Morte di Izetbegovic: le reazioni in Croazia

La notizia della morte dell’ex presidente bosniaco ha avuto grande eco sui media croati. In primo piano ricordato il rapporto conflittuale e di "collaborazione strategica" con Franjo Tudjman. Il presidente Mesic scrive un elogio funebre.

24/10/2003, Drago Hedl - Osijek

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Parigi, Dicembre 1995

I media in Croazia hanno dato ampio risalto alla notizia della morte a Sarajevo dell’ex presidente della Bosnia Erzegovina, Alija Izetbegovic. La notizia è stata trasmessa immediatamente domenica e ripresa lunedì sia dai media elettronici che dalla carta stampata. La maggior parte dei media ha enfatizzato le critiche mosse a Izetbegovic per la sua incoerenza, i giochi politici condotti sottobanco e il nepotismo. D’altro canto, hanno anche messo in rilievo la sua natura semplice, descrivendolo come una persona più simile all’inquilino della porta accanto che al leader di uno Stato. Il presidente croato Stjepan Mesic, che abbandonò la Unione Democratica Croata (HDZ) nel 1995 per protesta contro la politica dell’allora presidente Franjo Tudjman nei confronti della Bosnia, e che per questo fu rimosso dall’incarico di presidente del Parlamento, ha scritto personalmente un elogio funebre per Izetbegovic che è apparso sul quotidiano "Jutarnij List".

Mesic ha ricordato Izetbegovic come una persona "risoluta e inflessibile" nella sua richiesta che la Bosnia Erzegovina rimanesse indipendente e unita. Il presidente croato ha anche descritto Izetbegovic come un uomo che "ha lasciato un segno nella vita politica bosniaca" degli ultimi 13 anni, dichiarando che "la sua importanza non è diminuita dopo che si è ritirato dalle funzioni pubbliche".
Se per caso il predecessore di Mesic, Franjo Tudjman, avesse potuto scrivere qualche parola su di Izetbegovic, avrebbe sicuramente dichiarato che l’ex presidente bosniaco era un uomo politico incompetente, impreparato a svolgere la sua missione storica. Tudjman non sopportava Izetbegovic, così come odiava l’idea della Bosnia come di un Paese unito, ritenendo che questa fosse una "formazione innaturale" e lottando per la sua divisione. E’ ampiamente risaputo che nel 1991 Tudjman negoziò con Milosevic la spartizione della Bosnia, e alla fine di quello stesso anno dichiarò la costituzione di uno Stato fantoccio croato in Bosnia Erzegovina, chiamandolo la repubblica croata della Herzeg-Bosnia. Il fine ultimo di questo disegno era la annessione della Bosnia Erzegovina alla Croazia.

Dopo la morte di Tudjman nel Dicembre 1999 e la sconfitta dell’HDZ alle elezioni del 2000, la politica di Zagabria nei confronti della Bosnia è cambiata completamente. La Croazia ora riconosce la Bosnia come un Paese indipendente ed unito, e non ha nessuna rivendicazione nei confronti di quella parte del Paese abitata in maggioranza da Croati. Questa posizione da parte di Zagabria ha contribuito a modificare la opinione che di Izetbegovic hanno i Croato-Bosniaci. Il leader della HDZ bosniaca, Barisa Colak, ha commentato la morte di Izetbegovic sottolineando il fatto che l’anziano uomo politico aveva reso "un immenso contributo nello spezzare le catene del comunismo" e "nel costruire una Bosnia Erzegovina libera ed indipendente."
Negli editoriali dei diversi quotidiani che commentano la notizia della morte di Izetbegovic, si legge che "durante la guerra in Bosnia, Izetbegovic è stato continuamente circondato da due formidabili nemici, Milosevic e Tudjman", e che "per un certo periodo ha combattuto contemporaneamente contro i Serbi ed i Croati, e il risultato di tale caotica situazione in Bosnia è l’attuale Stato di Bosnia Erzegovina, che in gran parte non esiste."

I media concordano sul fatto che Tudjman non considerò mai Izetbegovic come partner al suo stesso livello, ma allorquando ebbe bisogno di aiuto dalla parte bosniaca lo considerò come un "collaboratore strategico" (come ad esempio durante la prima azione militare "Oluja" Tempesta, ndr nel corso della quale la Croazia liberò Knin e i territori circostanti). I media croati, tuttavia, sottolineano allo stesso tempo che Tudjman non condivise mai la visione di Izetbegovic di una Bosnia unita.

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