Croazia: incriminazione per il massacro di Paulin Dvor (Osijek)
Il generale Decak e il figlio del presidente Tudjman, Miroslav, potrebbero sottrarsi alle accuse di trafugamento di cadavere grazie ad un cavillo del sistema giudiziario croato. Cresce la tensione tra l’Aja e Zagabria
A Paulin Dvor (Osijek), nel 1991 diciotto civili serbi e uno ungherese furono uccisi dall’esercito croato dopo essere stati fermati dai militari. I loro corpi, sepolti all’interno di un deposito dell’esercito, erano poi stati trafugati a centinaia di chilometri di distanza su ordine del figlio del presidente Tudjman, Miroslav, per impedire che venissero trovati dagli investigatori del Tribunale dell’Aja. L’anno scorso, tuttavia, i cadaveri sono stati trovati dagli stessi inquirenti internazionali che cercavano le prove di altri crimini. Secondo un cavillo della legge croata, i responsabili del trafugamento non sarebbero più perseguibili. Cresce la tensione tra Zagabria e il Tribunale dell’Aja, già contrariato dalla condotta della Croazia in altri casi di crimini di guerra (Gotovina e Bobetko)
Il 13 marzo del 2003, l’ufficio del Procuratore del distretto di Osijek ha messo in stato d’accusa Enes Viteskic e Nikola Ivankovic, due membri dell’esercito croato sospettati di aver commesso quello che per diverse ragioni è considerato uno dei più orribili crimini di guerra perpetrati in Croazia. Nella notte tra l’11 e il 12 dicembre del 1991, nel villaggio di Paulin Dvor presso Osijek, Viteskic, Ivankovic e altri appartenenti all’esercito croato hanno ucciso 19 civili. Le vittime, 18 persone di nazionalità serba e uno di nazionalità ungherese, erano stati arrestati dall’esercito croato.
Viteskic e Ivankovic sono rimasti in libertà fino al settembre 2002.
L’accusa riporta che Viteskic e Ivankovic, membri della 130° brigata dell’esercito croato, hanno commesso il massacro per vendetta. Immediatamente prima del crimine, erano stati informati che un loro commilitone era morto a causa delle ferite subite mentre combatteva contro ribelli serbi.
La casa nella quale il crimine è stato commesso era stata fatta esplodere intenzionalmente la mattina seguente, per far sparire tutte le prove del massacro. Due giorni dopo, il villaggio di Paulin Dvor era stato occupato dall’esercito yugoslavo (JNA) e da reparti di ribelli serbi. Avevano trovato solo un cadavere. Gli altri corpi non sono stati trovati che nel giugno del 2002.
I cadaveri dei civili uccisi a Paulin Dvor erano stati sotterrati nella Lika, regione del sud ovest della Croazia, lontana più di 500 chilometri dal luogo del delitto. I corpi erano stati scoperti da investigatori del Tribunale dell’Aja, che stavano cercando i resti delle vittime di un altro crimine di guerra. Si trovavano in cilindri di plastica nera, insieme ai loro documenti personali, così che anche prima della identificazione ufficiale è stato possibile stabilire che le vittime erano i civili massacrati a Paulin Dvor.
La inchiesta successiva, tuttavia, ha dimostrato che dopo il massacro del dicembre 1991 i corpi dei 18 civili erano stati segretamente seppelliti a Lug, un deposito militare dell’esercito croato, a circa dieci chilometri da Osijek. I cadaveri erano rimasti lì fino al gennaio del 1997, quando il governo croato, nel timore che gli investigatori del Tribunale dell’Aja li potessero trovare, li aveva fatti trasferire a Lika.
Il trasferimento era avvenuto in circostanze furtive. L’indagine ha dimostrato che anche il generale Djuro Decak, al tempo comandante del distretto militare dell’esercito croato ad Osijek, sotto la cui giurisdizione rientrava il deposito militare di Lug, è implicato nel caso. Decak aveva mandato una missiva a Miroslav Tudjman, figlio di Franjo Tudjman – allora presidente della Croazia – chiedendogli cosa doveva fare con i corpi. Il figlio di Tudjman era al tempo a capo della His, servizio militare di intelligence.
Secondo la ricostruzione di testimoni che desiderano restare anonimi, lo stesso Miroslav Tudjman era a capo del trasferimento dei cadaveri da Lug a Lika. Decak ha ammesso di essere stato al corrente del fatto che i corpi erano stati seppelliti a Lug, mentre Tudjman ha rifiutato di confermare il suo coinvolgimento nella vicenda.
Le leggi croate stabiliscono che gli individui che hanno organizzato il trafugamento dei corpi per occultare il crimine non dovranno comparire in tribunale. Il caso si conforma infatti allo statuto relativo alle limitazioni sulle accuse di occultamento di crimine, dal momento che è trascorso un intervallo di cinque anni tra il momento in cui i corpi sono stati trasferiti (gennaio 1997) e trovati (giugno 2002). Il sistema giudiziario croato non considera l’occultamento di un crimine alla stregua di crimine di guerra, e il caso è considerato ora troppo vecchio per essere perseguito.
La conseguenza più probabile è quindi che solo i "pesci piccoli" saranno accusati del massacro di Paulin Dvor, mentre il generale Dacak, e il comandante della intelligence militare Tudjman, non verrebbero disturbati dai giudici. Secondo alcune voci tuttavia, il Tribunale dell’Aja potrebbe non essere soddisfatto di una tale interpretazione delle leggi, ed è quindi altrettanto possibile che l’Aja avochi a sé il caso, qualora il sistema giudiziario croato mantenesse il proprio punto di vista. Il Tribunale dell’Aja era orientato ad una condivisione di responsabilità con la giustizia croata nei processi per crimini di guerra, a condizione che tali processi fossero condotti in maniera obiettiva e nella osservanza delle disposizioni dello stesso Tribunale Internazionale.
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