Scontri interetnici a Tetovo
La situazione in Macedonia si accende con scontri tra studenti albanesi e macedoni, provocazioni che sfociano in risse notturne. Non mancano poi anche attentati rivendicati dal famigerato ANA. Tutto ciò rischia di compromettere gli sforzi di coesistenza.
Sembra che gli studenti delle scuole superiori avessero ragione quando avanzarono la loro richiesta politically incorrect più di un mese fa. Per chi non è al corrente, gli studenti avevano chiesto che, nelle scuole con classi miste composte da Albanesi e Macedoni, la consueta festa di fine anno che celebra "l’ingresso nella maturità", fosse organizzata in modo separato. La ragione riguardava il fatto che se l’avessero celebrata insieme, si sarebbero potuti verificare provocazioni e incidenti indesiderati. Come aveva detto uno studente di Skopje "se saremo insieme, lotteremo".
Bene, a giudicare dagli eventi dello scorso venerdì, 16 maggio, anche le celebrazioni separate non sono state sufficienti. In quella serata, un gruppo di studenti albanesi della scuola superiore, che facevano ritorno dai festeggiamenti della fine della maturità scolastica a Tetovo, ha deciso di passare attraverso la strada delimitata da bar e ristoranti frequentati da macedoni. In ciò non c’è nulla di sbagliato. Tuttavia, essi hanno deciso che il passaggio non sarebbe stato sufficiente, così un paio di provocazioni verbali forse sono state ritenute necessarie. In pochi istanti, la situazione è precipitata e la strada si è trasformata in un campo di battaglia. Circa mille persone sono state coinvolte nella rissa, utilizzando coltelli, barre di metallo, bottiglie e altri materiali ormai testati altre volte anche in tutto il mondo durante il verificarsi di scontri urbani.
Ci sono stati anche spari. Un cinquantunenne macedone di Tetovo è stato prelevato dalla polizia e interrogato circa il suo ruolo nella sparatoria. Precisamente, due albanesi, il ventunenne Mevlude Selimi e la sua amica Argent Islami (21 anni) sono stati portati all’ospedale con ferite d’arma da fuoco rispettivamente al torace e alla coscia destra. La loro situazione è stabile e il loro ricovero procede come previsto, hanno riferito i chirurghi della Clinica universitaria di Skopje.
Le notizie da Tetovo dicono che ci sono stati molti feriti nella rissa, forse qualche dozzina, ma i feriti non erano così gravi da richiederne un trattamento medico. Un occhio nero qua e là può essere un grande promotore di sobrietà.
Più tardi sempre quella notte, dopo l’iniziale calma portata dall’intervento tardivo della polizia, la situazione è di nuovo peggiorata. Innanzitutto un mezzo corazzato della polizia è stato colpito con un lancia granate. Il fattore fortuna ha giocato un ruolo di favore nei confronti dei sei poliziotti all’interno della vettura (i media qui insistono sul fatto che quattro dei poliziotti erano albanesi, il che non è di grande incoraggiamento per le ambizioni integrazioniste, ma piuttosto il contrario). Il razzo, sparato dall’arma più comune delle guerra balcaniche, la "Zolja" lanciarazzi, ha colpito la parte anteriore sinistra del mezzo di fabbricazione tedesca "Hermelin".
Presto la mattina, cinque colpi di mortaio sono stati sparati sulle baracche dello "Kuzman Josifovski-Pitu" dell’esercito macedone. Tre colpi hanno colpito le costruzioni, ma senza causare feriti o danni. Due giorni dopo, il misterioso Esercito Nazionale Albanese (ANA) ha dichiarato la responsabilità degli attacchi.
L’assunzione di responsabilità dell’ANA, inevitabilmente, ha creato un altro fiume di dichiarazioni da parte dei funzionari macedoni e dei rappresentanti internazionali. Come al solito, sono stati veloci nel denunciare gli attacchi come un "lavoro di elementi criminali" che vedono la destabilizzazione lucrativa e la stabilità pericolosa per i loro traffici illegali.
Comunque, diversi editoriali sui media macedoni hanno proprio questo in mente quando hanno chiesto "Possiamo lasciare che l’ANA faccia ciò?" Come Georgi Barbarovski ha scritto nel suo editoriale intitolato "Nomen est Omen", sul quotidiano "Dnevnik" del 21 maggio, "Tre giorni dopo i colpi sulle baracche di Tetovo, il pubblico è stato coperto da un soffice fango gettato dagli esperti locali e internazionali, i quali hanno stimato l’attacco come il ‘lavoro di gang criminali’. L’azione si addice alla definizione… Sto iniziando a credere che agiamo in modo inappropriato perché non vogliamo o non sappiamo usare i nomi giusti per i problemi. Piuttosto impudentemente, forse, nell’ottica di evitare di fare un’azione… La gente che spara sulle baracche e le stazioni di polizia ha un proprio nome. Non sono criminali, ma t[]isti, così come le loro azioni sono atti di t[]ismo".
L’inevitabile Ljubomir Frckovski ha scritto, nel suo editoriale settimanale, che "non possiamo solo spingere la presupposizione che ‘gang criminali’ siano le sole che minacciano la pace. Gli abitanti dei villaggi e i giovani non sono criminali, a dispetto del fatto di chi li ha incitati ed anche li ha seguiti".
Ora, la gente di Tetovo sta riparando le finestre rotte e stimando i danni. Tuttavia, la stima più importante riguarda quanti danni ciò creerà al processo di "riconciliazione e ricostruzione della tolleranza etnica e della coesistenza". Il quale porta immediatamente ad un’altra domanda. C’era stata come prima cosa quella tolleranza e coesistenza?
Altri articoli di riferimento pubblicati in precedenza:
– Due anni dopo Vejce è ancora un problema
– Studenti albanesi fanno ritorno nella vecchia scuola
– Con difficoltà si placa la bufera nelle scuole
– Studenti e violenze etniche