Croazia, Serbia | | Diritti, Società civile
I giovani serbi studieranno la storia croata
Nella Podunavlje (Croazia orientale) scade la moratoria sui libri di testo concordata al termine della amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite nella regione al centro del conflitto del 1991
A partire da quest’autunno, gli studenti di nazionalità serba della Podunavlje (Croazia orientale), avranno come materia del proprio curriculum di studi anche la storia croata recente. Nel 1996, le forze delle Nazioni Unite avevano avviato il processo di reintegrazione pacifica delle ultime parti del territorio della cosiddetta "Repubblica serba di Krajna", creata dai ribelli serbi nel corso della guerra del 1991. In quella occasione, era stata concordata una moratoria sulla questione dell’apprendimento nelle scuole della storia croata recente. Il processo di reintegrazione pacifica della Podunavlje è stato completato il 15 gennaio del 1998, e la moratoria, di cinque anni termina quest’anno.
Durante i due anni del governo di transizione delle Nazioni Unite nella Podunavlje è stato deciso che le autorità croate, una volta ristabilito il controllo sul territorio, non avrebbero dovuto insistere sull’insegnare la storia croata recente nelle scuole elementari, medie e superiori della regione, la cui popolazione ha un’alta percentuale di appartenenti alla minoranza nazionale serba. Si riteneva che lo studio di una guerra terminata da poco avrebbe potuto interferire con il tentativo di ristabilire un clima di fiducia tra i due gruppi nazionali, e inficiare la diminuzione delle tensioni nazionali, al tempo molto forti. Il governo croato aveva così aderito all’idea di esentare gli studenti di nazionalità serba dall’imparare la storia croata recente. Ora, tuttavia, la moratoria è scaduta.
"Non dovremmo essere ostaggi della moratoria. Anche i ragazzi serbi devono affrontare gli eventi della guerra del 1991. Quei fatti rappresentano una lezione e un monito – afferma Jovan Ajdukovic, presidente del consiglio generale della contea, costituita dalle province della Podunavlje che hanno una popolazione prevalentemente serba."
Ajdukovic aggiunge che è importante rappresentare obiettivamente la guerra così come i fatti precedenti e le sue conseguenze. E’ contrario all’utilizzo di termini quali "Esercito Serbocetnico", una parola che veniva utilizzata comunemente nei media croati e nei discorsi dei politici croati per designare le formazioni dei ribelli serbi.
"Tali formulazioni potrebbero riaccendere l’odio tra le due nazioni – ammonisce Ajdukovic."
Il Ministero dell’Educazione ha deciso di adottare un nuovo testo per circa 4.150 studenti di elementari, medie e superiori che dovranno studiare la materia, che verrà insegnata agli studenti degli otto anni di scuola dell’obbligo e dei quattro anni di scuola superiore.
Zoran Velagic, il curatore del dipartimento di storia della editrice dei libri di scuola ("Skolska knjiga"), incaricato di pubblicare i manuali della storia croata recente, afferma che questo argomento comprenderà un periodo di 15 anni – dagli eventi che hanno preceduto la fine della Yugoslavia (fine anni ’80) alla domanda di adesione della Croazia alla Unione Europea (Febbraio 2003).
"Affronteremo anche la questione dei crimini di guerra commessi durante la guerra – dichiara Velagic."
Si ritiene che gli studenti di nazionalità serba non dovrebbero avere problemi nell’affrontare la storia croata recente, e che questa circostanza non dovrebbe creare tensioni nelle relazioni multietniche in Podunavlje. Tre anni fa, i giovani serbi di questa zona hanno cominciato a prestare il servizio militare nell’esercito croato, dopo che la moratoria di due anni che li esentava da questo obbligo era scaduta nel gennaio del 2000. Al tempo si pensava che i giovani serbi avrebbero sofferto traumi e frustrazioni nell’esercito croato, dato che i genitori di alcuni di loro avevano combattuto contro questo stesso esercito. Alla fine, questi timori si sono dimostrati infondati. I Serbi che partono per fare la naja nell’esercito croato oggi fanno grandi ed elaborate feste di addio organizzate dalle loro famiglie, proprio come quelle che venivano celebrate quando partivano per andare nell’esercito yugoslavo (Jna) fino a qualche tempo fa.