Anniversario dell’UNMIK: c’è poco da festeggiare

Si sta avviando alla conclusione il quarto anno di amministrazione internazionale del Kossovo. Ma la tensione tra le comunità che vi risiedono è ancora alta e lo status finale della provincia totalmente incerto.

05/06/2003, Redazione -

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I cadaveri dei tre serbi vengono portati via dalle autorità competenti

L’argomento che caratterizza la vigilia del quinto anniversario del Kossovo è quello dello status finale della regione. Dopo quattro anni di amministrazione le Nazioni Unite sono riuscite a stabilizzare alcuni aspetti della vita quotidiana dei kossovari. Si è ad esempio creata ed organizzata una forza di polizia, si è arrivati all’istituzione di amministrazioni centrali e locali elette democraticamente, si è avviato il processo delle privatizzazioni. Si è anche lavorato per la riconciliazione tra le varie comunità residenti in Kossovo senza però arrivare a risultati definibili soddisfacenti per quanto riguarda il rientro delle minoranze. E molto lontana sembra ancora la definizione dello status del Kossovo.
Su tutte queste questioni le considerazioni, i commenti, le valutazioni si fanno tanto più frequenti quanto il 12 giugno si avvicina. In quella data si ricorderà l’entrata delle truppe NATO in Kossovo.
Tra quelli che si sono fatti sentire in questi giorni il Presidente albanese Albert Moisiu. In un’intervista per Koha Ditore ha affermato che "i forti dissensi che spesso si verificano tra i partiti politici albanesi sono un ostacolo che va rimosso". Il quotidiano albanese riporta poi che il Presidente albanese avrebbe sottolineato come tutte le comunità albanesi dovrebbero sostenere senza dubbi l’indipendenza del Kossovo.
Nexhat Dhaci, Presidente dell’Assemblea del Kossovo, recentemente è stato molto attivo per fare pressioni sulla Comunità Internazionale affinché la questione dello status finale del Kossovo venga affrontata. "Il ricordo dei nostri martiri ci obbliga a lavorare per il bene del Kossovo; ed il Kossovo sarà presto un Paese libero, indipendente e democratico", ha affermato Daci in un incontro pubblico tenuto a Gllogjan, Kossovo occidentale.

In un’intervista per Radio Deutsche Welle, Daniel Serwer, direttore della Balkan Initiative, presso l’US Institute for Peace, ha sottolineato il ruolo cruciale che gli Stati Uniti debbono avere nel risolvere la questione del Kossovo. "La questione dello status finale del Kossovo non può essere risolta senza una partecipazione attiva dell’amministrazione americana. Gli europei non possono pensare di risolvere molte delle questioni ancora aperte nei Balcani senza il coinvolgimento degli Stati Uniti", ha ricordato.
Anche i serbi si stanno muovendo. Momcilo Trajkovic, Presidente del Consiglio per il Kossovo nel Parlamento della Serbia, ha affermato sabato scorso che il Parlamento dovrebbe promuovere una sessione speciale per discutere della situazione nella provincia amministrata dall’UNMIK. Trajkovic ha reso noto di aver inviato una richiesta ufficiale in tal senso alla Presidente del Parlamento Natasa Micic.
L’UNMIK intanto, assieme alla maggior parte dei soggetti che compongono la cosiddetta Comunità Internazionale, continua a cercare di creare ponti tra le due comunità. Micheal Steiner ha invitato i rappresentanti del governo kossovaro a partecipare all’ormai imminente vertice UE di Salonicco, con la speranza che quella possa essere l’occasione dove serbi ed albanesi possano finalmente iniziare a confrontarsi, anche formalmente, sul futuro della regione.
Proprio per favorire questo primo incontro ufficiale tra le due controparti è arrivato ieri a Pristina Javier Solana. Sono previsti incontri sia con i principali rappresentanti delle istituzioni kossovare che con i leader dei maggiori partiti politici della provincia.
Moniti ad evitare qualsiasi compromesso arrivano però dall’ AKSH, neonato esercito di liberazione del Kossovo, il quale ha fatto presente ai leader kossovari di stare attenti a scegliere bene a Salonicco le persone alle quali stringere la mano.
Il futuro del Kossovo rimane quindi ancora molto incerto. Soprattutto quando i percorsi verso una possibile convivenza tra i diversi gruppi etnici vengono fatti barcollare da incidenti gravissimi. Come quello avvenuto ieri ad Obilic dove sono stati ritrovati i corpi di tre serbi. Probabilmente si tratta di un triplice omicidio commesso da estremisti intenzionati a bloccare il dialogo tra le due comunità.
dal nostro corrispondente dal Kossovo

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