La discussione della relazione sui Balcani all’Europarlamento
Mercoledì a Strasburgo il Parlamento Europeo ha discusso la proposta di relazione sul Sud Est Europa predisposta in sede di Commissione Esteri (relatore il deputato Joost Lagendijk). Giovedì il testo è stato sottoposto al voto finale. Ecco come è andata
Nelle scorse settimane la Commissione per gli affari esteri, i diritti dell’uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa del Parlamento Europeo ha lavorato alla redazione della seconda relazione annuale sul processo di stabilizzazione e di associazione per l’Europa sudorientale. La bozza finale è stata presentata al Parlamento nella serata di mercoledì a Strasburgo.
Il testo, che accoglie alcuni elementi della agenda finale di "Danubio, l’Europa si incontra", approvata a Belgrado il 20 settembre scorso al termine della iniziativa promossa da Osservatorio Balcani, è stato difeso dal relatore, Joost Lagendijk (gruppo Verde/Alleanza Libera Europea), prima di essere sottoposto al voto, previsto per la giornata di giovedì.
Lagendijk ha ribadito nel suo intervento di apertura – presente in aula il commissario europeo Antonio Vitorino (Giustizia e Affari Interni) – la propria posizione su alcuni degli elementi che avevano animato la discussione della Commissione nel corso dei lavori preparatori. In primo luogo, la necessità di avviare una sorta di "Road Map" per il Kosovo, fissando un termine di massima (due anni) per la definizione dello status della regione. Il relatore ha poi proposto una posizione di maggiore neutralità da parte dell’Unione sulla questione dei rapporti tra Serbia e Montenegro, riequilibrando una posizione di Bruxelles sbilanciata a suo avviso in questo momento per la prosecuzione del matrimonio tra le due repubbliche. Da ultimo, Lagendijk ha affrontato la spinosa questione degli accordi bilaterali firmati da alcuni Paesi della regione (in particolare Bosnia Erzegovina e Albania) con gli Stati Uniti per escludere dalla giurisdizione del Tribunale Penale Internazionale i cittadini statunitensi presenti sul proprio territorio. Questi accordi, più volte denunciati da Bruxelles, sono fortemente osteggiati dalla UE perché indeboliscono la vocazione universale del neonato Tribunale Internazionale. Il relatore ha proposto di non escludere da subito – come richiesto da altri membri della Commissione – gli Stati firmatari di questi accordi dal processo di stabilizzazione e associazione con la UE, mantenendo tuttavia la previsione di incompatibilità tra adesione all’Unione e firma di tali accordi.
Nelle osservazioni, il commissario Antonio Vitorino ha ribadito la linea della Commissione relativamente a Kosovo (sostegno alla formula "standards prima dello status") e Unione di Serbia e Montenegro (cautela e mantenimento del termine fissato di tre anni prima di eventuali modifiche dell’assetto istituzionale attuale).
Doris Pack, del gruppo popolare, ha ricordato il problema del ritorno dei profughi nella regione sottolineando le difficoltà incontrate dai cittadini di nazionalità croata a reinserirsi nella Republika Srpska di Bosnia, mentre secondo la parlamentare i Serbi, nonostante alcuni ostacoli nella zona di Zara e più in generale relativamente alla questione della restituzione della proprietà, stanno ormai ritornando in Croazia. La Pack ha poi sottolineato che non si può richiedere troppo a questi Paesi e in particolare, per quanto riguarda la cattura dei criminali di guerra, in alcuni casi non si possono considerare responsabili i governi se non riescono a rintracciare i latitanti, facendo esplicito riferimento al caso del generale croato Ante Gotovina.
Hannes Swoboda, (europarlamentare del gruppo socialista che ha partecipato a Belgrado alla sessione conclusiva della iniziativa "Danubio, l’Europa si incontra"), ha dichiarato di dissentire dal relatore sulla questione Kosovo ("Le autorità kosovare non stanno favorendo la creazione di un clima multietnico e di rispetto dei diritti delle minoranze nella regione"), mentre sulla Unione Serbia e Montenegro ha affermato che "se da un lato non si può forzare nessuno a stare insieme, bisogna che gli attori coinvolti considerino con attenzione il costo di eventuali ulteriori separazioni". Sulla questione del Tribunale Penale Internazionale e degli accordi bilaterali firmati con gli Stati Uniti, per Swoboda il segnale di sostegno che deve provenire dal Parlamento Europeo alla istanza giuridica internazionale deve essere "forte e chiaro", ed è inaccettabile che gli Stati che seguono le nostre indicazioni (come la Croazia, che ha rifiutato di firmare l’accordo con gli Usa) e gli altri vengano considerati allo stesso modo.
Anche Pedro Marset Campos, della Sinistra Unitaria Europea, ha dichiarato di dissentire sulla questione Kosovo, "in particolare con la idea nascosta nelle righe della relazione di un eventuale sostegno alla indipendenza della regione." Della stessa opinione ("Non dobbiamo avere fretta di affrontare la ‘patata bollente’ del Kosovo") anche Christos Zacharakis, del Ppe.
Deciso nel richiedere la piena collaborazione degli Stati della regione con il Tribunale dell’Aja per i crimini commessi nella ex Yugoslavia il parlamentare Richard Howitt, del gruppo socialista, che ha fatto esplicito riferimento a Serbia e Croazia rispettivamente per i casi Mladic e Gotovina: "Il generale Mladic è responsabile della uccisione di oltre 7.000 Musulmani a Srebrenica, Gotovina di oltre 150 civili Serbi in Croazia oltre che della espulsione dal Paese di più di 150.000 di loro. Non sono introvabili ma ad esempio Gotovina si gode le vacanze estive sul suo yacht – ha affermato il parlamentare." Rispetto agli Stati che non collaborano con il TPIY, secondo Howitt vanno interrotti sia la assistenza finanziaria che ogni tipo di negoziato sulla accessione.
Interventi ulteriori da parte dei parlamentari presenti hanno poi ricercato una formulazione di compromesso relativa ai punti di contrasto emersi nel corso della discussione. La sessione è stata poi chiusa in tarda serata e il testo rinviato al voto.
Ieri, nel giorno della clamorosa censura ("deplorazione") espressa dal Parlamento Europeo nei confronti del presidente di turno dell’Unione, Silvio Berlusconi, sulla questione cecena, il testo è stato infine approvato.
Vai al testo della relazione approvata dal Parlamento Europeo (pag. 83-89)
Vedi anche: Il Parlamento Europeo al voto sui Balcani
Vai alla agenda finale di "Danubio, l’Europa si incontra"