Atanas Slavov: solo nei ristoranti bulgari il caffé turco è veramente turco
Un’intervista di Tanya Mangalakova allo scrittore bulgaro Atanas Slavov. Un punto di vista sulla Bulgaria non convenzionale, che procede per provocazioni e paradosssi. Senza dubbio un pò semplicistico ma interessante.
Atanas Slavov forse all’estero è lo scrittore bulgaro contemporaneo più conosciuto. Nel 1963, in una sessione plenaria del partito comunista bulgaro, Todor Zhivkov, per decenni leader indiscusso della Bulgaria, lesse alcuni estratti da un libro di poesie di Slavov. Come esempio degli influssi negativi e decadenti occidentali sulla poesia bulgara. Slavov fu costretto all’esilio. Espulso dall’Istituto di studi letterari dell’Accademia delle scienze bulgare emigrò. In contumacia fu condannato a nove anni di galera. Gran parte del suo esilio lo ha trascorso negli Stati Uniti, dove ha pubblicato più di quaranta opere: novelle, memorie, poesie, ricerche sul folklore, ma anche opere di semiotica e di critica letteraria. "Versi molto intensi" commentò una volta Graham Green sul New York Times in una recensione di un suo lavoro aggiungendo poi che "a differenza di altri scrittori in esilio Slavov è stato molto rapido ad iniziare a comporre poesie e narrativa in una lingua inglese che è viva e colloquiale, un tentativo di restituire una prospettiva umana agli sguardi sulla vita nell’Europa dell’est". Ho incontrato Atanas Slavov nella sua città natale, Sliven, nella Bulgaria centrale.
Osservatorio sui Balcani: Quali sono gli aspetti sconosciuti del popolo bulgaro che ha scoperto mentre era negli Stati Uniti?
Atanas Slavov: Cerco sempre di valorizzare della Bulgaria gli elementi più positivi. Pur senza nascondermi che in Bulgaria gli artisti più geniali sono sempre stati umiliati, perseguitati per invidia e spesso lasciati nella miseria. Bulgari che hanno cercato di annichilire altri bulgari.
OB: Qual’è il lato del carattere dei bulgari che non apprezza?
AS: In astrologia i bulgari cadono sotto Saturno, il dio che fagocita i propri figli. Questo è quello che ho la sensazione a volte accada. Nessuno in Bulgaria ha celebrato il cinquantesimo compleanno di Christo, uno degli artisti che non esito a definire più geniali del secolo. Come un dio ha distrutto le forme e ricreato un nuovo genere. Ho qualche suo lavoro in originale, qualche poster, lettere, ed altre cose che ho utilizzato per una mostra che ho fatto girare in Bulgaria in modo da promuovere un po’ il suo lavoro anche nella sua terra. Un’altra persona della quale mai si è parlato in Bulgaria è dello scultore Mihail Simeonov del quale un’opera è esposta nel giardino del palazzo delle Nazioni Unite a New York. Questa è un vero e proprio difetto bulgaro.
OB: In passato stavamo correndo verso il comunismo, ora verso l’Unione europea e la NATO. In questi percorsi intravede la nascita di una società civile o si tratta solo di etichette di facciata?
AS: Sfortunatamente la società civile in Bulgaria non è ancora così sviluppata e non so quando questo avverrà. Quando vi sarà una società civile saremo anche in grado si sviluppare le nostre qualità in una certa autonomia, trovando poi dei partner per camminare insieme. Attualmente cerchiamo solamente di piacere. Nel 1944 quando i russi sono entrati in Bulgaria nel Paese non vi erano più di 3.000 comunisti. Il giorno dopo tutti lo divennero. Nella città di Sliven ad esempio lo stesso coro che aveva accolto Hitler accolse l’esercito sovietico. Sembra essere una caratteristica bulgara quella di individuare opportunità e divenire il cliente di qualcuno.
OB: Noi bulgari siamo pronti a divenire uno Stato degli USA, ma l’America non è altrettanto vicina a noi. Siamo più europei od americani?
Siamo in Europa. In passato eravamo uno Stato la cui economia galoppava. Ma ora saremmo pronti a continuare a rotolarci nella melma e tirare melma uno all’altro per evitare che qualcuno di noi emerga. Lo ha espresso bene il poeta Kosta Pavlov, in una sua metafora. "Un bulgaro camminava sulle acque come fece San Pietro ma alla fine si scoprì che non faceva altro che camminar sulla testa di altri bulgari". Così la pensano i bulgari. Non possediamo alcuna coscienza civile, ci preoccupiamo solo di accontentare qualcun’altro.
OB: Ma quali gli aspetti positivi dei bulgari? Quali le loro unicità?
AS: Siamo la gente più tollerante e multietnica dell’intero mondo ex-comunista. Il bulgaro è tollerante, i suoi amici sono i rom e gli armeni. Non senza contraddizioni. Ad una festa potrebbe arrivare ad affermare "ehi zingaro, ti toglierò il diritto di voto" e poi girarsi dall’altra per esclamare "zio Ibro Lolov (famoso musicista rom), dai, vai avanti a suonare quella fisarmonica". Un bastardo, un parassita. I greci ad esempio a mio avviso sono più nazionalisti. Affermano di non avere minoranze e tormentano i Karakachans. In Bulgaria invece i Karakachans hanno una propria città, Sliven. Se vai in un ristorante greco a New York ti viene detto che il caffè è greco. In un ristorante armeno che è armeno. Solo nei ristoranti bulgari si può trovare il caffè turco! Questo dimostra che nell’anima e nella mentalità i Bulgari sono multietnici. Anche se poi questa sensibilità non viene sfruttata. Non è sfruttata ad esempio quando arrivano le elezioni e molta stampa si chiede come mai alla comunità turca della Bulgaria venga concesso il diritto di voto. Sia turchi che rom sono cittadini bulgari. Ed i rom hanno più coscienza civica di noi. Si riuniscono in comunità, individuano un leader che rispettano. Quando qualcuno viene citato in tribunale tutti si recano a seguire l’udienza, per proteggerlo. Alle elezioni locali a Sliven i rom hanno votato i blocco per l’ex calciatore Jordan Lechkov. Interrogati sul perché di questa scelta i rom hanno risposto che avendo già moltissimi soldi era improbabile si mettesse a rubare, che aveva molto tempo libero, e che vuole dimostrare di saper fare qualcosa per la propria città. La ricchezza della Bulgaria, torno a ribadirlo, è senza dubbio la multietnicità. Multietnico è il substrato di un mio ultimo libro dove raccolgo preghiere bulgare e turche. Un libro che è una sorta di icona, per proteggere dal male, dalle malattie e dalle catastrofi.
OB: Che posto occupano i bulgari nelle attuali dinamiche della globalizzazione?
AS: La globalizzazione può non significare esclusivamente cancellazione di culture locali ma anche partecipazione più attiva alle dinamiche del pianeta. Non vi è ragione per ritenere di uscire quali gli sconfitti dalla globalizzazione. Dobbiamo sentirci partner e non parassiti pronti a vendersi per nulla. Ma se consideriamo che i germi della società civile vengono costantemente annichiliti e che le mafie prendono invece sempre più radici, che sia la destra che la sinistra sono corrotte, allora non meritiamo alcun posto sullo scenario internazionale. Dobbiamo invece tornare a valorizzare la grande tolleranza del nostro Paese, una collocazione geografica che fa ponte tra sud e nord, tra est ed ovest ed il potenziale del turismo sul Mar Nero. Ed allora si che potremo permetterci di mangiare invece che fagioli e cavoli una buona minestra di crema di piselli.