Generale Mladić: il primo test del nuovo governo serbo

La consegna di Ratko Mladić al Tribunale dell’Aia per i crimini di guerra è il maggior problema internazionale che il nuovo governo serbo avrà in eredità dai suoi predecessori.

26/11/2003, Željko Cvijanović - Belgrado

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Taglia su Mladic e Karadzic a Sarajevo - foto L. Zanoni

La consegna al Tribunale dell’Aia per i crimini di guerra del comandante dell’esercito della Republika Srpska, RS, generale Ratko Mladić, con estrema certezza, sarà uno dei più grossi problemi con cui si dovrà confrontare il nuovo governo serbo, che verrà formato dopo le elezioni del 28 dicembre.

Che i suoi predecessori, tutt’ora al potere, non avessero intenzione di consegnare Mladić – accusato per crimini di guerra a Srebrenica, BiH, dove nel luglio del 1995 sotto il suo comando sono stati uccisi tra i sette e i nove mila maschi bosgnacchi – si è mostrato all’inizio di novembre, quando la procura del Tribunale ha richiesto al governo di Belgrado di consegnare il dossier militare del generale accusato.
A Belgrado hanno risposto innanzitutto che tale documento di routine, in cui non è possibile ottenere alcuna prova sui crimini di Mladić, non è da loro, ma che invece si trova presso il Capo di stato maggiore della Republika Srpska a Banjaluka

Gli accertamenti, tuttavia, hanno mostrato che il documento non si trova a Banja Luka, così che la palla è stata di nuovo rilanciata a Belgrado. Su insistenza personale del presidente della Serbia e Montenegro, SM, Svetozar Marović è proseguita la ricerca del documento, ma è stato constatato che non si trova, come da regola, nell’Ufficio del personale dell’Esercito della SM.

Marović, trovatosi in una situazione decisamente poco piacevole, ha richiesto un’indagine sulla scomparsa del documento così che, quando l’incidente aveva già subito un’escalation, il capo della diplomazia Goran Svilanović, che riveste la funzione di presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione col tribunale dell’Aia, durante la conferenza stampa della scorsa settimana ha reso noto che il dossier di Mladić ce lo ha lui e che lo invierà lui stesso all’Aia.
Questo non proprio necessario incidente al centro del quale si è trovato Svilanović, che è uno dei più scottanti ostacoli alla collaborazione di Belgrado con l’Aia, ha mostrato il grado di insoddisfazione del Tribunale dell’Aia verso il governo di Belgrado.

Inoltre, nelle ultime settimane dai circoli filo-occidentali del governo si sono potute sentire spesso accuse sul conto di Carla Del Ponte, procuratrice generale dell’Aia, riguardo la consegna inattesa, all’inizio di novembre, delle accuse contro quattro generali serbi della polizia e dell’esercito, fatto che avrebbe portato alla rassegnazione degli elettori e contribuito al pessimo risultato alle elezioni presidenziali del candidato del governo Dragoljub Mićunović.
Il potere di Belgrado accusa l’Aia anche perché è stato costretto a indire le elezioni parlamentari anticipate il 28 dicembre, alle quali avrà veramente poche possibilità di vincere.

A causa di tutto ciò il generale Mladić, per il quale il Tribunale già da due anni afferma che si trova nel territorio della SM, nelle ultime settimane non teme di certo la cattura.
Nel tentativo disperato di mostrare la sua legittimità patriottica agli elettori, che nella maggioranza sostengono Mladić, la polizia prima delle elezioni di sicuro non ricorrerà al suo arresto.

Ciò si è mostrato anche il 15 novembre, quando il quotidiano filo-governativo Večernje Novosti ha pubblicato un ampio testo sull’azione denominata "Labirinto" con cui gli uomini di Mladić il 22 ottobre sono riusciti a condurre fuori dal paese il generale.
Riferendosi agli anonimi partecipanti della supposta operazione, Novosti afferma che il generale Mladić è nascosto all’estero, ma non precisa in quale paese.

All’Aia non hanno dato credito a tale storia, credendo invece che si sia trattato di una disinformazione dietro la quale c’è il governo.
La portavoce del Tribunale Florence Hartmann ha reso noto che "le storie sulla operazione segreta per condurre Mladić fuori dalla Serbia hanno l’obiettivo di illudere il pubblico".

"Ognuno inventa la sua storia per evitare gli obblighi" ha detto la Hartmann.
Ma la consegna di Mladić non è richiesta solo dall’Aia: prima fra tutti ad insistere che venga consegnato al tribunale per i crimini di guerra c’è l’amministrazione di Washington, il più significativo partner in politica estera del potere serbo.

