Dialoghi difficili tra Pristina e Belgrado
Benché siano stati posti al centro dell’agenda del nuovo amministratore internazionale, i dialoghi tra Pristina e Belgrado sembrano sempre più lontani. Riportiamo inoltre le reazioni provenienti dall’Albania e la dichiarazione del governo serbo.
Il Kosovo e la Serbia dovrebbero partire con i dialoghi concreti verso l’inizio dell’autunno, tuttavia la domanda che potremmo porre adesso è: accadrà davvero? Harri Holkeri, il nuovo amministratore internazionale del Kosovo ha posto il tema del dialogo al centro della sua agenda, ma, molto probabilmente, i più recenti sviluppi della situazione gli creeranno nuove priorità.
Il premier del Kosovo Rexhepi ha detto che considerando che Holkeri era lui stesso un primo ministro, il governo del Kosovo si aspetta da lui che capisca la difficile situazione del governo, che opera senza sufficienti competenze in mano. Rexhep Hoti, consigliere del premier, poco tempo fa, ha detto che il dialogo sarebbe impossibile se il governo del Kosovo non avesse abbastanza competenze per implementare qualcosa che possa essere negoziato. Quindi, prima di iniziare il dialogo, la priorità maggiore dovrebbe essere il trasferimento delle competenze.
Il premier Rexhepi vede il dialogo alquanto impossibile dopo gli annunci di Belgrado concernenti l’adozione di una risoluzione al parlamento serbo che riafferma la determinazione serba sulla sovranità del Kosovo. "Se Belgrado continua a vedere il Kosovo come una sua parte, molto probabilmente i colloqui tra Belgrado e Pristina saranno impossibili". Il premier ha invitato l’UE "ad esercitare un’influenza sulle autorità di Belgrado al fine di renderle mature nelle loro azioni, di modo che un clima favorevole possa essere creato per l’inizio di un possibile dialogo".
Ramush Haradinaj, il leader dell’AAK, critica le autorità di Belgrado perché includono nella nuova costituzione il Kosovo come parte della Serbia, perché ciò danneggia il processo in cui il cui Kosovo è attualmente, inoltre è un danno per la regione ed è in opposizione agli impegni della gente del Kosovo e della comunità internazionale. Haradinaj crede che la stesura di una nuova costituzione per il Kosovo sia una necessità e non un desiderio o un obiettivo.
L’AAK vede l’indipendenza come non negoziabile. Lo status finale dovrebbe essere risolto attraverso l’implementazione del volere della gente del Kosovo per un Kosovo come stato indipendente.
Una opinione diffusa qui in Kosovo sostiene che in parallelo con la risoluzione del parlamento serbo, il parlamento del Kosovo dovrebbe fare un passo simile nella riaffermazione della volontà della gente del Kosovo a favore dell’indipendenza.
Reazioni dall’Albania
Il ministro della difesa albanese, Pandeli Majko, ha reagito duramente alla volontà dimostrata da Belgrado di inserire nel testo della nuova costituzione un passo che definisce il Kossovo come parte integrante della Repubblica di Serbia-Montenegro.
Majko ha respinto l’invito del suo omologo montenegrino a partecipare ad una conferenza sui temi della sicurezza regionale dichiarando di non potersi sedere allo stesso tavolo con il ministro di un paese che sta per adottare una costituzione che creerà seri problemi nella regione.
In un intervista del 10 agosto al quotidiano "Korrieri" il ministro albanese ha definito la nuova costituzione in via di approvazione a Belgrado la base di un nuovo conflitto che rischierebbe di tenere la Serbia-Montenegro, il Kossovo e l’Albania fuori dai processi di integrazione regionale ed euroatlantica.
Questa ferma presa di posizione è venuta all’indomani della proposta dell’ex presidente jugoslavo e presidente del partito democratico serbo Vojislav Koshtunica di introdurre nella nuova costituzione, che dovrà essere approvata a settembre, una dichiarazione che definisca il Kossovo "parte dell’integrità territoriale della Serbia". Una reazione analoga a quella di Majko hanno avuto le autorità del Kossovo che hanno criticato tale dichiarazione come "una grave provocazione che rende impossibile il dialogo tra Prishtina e Belgrado".
Sul fronte politico interno la diplomazia albanese, così come diversi analisti, ha dimostrato una certa sorpresa per le dichiarazioni di Majko e, valutandole come emotive e inaspettate, il ministero degli esteri si è affrettato a spiegare che il collega della difesa aveva espresso unicamente opinioni personali. "Il governo albanese" fa notare il ministero "sostiene i cambiamenti democratici avvenuti in Serbia dopo Milosevic miranti alla stabilità, alla pace e alla sicurezza nei Balcani e persegue una politica di relazioni pacifiche, cooperazione e rispetto reciproco con tutti gli stati della regione".
Il versante serbo
Ieri è stata approvata dal governo serbo la dichiarazione sul Kosovo e Motohija, la quale rappresenta la politica serba e la base per i futuri dialoghi con Pristina. Secondo il premier serbo Zivkovic è scontata la sua approvazione da parte del Parlamento, dal momento che gode dell’appoggio della DOS, del DSS e della Chiesa serba ortodossa.
Nelle sue prime righe la dichiarazione si riferisce immediatamente all’appartenenza della Serbia e Montenegro alle Nazioni Unite, per potersi riferire alla risoluzione 1244 che sancisce la sovranità della Serbia sul Kosovo. Tuttavia l’applicazione della risoluzione 1244 viene ritenuta insoddisfacente, così come viene ritenuto insoddisfacente il livello di democratizzazione della regione, il rientro dei profughi e il rispetto dei diritti umani.
Al punto 2 delle conclusioni, la dichiarazione in sostanza ribadisce "la sovranità statale e l’indivisibilità territoriale" della repubblica compreso il Kosovo e Metohija, a prescindere dall’amministrazione internazionale provvisoria della regione.
Al punto 11 si legge che: quando la Risoluzione sarà rispettata nel senso compiuto, così come gli standard proposti dall’UNMIK, allora le istituzioni competenti serbe autorizzeranno il Centro di coordinamento affinché attraverso il gruppo di contatto contribuisca alla creazione di una piattaforma riguardante "l’autonomia sostanziale" del Kosovo nell’ambito della Serbia, intesa quale membro della unione di Serbia e Montenegro.
Dal versante serbo arrivano anche le reazioni alla dichiarazione del ministro della difesa albanese. Il premier Zivkovic, durante la conferenza stampa di ieri, ha espresso, una certa insoddisfazione per la dichiarazione del ministro Pandeli Majko. Insoddisfazione ribadita anche dal governo che ha proposto al Consiglio dei ministri della Serbia e Montenegro di inviare una nota di protesta al governo albanese.
Vedi anche:
Gli albanesi temono il dialogo con Belgrado