Uccelli di contrabbando sulle tavole italiane
In Bosnia continua la razzia. Dalle oasi naturali della Bosnia ai ristoranti di lusso italiani. Un giro di parecchie migliaia di euro.
Ogni giorno dalla Bosnia ed Erzegovina vengono esportati illegalmente specie di uccelli protetti, che poco dopo finiscono nei piatti di esclusivi ristoranti italiani. Negli ultimi sei mesi dell’anno scorso e nel primo mese del 2003, alla dogana tra Bosnia e Croazia sono stati sequestrati 1.972 uccelli. Per un valore che si aggirerebbe sui 400.000 KM.
Secondo informazioni fornite dalla polizia croata, la maggior parte degli uccelli erano costituiti da allodole, pastore, cardellini, passeri, ed alcune specie in via d’estinzione quali ad esempio i Crex crex.
Molti altri sequestri sono stati inoltre effettuati nei mesi scorsi sia dalla polizia slovena che da quella italiana. "La caccia di frodo mette a rischio la stessa esistenza di alcune specie", afferma Katja Gojevic, portavoce del Ministero dell’ambiente croato. E le autorità croate sembrano muoversi contro i contrabbandieri. Pochi giorni fa, in un’azione complessa, gli impiegati delle dogana croata a Stara Gradisca hanno trovato 850 uccelli di contrabbando. Una sola porzione di uccelli di questo tipo, in un ristorante italiano, costa circa 100 euro. La maggior parte di questi uccelli proveniva dalla Bosnia. "Alcuni vengono cacciati anche da noi" – prosegue sempre la Gojevic – "ma la legge che riguarda la protezione dell’ambiente è molto più rigorosa che in Bosnia ed Erzegovina".
Ma dove vengono cacciati questi uccelli? La località più razziata è senza dubbio Bardaca nei presi di Srbac (provincia di Banja Luka). "Vi sono tutti i giorni degli italiani che vengono a caccia senza nessuna limitazione. Molte specie di questa zona sono protette, ma nessuno ci fa caso. Se si continua così, molti uccelli saranno sterminati", dichiara Milenko Radevic, professore di Scienze naturali presso l’Università di Banja Luka. "Nel comune di Srbac la gente costruisce piccoli capanni e li da in affitto agli italiani per 30 KM al giorno" – continua Radevic ed – "i funzionari del municipio di Srbac su questo `non sanno nulla `".
"Non c’é nessun dato sulla caccia in zona", dice Dragica Novakovic, referente per l’ambiente presso il municipio di Srbac. E Goran Ljubojevic, ispettore ambientale, conferma che alcuni italiani stanno presso un albergo del posto ma "non vanno a caccia".
La situazione non differisce molto a Hutovo Blato, 30 kilometri da Mostar, una vera e propria oasi per i volatili. Anche lì, durante tutto l’anno si sentono spari. Lo conferma Drazen Kotrosen, unico ornitologo attivo in BiH.
Per quanto riguarda la protezione degli uccelli in via di estinzione vi sono alcune convenzioni internazionali. Quella ad esempio di Bonn o la convenzione CITES, ma la Bosnia-Erzegovina non le ha ancora ratificate (STAR, 28.01.2003).