La riconciliazione vince ai rigori

Un torneo di calcio multietnico in Kossovo dove giocano insieme ragazzini serbi ed albanesi. Nonostante alcuni timori è stato un pieno successo. E non si vede l’ora che l’arbitro fischi nuovamente l’inizio.
Ha collaborato Moreno Baggini (bagginim@hotmail.com).

15/07/2003, Davide Sighele -

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I rigori

Kosovo. La tensione è nell’aria. Da una parte ragazzi albanesi, dall’altra ragazzi serbi. Nessuno ha voglia di perdere, soprattutto dopo essere arrivati in finale. Poi il calcio d’inizio e la corsa ed il sudore che stemperano l’adrenalina. Una partita bella ed equilibrata, vinta dai giocatori del Zitinje ai rigori. Siamo a Klokot, villaggio misto nella regione di Gnjilane, Kossovo sud-orientale. E’ qui che la Caritas italiana ha organizzato un torneo di calcio giovanile estivo con squadre albanesi e serbe. 12 in tutto. 7 albanesi e 5 serbe. 200 circa i partecipanti, ragazzi fino ai 16 anni.
L’idea di organizzare un torneo era nata dai militari della KFOR, forza internazionale di interposizione in Kossovo, la cui base a Klokot si trovava proprio di fronte ad un campo da calcio. Era poi stata subito supportata dagli operatori Caritas che nell’area sostengono un progetto che cerca di promuovere dell’area la riconciliazione tra le varie comunità che abitano il Kossovo. Nella primavera del 2002 le prime partite.

"L’anno scorso abbiamo vinto. Ma quest’anno è stata dura. Abbiamo perso però solo in finale, dopo una partita secondo me bellissima", racconta Milan, serbo, giocatore della squadra del Kolkot. Paura? "No, non avevo paura. Avevo già partecipato l’anno scorso. Avevo timore però che una discussione potesse mandare a monte il torneo". Un po’ più di tensione era invece sentita da Marko, giocatore del Binac. "All’inizio avevo un po’ di paura perché dalla fine della guerra non ho avuto occasioni di essere nello stesso posto con ragazzi di etnia diversa. Ma ora, a conclusione del torneo, sono contento di aver partecipato".
"Appena saputo del torneo ho avuto una sensazione mista di felicità e timore" – racconta l’allenatore della squadre vincitrice – "la guerra è finita, ma molte volte il clima che si respira tra le due etnie non è di partecipazione, collaborazione e contatto. Anche i ragazzi hanno avuto la stessa reazione, ma soprattutto le loro famiglie. Alcuni genitori erano molto preoccupati che i loro figli partecipassero ad un torneo sportivo dove erano presenti anche squadre serbe, un torneo per di più giocato in un villaggio serbo". Poi però ….(nome allenatore) racconta come appena iniziato il torneo le paure di tutti se ne sono andate e ci si è concentrati esclusivamente sulle partite per cercare di dare il meglio. "E’ stato indimenticabile vedere i visi commossi dei miei giocatori quando hanno preso in mano il trofeo. Ma anche la gioia alla sera, dopo avere vinto la finale, dimostrata da tutta la popolazione di Zitinje riunitasi nella piccola piazza a festeggiare e a ballare. Purtroppo in Kossovo vi è ancora molto paura e molta esitazione nello stare e nel viver insieme con tutte le comunità etniche. Per questo, anche in merito al torneo, molti erano gli scettici. Il Kossovo ha ancora bisogno di eventi come questo. Sono eventi semplici, ma sono un inizio per continuare a vivere".

Questa competizione sportiva tra i giovani è stata quindi una delle chiavi fondamentali per continuare e migliorare il dialogo tra gli adulti. Sono stati riaperti una serie di canali di dialogo e confronto tra i capi villaggio, tra i genitori, tra gli allenatori. Canali che si erano interrotti nella metà negli anni novanta e che con fatica la Caritas e gli altri soggetti coinvolti stanno cercando, almeno in questa zona del Kossovo, di riaprire. Ovviamente iniziative di questo tipo necessitano di una continuità nel tempo, e di stimoli continui per i ragazzi che devono affrontare difficoltà di movimento e per i genitori che devono comunque confrontarsi con il loro risentimento, con anni di sofferenze da entrambe le parti e con le opinioni di altre persone che non sempre accolgono con favore queste attività. E l’anno prossimo? "Io vorrei che tornei così si tenessero anche più spesso" – risponde Marko – "questo torneo mi ha dato l’opportunità di incontrare ragazzi serbi a anche di stare con i miei amici. Sarebbe bello avere anche altre competizioni sportive di questo tipo e non solo calcio".
bagginim@hotmail.com

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