Il presidente della FRJ decide allora in un secondo tempo di mandare in pensione il generale Pavkovic. Quest’ultimo, se pur prossimo, non è ancora in età pensionabile né per gli anni di servizio né per l’età anagrafica. Secondo quanto riportato da alcuni media avrebbe avuto ancora circa un anno di servizio prima di raggiungere l’età della pensione. A questo punto, presa la decisione sul prepensionamento di Pavkovic, Kostunica nomina il generale Branko Krga come suo sostituto. Krga, già uomo di Pavkovic e contro il quale quest’ultimo non ha nulla da dire, sarebbe ben visto dagli ambienti occidentali (leggi NATO) e inoltre sarebbe uomo integerrimo che mai si è trovato in mezzo a scandali e difficilmente circuibile dal potere politico.
Svariate e divergenti sono state le reazioni alla decisione di Kostunica. Chi ha reagito duramente è stato proprio il rivale numero uno, ossia il premier della Serbia, il "pragmatico" Djindjic, che ha accusato il presidente federale di aver abusato del suo potere. Dello stesso parere sono anche il leader della Lega socialdemocratica della Vojvodina, Nenad Canak, e il ministro della giustizia Vladan Batic. Chi invece, forse più di tutti, ha mostrato reazioni di compiacenza e approvazioni del gesto di Kostunica sono stati i paesi occidentali. Dall’estero infatti è stata dimostrata una certa approvazione delle dimissioni di uno degli uomini di Milosevic (Pavkovic non solo aveva ricevuto l’incarico di capo di stato maggiore da Milosevic, ma era anche stato a capo del Corpo di Pristina durante tutto il periodo di guerra in Kosovo, dal ’98 al giugno ’99, diventando quindi uno dei difensori della "patria celeste" contro gli attacchi della NATO). Anzi questa destituzione era attesa già il 6 ottobre 2000, ossia il giorno dopo la caduta di Milosevic. Tuttavia questo non accadde e sono in molti a chiedersi il perché di questo ritardo di un anno e mezzo.
Al di là della dichiarazioni dei politici, che fanno il loro gioco, degli ambienti occidentali che fanno altrettanto, ciò che ha destato forse più stupore sono state le dichiarazioni dello stesso Pavkovic, che immediatamente si è affrettato, non tanto ad inviare i carri armati per le strade di Belgrado incitando i suoi uomini ad un putsch come forse ci si poteva aspettare (cfr., "Vreme" 26 jun 2002), ma bensì a rilasciare interviste e dichiarazioni a più non posso, spedendo lettere al Parlamento, chiedendo il vaglio della decisione di Kostunica e spiegando che non può accettare l’ordine presidenziale per il semplice fatto che esso non è in accordo con la legge e a quanto pare chiedendo le dimissioni di Kostunica.
Le questioni legislative è meglio lasciarle perdere. In questi giorni c’è stato un vero e proprio balletto di dichiarazioni con tanto di citazioni di articoli della costituzione e simili, tra cui il più citato è senz’altro l’art. 136 della Costituzione della SRJ. In questo botta e risposta di codici e articoli si possono addurre prove sia pro che contro la legalità della decisione di Kostunica, pertanto non avendo piena conoscenza della materia preferiamo non addentrarci nel labirinto di leggi (forse l’articolo più dettagliato a questo riguardo è comparso sul numero del 26 giugno 2002 del quotidiano "Danas", dal titolo "Da li je Pavkovic nezakonito penzionisan").
Fermiamoci invece un attimo sulle dichiarazioni di Pavkovic, che a ben guardare non sono delle più leggere e che avanzano una serie di sospetti su Kostunica e su alcuni uomini di potere.
