Una strada chiamata Ritorno

Il Ministero per i profughi e gli sfollati cerca 900 milioni di marchi convertibili per soddisfare le necessità immediate. Le organizzazioni internazionali sembrano però sul piede di partenza

31/01/2003, Redazione -

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Il ministro Kebo in un'immagine di repertorio

Secondo Mirsad Kebo, neo ministro della BiH per i profughi e i rifugiati, la Bosnia ed Erzegovina si trova a metà della strada chiamata Ritorno. Fino ad oggi, dei 2,1 milioni di profughi e rifugiati, 920.000 sono le persone che sono ritornate. Per quanto riguarda la problematica delle abitazioni, cioè tutto quanto attiene al rientrare in possesso della propria casa o del proprio appartamento, la percentuale delle richieste evase è il 69% delle domande presentate. Attualmente, afferma sempre il ministro Kebo, più di 500.000 profughi e rifugiati sono interessati al ritorno a casa propria. Per soddisfare queste necessità bisogna ricostruire ancora 50.000 domicili, ossia investire altri 900 milioni di KM (marchi convertibili) per la realizzazione del piano.
Per poter realizzare tutto questo ci vuole una vera e propria mobilitazione da parte di tutti gli organismi coinvolti nella problematica, e in primo luogo della Reconstruction Return Task Force (RRTF), l’organismo diretto dall’Ufficio dell’Alto Rappresentante in Bosnia Erzegovina per affrontare in maniera integrata ricostruzione e ritorni, cui partecipano Commissione Europea, Banca Mondiale, Unhcr, Iom, Sfor, Osce ed altri donatori.
La RRTF, ha invece recentemente dichiarato che cederà presto le proprie competenze alle istituzioni locali, mentre altre organizzazioni umanitarie annunciano il proprio ritiro dalla BiH entro la fine dell’anno (Dnevni Avaz, 29.01.2003).
All’orizzonte dello scenario mondiale si profilano altre crisi ed altri disastri, e i finanziamenti per la BiH sembrano essere arrivati agli sgoccioli. I Bosniaci sono solo a metà di una strada chiamata ritorno, ma la comunità internazionale sembra imboccare una strada chiamata partenza…

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