Minacce ai leader della Croazia dopo la condanna del generale Norac
Uno dei leader dell’Unione dei Veterani minaccia Mesic e Racan di morte. Un radicalizzarsi della situazione legato al fallimento delle
dimostrazioni di protesta contro il verdetto di condanna del Generale Norac?
Il 24 marzo scorso il giudice Iko Saric del Tribunale di Rijeka (Fiume) ha condannato il generale Mirko Norac, Tihomir Oreskovic e Stjepan Grandic rispettivamente a 12, 15 e 10 anni di reclusione al termine di un processo durato 14 mesi. I tre ufficiali sono tra i responsabili del massacro di Gospic, avvenuto durante la guerra del 1991, quando almeno 50 civili serbi furono assassinati da soldati delle milizie croate. Uno degli accusati, Norac, era accusato anche di aver personalmente ucciso un civile – una donna serba. Si tratta del primo caso in Croazia di persone giudicate e condannate per crimini di guerra da un tribunale del loro stesso Paese. Alcune centinaia di dimostranti hanno protestato per la condanna di quelli che una parte dell’opinione pubblica considera "eroi nazionali". La reazione è stata tuttavia molto inferiore a quanto avvenne nel febbraio 2001 quando, alla notizia della incriminazione di Norac, più di 100 mila persone si radunarono nella città di Spalato per protestare, portando al collasso il traffico nella provincia meridionale della Dalmazia. Questa volta però i veterani di guerra hanno direttamente minacciato di morte il presidente croato, Stjepan Mesic, e il leader del governo socialdemocratico in carica, Ivica Racan. Il clima del dopo sentenza in questo articolo da Osijek di Drago Hedl
La reazione pubblica alla sentenza della Corte che ha giudicato colpevole il Generale Mirko Norac per i crimini commessi nei confronti di civili serbi nel
villaggio di Gospic nel 1991 è stata molto diversa dallo scandalo emerso quando il Generale, nel febbraio del 2001, venne incriminato. Durante le dimostrazioni
di protesta, svoltesi in varie città croate, sono scese in strada non più di 1500 persone, un numero incomparabilmente inferiore rispetto ai 100.000 Croati
scesi in piazza a Spalato nel 2001, riusciti a far barcollare il Primo ministro Ivica Racan, alla guida della coalizione di governo di centro-sinistra.
Questa volta però si è andati oltre. Un rappresentante dell’Unione dei veterani di guerra, promotrice delle dimostrazioni contro il verdetto sul Generale Mirko
Norac, ha direttamente minacciato di morte il Presidente croato Stjepan Mesic ed il Primo ministro Ivica Racan. Drazen Pavlovic, membro della sezione di
Sinj, Dalmazia, dell’Unione dei veterani, ha affermato durante una conferenza stampa che si augura che Mesic e Racan possano al più presto "trovarsi a fare
colazione con il loro compagno Djindjic" e questo secondo Pavlovic sarebbe "l’unico modo di salvare la Croazia per la quale hanno combattuto i
patrioti croati".
"Mi auguro che la situazione della sicurezza sia molto migliore in
Croazia rispetto alla Serbia, ma queste dichiarazioni dimostrano come alcuni eccessi possano verificarsi facilmente" ha risposto il Presidente croato Mesic,
aggiungendo che sarebbe un []e non prendere in considerazione in modo serio queste minacce.
I membri dell’Unione dei Veterani sono gli oppositori più strenui dell’attuale maggioranza di governo e rappresentano una fonte costante di instabilità. Sono
loro a contestare nel modo più duro la collaborazione croata con il Tribunale dell’Aja.
Durante il governo di Franjo Tudjman i veterani di guerra hanno ottenuto enormi
privilegi e le violazioni di diritti umani avvenute durante la guerra per la Patria del 1991 erano state altamente tollerate. Finte invalidità, irregolarità
nell’assegnazione del titolo di "difensore" (fondamentale per poi ottenere le pensioni che ne derivano) e pensioni di tutto rilievo per persone che raramente
superavano i trent’anni di età, sono divenuti fenomeni di massa.
Dopo che l’HDZ perse le ultime elezioni, tutti questi diritti sono stati
rivisti, e si sono verificati alcuni tagli sulle pensioni e sui privilegi ottenuti negli anni precedenti dai veterani. Questo ha causato naturalmente
l’insoddisfazione di molti di loro, soprattutto di coloro i quali avevano subito il taglio di qualche privilegio.
Ma il basso numero di persone scese in strada per protestare contro la condanna del generale Norac dimostra che, nonostante tutto, la convinzione dominante in
Croazia sia quella che chi si è reso colpevole di crimini di guerra deve essere giudicato da un tribunale. Gli stessi leader dell’Unione dei veterani sono
rimasti stupiti che così pochi abbiano risposto alle loro sollecitazioni. Questo è il motivo per il quale alcuni di loro si sono convinti della necessità
di passare alle minacce vere e proprie ed ad appelli per l’eliminazione dei rappresentanti di più alto livello dello Stato.
Il verdetto sul cosiddetto "Gruppo di Gospic" è stato il primo sentenziato da una Corte di giustizia croata a condannare alla galera membri dell’esercito
croato. Il processo, svoltosi a Rijeka, è durato 14 mesi ed è terminato con la condanna di Mirko Norac a 12 anni di detenzione. Tihomir Oreskovic, ex-
segretario a Gospic del "Comitato di crisi" è stato condannato a 15 anni mentre Stjepan Grandic, ufficiale di basso rango dell’esercito croato, dovrà scontare
una pena di 10 anni di reclusione.
Il giudice Ika Saric ha commentato la sentenza dichiarando che Oreskovic e
Norac sono colpevoli di aver dato gli ordini di prelevare dalle proprie case i civili serbi, di imprigionarli e di eliminarli. Saric ha inoltre aggiunto che lo
stesso Norac avrebbe ucciso una donna durante l’esecuzione dei civili.
Gli ordini dell’esecuzione sono stati quindi dati da Oreskovic e da Norac. Il
numero di civili serbi uccisi che "non avevano in alcun modo partecipato agli scontri armati e in nessun modo avevano sostenuto le formazioni ribelli serbe"
sarebbe di "almeno 50".
Il Governo croato potrà ora utilizzare il verdetto di Rjieka come argomento
forte per sostenere la capacità dei propri tribunali di giudicare crimini di guerra commessi dai Croati. Il Governo ha sottoscritto un accordo con il
Tribunale dell’Aja secondo il quale parte dei processi per crimini di guerra, in particolare quelli che coinvolgono ufficiali di basso rango, si svolgeranno
presso tribunali croati. La sentenza di Rijeka dimostra che ora questo potrebbe essere veramente possibile.
Vedi anche:
Croazia: incriminazione per il massacro di Paulin Dvor (Osijek)
Tribunale dell’Aja: nuove critiche alla Croazia per il caso Gotovina