Serbia e Montenegro: dazi o no sulle carote?
Serbia e Montenegro stanno continuando le difficili trattative per l’armonizzazione dei rispettivi sistemi economici. Con qualche impazienza da parte dell’Unione Europea.
Infine Serbia e Montenegro sono arrivati a redigere un piano d’azione sull’armonizzazione dei rispettivi sistemi economici. L’accordo è arrivato solo dopo un compromesso sul livello dei dazi doganali su 56 prodotti agricoli. Il Montenegro, limitandosi a determinate quote, manterrà dazi ridotti su determinati prodotti agricoli, garantendo in questo modo la stabilità dei prezzi e scongiurando un ulteriore peggioramento dello standard di vita dei cittadini montenegrini. La Serbia invece, preoccupata di proteggere le proprie produzioni agricole e limitare quindi le importazioni, manterrà livelli più alti di dazi doganali.
Il Piano d’azione è stato consegnato a Bruxelles pochi giorni prima del Summit di Salonicco e subito ha causato qualche malumore in Commissione. Il Commissario incaricato delle relazioni esterne, Chris Patten, ha inviato lo scorso 17 giugno una lettera a Branko Lukovac, il Ministro della USM per i rapporti economici con l’estero, nella quale si esprime la delusione in merito ad alcuni elementi chiave del Piano d’azione. In particolare si critica la differenziazione delle tariffe doganali. Secondo il Commissario europeo questa soluzione sarebbe totalmente incompatibile con la politica del commercio comune e va quindi modificata. Il Commissario, nella stessa lettera, ha comunque lodato i passi previsti per evitare le doppie imposizioni e per arrivare all’omogeneizzazione del sistema monetario attraverso l’introduzione della possibilità di effettuare pagamenti con entrambe le valute attualmente vigenti e cioè euro e dinaro.
L’ultimo incontro ufficiale tra rappresentanti di USM e Commissione europea precedente a Salonicco è avvenuto il 18 giugno a Belgrado. In quell’occasione i rappresentanti montenegrini hanno spiegato ancora una volta le propri ragioni a favore di un regime doganale speciale per la importazione di 56 prodotti e sono rimasti fortemente ancorati alle proprie posizioni. Il responsabile per i Balcani occidentali presso la Direzione generale relazioni esterne della Commissione Europea, Reinhard Priebe, ha constatato in quell’occasione che dazi differenziati porterebbero inevitabilmente alla restrizione del mercato comune tra Serbia e Montenegro e questo potrebbe arrecare danni agli accordi commerciali preferenziali che l’Unione Europea ha accordato all’ Unione Serbia Montenegro.
Chris Patten ha ribadito la propria posizione anche a Salonicco affermando che tale Piano d’azione, se non modificato, non permetterebbe l’inizio del processo di Stabilizzazione ed Associazione ("Vijesti", 23 giugno).
Al rientro dalla città greca il premier montenegrino Milo Djukanovic ha commentato che il Montenegro non può accettare la proposta dell’Unione Europea di aumentare le tasse doganali per i 56 prodotti agricoli ritenuti strategici e che quello sarebbe un pesante attacco allo standard di vita dei cittadini montenegrini. Djukanovic è evidentemente preoccupato delle conseguenze che questo provvedimento impopolare potrebbe avere sul Governo. Djukanovic ha inoltre dichiarato che si aspettava un più generoso pacchetto di aiuti a favore dei Paesi dei Balcani occidentali e la disponibilità di alcuni fondi che finora erano riservati ai Paesi candidati. Il premier ha commentato che non si fida della carità di nessuno e che il raggiungimento di standard europei dipende esclusivamente dalla volontà e dal lavoro dei Paesi dell’area ("Vijesti", 23 giugno).
Anche il Ministro montenegrino per il commercio estero e l’integrazione europea, Slavica Milacic, ha dichiarato al quotidiano "Vijesti" che il Montenegro non abbandonerà il proprio approccio liberale nel commercio con l’estero ("Vijesti", 24 giugno).