Il settimanale scandalistico (è bene dirlo) Nedeljni Telegraf nel suo ultimo numero riporta per intero la conferenza stampa rilasciata dal generale Pavkovic il giorno stesso del suo prepensionamento. Pavkovic, oltre a ripercorrere a ritroso questi ultimi anni di carriera, non mancando di collegare il caso del generale Momcilo Perisic a questa recente vicenda, si sofferma in modo preciso su un fatto che, se confermato, potrebbe provocare un certo scompiglio nella scena politica serba. Proviamo a vedere quanto detto da Pavkovic. " Il primo conflitto serio accadde lo scorso anno il 7-8 giugno – dice Pavkovic – quando all’una del mattino ricevo una chiamata del presidente Kostunica che mi chiede di andare nel suo gabinetto. Ci vado. Là ho incontrato il generale Aco Tomic, che era il terzo uomo della Direzione della sicurezza e che a insaputa del capo della Direzione il generale Djakovic e a mia stessa insaputa si trovava già nel gabinetto presidenziale. Era in modo evidente sotto l’effetto dell’alcol. Lì erano presenti anche il signor Gradimir Nalic, consigliere, e la signora Ljilja Nedeljkovic, capo del gabinetto. Tutti e tre hanno consumato alcol. Lì c’era anche il presidente Kostunica. Il signor Gradimir Nalic e Ljilja Nedeljkovic mi diedero il compito di utilizzare l’esercito (VJ) e le sue unità speciali per eseguire un attacco improvviso all’Ufficio per l’informazione del Governo della Repubblica della Serbia, perché lì, a quanto pare si trova il centro per l’ascolto delle conversazioni, ossia che da quell’ufficio si ascolta il presidente della SRJ e l’Esercito Jugoslavo e che per questo motivo dovevamo portare a termine il compito che ci veniva assegnato, perché era in pericolo la sicurezza dello stato" ("Nedeljni Telegraf", 26 giugno 2002).
Questo, diciamo, è il nocciolo del discorso di Pavkovic confermato dallo stesso ex capo della Direzione della sicurezza (KOS) Milan Djakovic ("Nalic i Tomic trazili upad u biro za informisanje", Beta 27. juna 2002). Il generale Pavkovic inoltre prosegue dicendo che una tale idea poteva essere venuta in mente solo a Tomic al fine di avvicinarsi ulteriormente al presidente Kostunica e di inserire qualche suo uomo. In un primo momento Pavkovic accetta la richiesta, dicendo che è il caso di andare a vedere per trovare conferma e che in seguito avrebbero preso una decisione. Si dirige sul luogo insieme ad altri generali nel frattempo informati della questione. I generali in questione, Djakovic, Vasiljevic e Simic, sono stati tutti destituiti dopo questo fatto. Djakovic è stato mandato in pensione per decisione di Kostunica, il 31 marzo 2002.
Sempre secondo il racconto di Pavkovic, una volta capito che nessuno sapeva con esattezza cosa stesse succedendo nel luogo dove si trovavano, ossia l’Ufficio per l’informazione del Governo, che le pressioni maggiori giungevano dal consigliere Nalic (soprannominato "il comandante"), Pavkovic stesso si rifiutò di portare a termine il compito, ma che nonostante un primo rifiuto, sembra che ci siano state ulteriori richieste da parte di Nalic e del consigliere del presidente Kostunica per la sicurezza Rade Bulatovic, i quali avrebbero insistito sull’esecuzione del compito, ossia bloccare l’Ufficio dell’informazione, e che se questo compito non fosse stato fatto, lo Stato sarebbe caduto in rovina.
Il 26 giugno, come conferma l’agenzia Beta, lo stesso Djindjic ha annunciato alla radio televisione della Serbia (RTS) che il presidente Kostunica, durante la conferenza stampa dello stesso giorno, non ha risposto direttamente alle accuse circa il tentavo di colpire il governo serbo nella notte tra il 7 e l’8 giugno del 2001. Da un lato il premier di governo sostiene che sarebbe un fatto grave se le accuse di Pavkovic fossero vere e confermate, dall’altro lato invece il presidente federale ritiene tali accuse una storia "bizzarra" e infondata (Beta, 26 giungo 2002).