Per questo gli USA hanno vincolato la continuazione dell’aiuto finanziario e politico a Belgrado alla consegna di Mladic entro la fine di marzo del prossimo anno.
Allo stesso tempo, la consegna è un vincolo per Belgrado anche per la tanto attesa integrazione dell’esercito della SM nel Patto Atlantico, che è poi un altro nome per la sua costosa trasformazione, dall’enorme e costoso modello di esercito di tipo sovietico in una forza piccola e efficace di tipo occidentale.

Quanto la storia su Mladić sia vissuta come indicatore della preparazione dell’Esercito della SM per le riforme, lo testimonia e lo dice un diplomatico occidentale a Belgrado, il quale sostiene che l’arresto del generale sarà "l’unico chiaro indice del fatto che i politici filo-occidentali siano riusciti a domare l’esercito, e soprattutto i suoi servizi segreti".
"Quando vedremo Mladić all’Aia, sapremo che l’Esercito della SM è completamente pronto per le riforme, prima di ciò no", ha detto il diplomatico all’Osservatorio sui Balcani.

I più seri sospetti che l’esercito nasconda Mladić li ha mostrati, oltre due anni fa, una indagine non ufficiale della polizia internazionale a Belgrado, alla quale – secondo le fonti dell’Osservatorio sui Balcani presso il governo serbo – hanno partecipato anche gli agenti americani dell’FBI.
Questa indagine, che avrebbe dovuto svelare le modalità di finanziamento dell’annoso nascondimento di Mladić e Radovan Karadžić, il presidente di guerra della RS anch’egli ricercato per crimini di guerra dal Tribunale dell’Aia, si è conclusa con un esito mediocre.

Cioè, secondo la stessa fonte, è stato svelato che per i finanziamenti di Kardžić è coinvolta una parte della criminalità serba, un certo numero di aziende private tra le quali la azienda commerciale Zdravo del fratello Luka Karadžić, e anche il gigante statale del petrolio Jugopetrol.
Invece, le fonti dei finanziamenti di Mladić non sono state scoperte, da qui il sospetto che dietro questo affare costoso ci sia qualcuno dei servizi segreti serbi.

Alcuni indizi sono stati avanzati dai servizi militari, se si considera che periodicamente sono comparsi testimoni che hanno affermato di aver visto il generale Mladić in edifici dell’esercito all’interno della Serbia.
Nei servizi dell’esercito il primo indizio è stato mostrato in modo inequivocabile dall’allora capo di Stato maggiore a Belgrado il generale Nebojša Pavković, anch’egli accusato dall’Aia per crimini di guerra.

Pavković alla fine di giugno 2002, quando fu destituito da tale funzione, aveva dichiarato che il capo dei servizi segreti generale Aco Tomić quello stesso anno si era incontrato con Mladić.
Il generale Tomić è stato destituito nel marzo di quest’anno su richiesta del filo-americano ministro della difesa Boris Tadić, ma nemmeno a distanza di nove mesi da ciò Mladić è stato arrestato.

Come spiegazione a Belgrado circolano due teorie che non si escludono reciprocamente.
Secondo la prima, benché sia giunto a capo del ministero dell’esercito, Tadić non è ancora riuscito a domare tutte i livelli delle agenzie dell’esercito, che operano senza alcun controllo civile già da oltre mezzo secolo.

Alcune fonti di questi servizi affermano che Mladić, dopo la destituzione di Tomić, sia stato tagliato fuori dalla logistica e dalle informazioni che riceveva dall’esercito, ma ancora non è sufficiente per far sì che venga arrestato.
Secondo l’altra teoria, l’arresto di Mladić non rappresenta un serio problema tecnico per il potere di Belgrado, ma non esiste la volontà politica perché ciò accada.

Mladić è visto dall’opinione pubblica serba come un patriota, il quale, a differenza della maggior parte degli uomini dell’entourage di Slobodan Milošević, non è stato coinvolto con i criminali e con la corruzione.
Ecco perché la cattura di Mladić è una mossa politicamente molto rischiosa, che l’attuale potere è riuscito a evitare.

Questa attenderà, invece, il nuovo governo serbo, che, quando si tratta di Mladić, non potrà contare sulla pazienza dell’Aia, di Washington e di Bruxelles, di cui hanno goduto i suoi predecessori.
Per di più, potrebbe accadere che il nuovo potere, che molto probabilmente sarà dominato dalla coalizione di partiti della destra moderata, meno inclini alla collaborazione con l’Aia dei predecessori, sarà costretto a fare i suoi primi passi verso l’acquisizione della importante legittimità internazionale risolvendo proprio il caso Mladić.

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