Montenegro, opposizione unita contro Djukanovic

Il fronte dell’opposizione montenegrina si unisce contro il premier di governo Milo Djukanovic, invitando associazioni e cittadini alla lotta per destituire il premier. Intanto si attende l’epilogo dello scandalo dei tabacchi.

25/07/2003, Tanja Bošković - Podgorica

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Il leader del SNP Predrag Bulatovic

Dopo quasi tre mesi di prove fallite ed attriti interni, l’opposizione montenegrina sembra essere riuscita a raccogliersi sotto un’unica bandiera. I capi dell’Alleanza liberale (LSCG), il Partito socialista popolare (SNP), il Partito serbo popolare (SNS) ed il Partito popolare (NS) hanno firmato la dichiarazione sulla collaborazione e hanno invitato i cittadini, i media, le organizzazioni non governative e i politici ad avvicinarsi al loro programma per aiutarli nella realizzazione del maggiore obbiettivo – "la detronizzazione delle autorità di stato, Milo Djukanovic per primo".

"L’esperienza ha insegnato ai partiti dell’opposizione che soltanto uniti, ben organizzati, lasciando le differenze politiche da parte, possono tendere allo sviluppo della democrazia ed alle riforme, che non si possono realizzare senza la demolizione del regime di Milo Djukanovic. Quest’obbiettivo ci ha unito per firmare la dichiarazione", ha detto il leader del SNP, Predrag Bulatovic, dopo aver firmato questo documento, esprimendo la sua disponibilità a lasciare tutti i disaccordi da parte.

Finora i disaccordi erano presenti su tutti i fronti. I litigi tra i membri dell’opposizione sono cominciati nell’ottobre 2002, quando la coalizione "Insieme per i cambiamenti" perse le elezioni parlamentari. Quella sconfitta fu cosi pesante che sei mesi dopo nessun partito dell’opposizione a parte l’Alleanza liberale non riuscì a trovare il coraggio di nominare il proprio candidato per le elezioni presidenziali . I disaccordi di quel periodo sulla scelta del candidato sono sfociati nella fine della "Coalizione insieme per i cambiamenti", di cui erano membri quasi tutti i partiti dell’opposizione. Inoltre rimangono ancora attuali i litigi tra i membri dei partititi dell’opposizione nei municipi dove sono in maggioranza.

Così, la lotta contro il Governo di Djukanovic, rimane l’unica motivazione su cui i firmatari della dichiarazione sono d’accordo, e la ritengono decisiva per un ristabilimento morale ed economico della società montenegrina.

A parte questo desiderio, il testo dell’accordo non contiene nessun piano: per esempio come l’opposizione intenda sconfiggere la maggioranza attuale. Nella dichiarazione non si parla neanche di cosa l’opposizione potrebbe offrire nel caso che si trovasse nella posizione di Djukanovic, e se volesse essere una valida alternativa, dovrebbe proporre le soluzioni che Djukanovic non offre.

Sembra comunque che l’opposizione conti sui fattori esterni, specialmente sulle azioni della comunità internazionale. "E’ molto importante come andrà a finire lo scandalo dei tabacchi", è ottimista Zoran Zizic del SNP, secondo il quale lo scandalo rappresenta un sostegno alla opposizione. A tal fine, si potrebbe dire che i partiti dell’opposizione creano soltanto un’alternativa formale, aspettando che qualcuno finisca il lavoro per loro e liberi il posto di Djukanovic. Ma se anche andrà in questo modo, rimane la questione di quanto un tale blocco disorganizzato, senza strategia di sviluppo, potrebbe essere capace di usare questa opportunità.

La dichiarazione dell’opposizione è considerata nel blocco politicamente contrario come una conferma della vecchia tesi, secondo cui l’opposizione è rimasta senza idee e personaggi. Solo una tale opposizione necessita di tre mesi per preparare un documento "diseducativo in senso politico", considera Predrag Sekulic del DPS, ed aggiunge che il maggior problema dell’opposizione rimane il fatto che non ha mai avuto un programma concreto e che vive nella persuasione sbagliata che la comunità internazionale la riconosce come una forza riformante.

vedi anche:
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Montenegro: l’opposizione si sfalda davanti alle presidenziali

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