Inoltre pare che ci sia stato un progressivo allontanamento tra Kostunica e Pavkovic, tanto è che addirittura quest’ultimo si è di fatto avvicinato al premier Djindjic. Questa recente avvicinamento è confermato dallo stesso Pavkovic, che appunto non vede nulla di strano nella collaborazione col premier di governo e col governo dal momento che questi finanziano l’Esercito.
Tutto lascia pensare all’ennesimo confronto-scontro tra Kostunica e Djindjic nella dura lotta per il potere.
Tuttavia occorre tenere presente anche altre motivazioni che possono essere addotte per spiegare il pensionamento di Pavkovic. La più credibile sembra essere la riforma dell’Esercito jugoslavo, richiesta da tempo dai paesi occidentali per poter introdurre la FRJ nel programma di "Partnership for peace" come richiesto dalla NATO. Tuttavia per adempiere a tale compito l’Esercito Jugoslavo deve essere posto sotto controllo civile, provvedere alla riorganizzazione della composizione dell’esercito, chiarire mediante una legge il compito dei servizi di sicurezza, l’opinione pubblica dovrà essere al corrente del modo in cui viene speso il denaro nell’esercito. Insomma tutto ciò che serve a rendere conforme ai paesi occidentali l’attività dell’esercito. A tal proposito il generale Pavkovic aveva recentemente fatto notare il deficit dell’esercito e una presunta impossibilità di adempiere in breve tempo a queste richieste (Cfr. "Vreme", 15 giungo 2002). Ma è anche vero che lo stesso Pavkovic è uno dei più riluttanti all’idea di controllo civile dell’esercito.
Ad ogni modo non sono pochi, infatti, coloro che hanno letto la destituzione di Pavkovic come primo passo per l’adesione del programma "Partnership for peace" (tra i vari vedi Zoran Kusovac, analista militare della rivista inglese "Janes", citato da B92, 27 giugno 2002). Indicazioni a questo riguardo le ha fornite anche il redattore della rivista "NATO review", Cris Bennet. Come informa il quotidiano "Glas Javnosti", tra i vari punti nella lista di compiti che la FRJ deve adempiere per entrare nella "Partner for peace", ci sarebbe proprio la destituzione di un certo numero di ufficiali compromessi della VJ ("Glas Javnosti", 28 jun 2002). Va detto inoltre che, secondo quanto riportato da alcune agenzie, entro questo anno sono altri i generali che dovrebbero raggiungere Pavkovic, tra i quali il ben noto gen. Lazarevic e lo stesso Aco Tomic (B92, 27 jun 2002).
Inoltre secondo le informazioni del settimanale Nin, già nel dicembre 2001 Doris Pak, rappresentate del Consiglio d’Europa, accennò alla destituzione di Pavkovic dicendo che quest’ultimo "non sarebbe rimasto a lungo a capo dell’Esercito" ("Nin", 27 jun 2002).
Insomma per concludere con questa triste e drammatica vicenda, si può solo dire che nei prossimi giorni vedremo gli sviluppi della stessa, che con ogni probabilità andranno nelle seguenti direzioni. Kostunica da un lato dovrà rendere ragione delle pressioni occidentali che avrebbero portato al pensionamento di Pavkovic in favore dell’ingresso nel programma di "Partnership for peace", ragioni che dovrà presentare più che altro all’elettorato nazionalista che lo segue e che è convinto del buon lavoro di difesa della patria svolto a suo tempo dal generale Pavkovic. Dall’altro lato però dovrà anche rispondere delle accuse che Pavkovic gli ha rivolto con quella "bizzarra" storia, come Kostunica stesso la ha definita, dell’attacco al Governo serbo. A questo riguardo probabilmente verrà istituita una commissione d’inchiesta per la verifica di tali accuse.
Nel frattempo l’instabilità politica del paese aumenta tanto quanto la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Vedi anche:
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