Un forum sulla riconciliazione

All’interno di un percorso avviato dallo Stability Pact, creato un forum di discussione web sulla riconciliazione nei Balcani.

11/02/2003, Redazione -

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Riconciling for the future

Riconciling for the future

"Dimenticare può senza dubbio servire da ‘ammazza dolore’ ma sarebbe una soluzione troppo facile per garantire un futuro di stabilità nell’area dei Balcani", afferma Tassos dalla Grecia. "Concordo" – gli fa eco Enis dall’Albania – "avere un approccio positivo nei confronti della riconciliazione non significa dover dimenticare il proprio passato, perché significherebbe perdere identità e dignità".
Sono solo due brevi estratti da alcuni interventi pubblicati in un forum di discussione su web ‘Riconciliazione per il futuro’, promosso dal ‘Centro per la democrazia e la riconciliazione nel SEE’. L’iniziativa è inserita in un più ampio processo di lungo periodo, promosso all’interno del Patto di Stabilità, volto a rafforzare i progetti già esistenti nell’area centrati sulla riconciliazione e di promuoverne di nuovi. Il forum è direttamente sostenuto dalla Grecia, attualmente alla Presidenza dell’Unione europea, e dai Ministeri degli esteri di Norvegia e Svezia.
All’interno del Patto di Stabilità, in particolare nel contesto del Tavolo I di quest’ultimo, è stato costituito un apposito gruppo di lavoro titolato ‘Iniziativa per la riconciliazione’. E le prime riunioni sono state presiedute dallo stesso Erhard Busek, coordinatore del Patto di Stabilità, e questo evidenzia l’attenzione data dal PS a queste tematiche. Indicazioni in parte diverse emergono dalla lettura dei verbali delle riunioni del gruppo di lavoro. Innanzitutto che la questione politica legata alla riconciliazione esce molto annacquata: si parla di diritti umani, di tolleranza, di dialogo interreligioso, di giovani e di media. Non si parla mai però di verità e quindi di quello sforzo necessario e difficile di dibattere, confrontarsi ed elaborare una verità condivisa su ciò che è avvenuto negli ultimi anni nel sud est Europa. O per lo meno uno sguardo che accetti più punti di vista, anche se in parte contraddittori. Nel recente convegno dell’Osservatorio sui Balcani, promosso su questi argomenti, ci si chiedeva "c’è pace senza riconciliazione?". In questo caso ci si potrebbe domandare se "c’è riconciliazione senza verità".
Altra considerazione, che emerge dalla lettura dei verbali, è che si pone molta attenzione sulla riconciliazione tra i popoli che abitano i Balcani e in particolare riconciliazione tra le entità statali venutesi a creare dopo la disgragazione della ex-Jugoslavia. Mai si parla però dell’importanza di un processo volto alla riconciliazione da stimolare all’interno delle stesse società colpite da questi dieci anni di tragedie. Prendiamo ad esempio la Serbia. Rischierebbero di essere troppo fragili le basi di nuove relazioni con gli Stati confinanti se prima od almeno contemporaneamente non avvenisse una rielaborazione di quanto è accaduto all’interno della stessa società serba. Perché le divisioni createsi in questi anni non sono avvenute esclusivamente su confini e fratture etniche.

Quale stimolo ed introduzione al forum di discussione, sono stati pubblicati quattro testi. Il primo è firmato dallo stesso Busek, che sostiene come la vera riconciliazione non possa che avvenire in seguito ad una combinazione virtuosa tra politiche dall’alto e dal basso. Deve cioè riguardare sia gli attori politici che la società civile, l’arte , la cultura. Posizione condivisibile ma non se si intende che l’azione politica sia ad esclusivo appannaggio degli ‘attori politici’ (intesi evidentemente in modo tradizionale) e tutti gli altri soggeti rischierebbero d’essere meri esecutori di progetti. Illusorio pensare che questo possa funzionare, soprattutto se ci si occupa di riconciliazione. Il giornalista Misha Glenny mette invece in risalto la questione economica. "I Balcani sono in piena stagnazione economica, è questo il vero problema che rischia di far saltare anche i processi di riconciliazione". Nenad Sebek, direttore del CDRSEE afferma che nella cosiddetta Comunità Internazionale si sono spesso affrontati i Balcani con un approccio caratterizzato più dal ‘wishfull thinking’ che non impregnato su di un’onesta ‘realpolitik’ e che si debba finalmente passare da un’assenza di guerra alla promozione di una pace con la P maiuscola. In conclusione alcune considerazioni di Costa Carras, tra i promotori di un progetto del CDRSEE volto alla rielaborazione di una storia comune dei Balcani. "… l’insegnamento della storia dovrebbe essere in grado di evidenziare un ordine di valori e tra questi la capacità all’auto-disciplina ed al mettersi in discussione, sola garanzia contro il pericolo di stereotipare la realtà ed elementi essenziali a qualsiasi processo di riconciliazione".
Per partecipare la forum di discussione: www.reconcilingforthefuture.org

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