Reazioni macedoni alla guerra in Iraq

Riportiamo alcune reazioni dei media e della gente alla guerra in Iraq. Il comportamento dei media, le proteste di piazza e i commenti della stampa locale.

24/03/2003, Redazione -

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D. Georgievski - Proteste a Skopje

In generale, la copertura sui media macedoni è stata limitata al loro accesso alla TV via satellite (in particolar modo la CNN) in un modo che non ha procurato alcun vantaggio per i cittadini, e alle agenzie internazionali, nel senso che hanno mantenuto una linea di confine verso il pubblico.

La guerra è stata riportata così come sta andando, e ci sono un altro paio di stazioni TV, in particolare, che hanno dedicato un’ampia parte dei loro programmi alla diffusione della CNN (o della BBC e forse anche della Dutsche Welle) con traduzione simultanea o brevi commenti su ciò che viene detto dalle rispettive stazioni.

Le proteste contro la guerra sono state seguite principalmente sotto il profilo dell’immagine e per l’aspetto seducente. Dopo diversi giorni di baccano, il quotidiano "Vest" (il quale ha sempre avuto più immagini che testi) ha pubblicato alcune foto scattate alle varie dimostrazioni svoltesi nel mondo.

Riguardo le proteste in Macedonia, non c’è molto da dire. Circa 50 anarchici ed anche molti attivisti dell’estrema destra, hanno piegato nel parco attraverso il Parlamento, dove si sono fermati per un istante per poi procedere lungo la via di fronte al parlamento, con l’intento di incontrare il presidente Trajkovski e/o il portavoce del parlamento Nikola Popovski. Come ovvio, l’incontro non ha avuto luogo, almeno per quanto ne siamo a conoscenza.

Le proteste hanno preso una piega sgradevole, come potete immaginare, grazie alla linea dura dei nazionalisti riunitisi di fronte al parlamento (per il rancore che hanno avuto nei confronti degli USA e la loro pretesa responsabilità nella "dissoluzione della Macedonia"). Hanno contestato il fatto che molti striscioni e manifesti fossero scritti in greco, senza ascoltare la spiegazione della "Azione di pace", l’organizzazione che ha gestito le manifestazioni, circa il fatto che "non hanno soldi e hanno accettato l’aiuto dei pacifisti greci".

I commenti e gli editoriali dedicati alla guerra sono stati davvero scarsi. Per quanto ne sappiamo, solo "Utrinski Vesnik" ha pubblicato un editoriale sulla guerra, venerdì scorso, dal titolo "Il senso dei riallineamenti globali". Dimitar Culev, l’autore, scrive: "In una situazione in cui oltre l’80% dei macedoni è contro la guerra, di contro al 99% di sostegno da parte della popolazione albanese nella regione, la decisione macedone per un informale, benché piuttosto concreto, appoggio deve essere letta anch’essa in quell’ottica… In una certa situazione non ci si può permettere un’altra divisione su base etnica, specialmente non su questioni internazionali… Un’altra cosa positiva è che il governo macedone ha fatto in modo di sopravanzare l’approccio emotivo del presidente Trajkovski, il quale ha cercato di monopolizzare il supporto agli USA. Il governo ha deciso di essere più realista e di trovare una posizione che non sia emotiva, ma che sia basata sulla lettura della Risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che dopo tutto dice che ‘l’Iraq deve essere disarmato’. La Macedonia può avere alcuni interessi a breve termine in Iraq, come il debito dell’Iraq verso le compagnie macedoni di costruzione, che per il momento sono senza lavoro, o forse, l’attesa che le stesse compagnie di costruzione possano ritornare sul vecchio mercato. Comunque, gli obiettivi a lungo termine sono decisivi, per esempio, la questione che fra qualche anno a partire da adesso, ci potremo chiedere ‘dove eravate quando si stava demolendo il regime iracheno…’"

Gli osservatori più cinici sottolineano la ridicola partecipazione della Macedonia. Come ha scritto satiricamente il quotidiano "Dnevnik" sul numero di sabato: "Solo gli iracheni si possono rallegrare del fatto che le forze macedoni si sono unite agli americani", (ovviamente facendo riferimento alla loro competenza mostrata durante il conflitto in Macedonia).

Anche Goran Mihajlkovski, il redattore capo di "Vest", ha scritto nel suo editoriale settimanale pubblicato sabato scorso che : "La Macedonia sinceramente si attende di avere un coinvolgimento in Iraq dopo che la guerra sarà terminata. Così, il Ministero dell’economia andrà e caricherà il petrolio da Basora, solo per dispetto a Stojan Andov (Andov è del Partito Liberale, ora all’opposizione, insieme con alcuni funzionari del SDSM, fu coinvolto in un affare del petrolio durante l’embargo contro la ex Jugoslavia). Hari Kostov (ministro dell’interno) andrà là e si preoccuperà che tutti bar e le caffetterie siano chiusi in tempo (è prevista per legge la chiusura anticipata dei bar e delle caffetterie), mentre l’integrazione dell’Iraq in Europa verrà data a Radila Shekerinska. Ella, di tutti loro, dovrebbe avere il lavoro più facile, dal momento che l’Iraq, anche adesso, ha più opportunità di noi di far parte dell’UE. Crvenkovski? Non si farà vedere là, semplicemente come non si fa vedere qua.

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