Uranio impoverito: si faccia chiarezza
Alla Camera una conferenza stampa indetta dall’on.Ballaman, in seguito ad un viaggio a Sarajevo di una delegazione ufficiale mirato a far chiarezza sulla questione uranio impoverito. Presenti i parenti delle vittime della "sindrome dei Balcani"
Alle 11.30 di stamattina, 3 dicembre, si è svolta a Roma presso la sala stampa della Camera dei deputati, la conferenza stampa indetta dal Questore della Camera E. Ballaman e dal Maresciallo Domenico Leggero, a seguito del loro viaggio a Sarajevo in delegazione ufficiale avvenuto lo scorso 24 ottobre, perché si facesse maggior luce "sullo stato delle cose in relazione al caso uranio impoverito".
Introduce gli interventi dei presenti la proiezione del servizio "Vittime di pace" realizzato nei giorni di presenza in Bosnia Erzegovina dal giornalista di RAINEWS24- Sigfrido Ranucci – e che verrà messo in onda venerdì prossimo durante la trasmissione Primo Piano. Riprese filmate che mostrano anche l’altra parte delle vittime: non più militari, ma civili, abitanti di zone che nel 1995 vennero bombardate a tappeto con ordigni all’uranio impoverito. Dai 50 bambini, soprattutto bosniaci, affetti da cancro che arrivano in Italia ogni anno per essere curati. Alla popolazione di Hadzici, vicino a Sarajevo, bombardata con 3.400 dei 10.800 proiettili all’uranio impoverito utilizzati in Bosnia dalla NATO, e che oggi conta, come dichiarato nel video dal Prof. Luijc dell’ospedale civile di Belgrado "150 morti l’anno su di una popolazione di 5.000 abitanti".
A seguito del filmato, l’intervento della Dott.ssa Antonietta Gatti dell’Università di Modena. Mostra alla sala attonita lo studio "Approccio Bioingegneristico alla Sindrome dei Balcani" realizzato grazie ad un’apparecchiatura di invenzione del suo dipartimento di ricerca. Dallo studio emerge un denominatore comune a tutti i tessuti organici analizzati appartenenti a militari italiani delle forze di intervento internazionale nei Balcani, affetti da varie forme di tumore. Non la presenza di uranio – e quindi di materiale radioattivo – ma di "nanoparticelle come mercurio, tungsteno, piombo, cobalto, ecc. che non esistono in natura e quindi non sono biodegradabili né biocompatibili" e che sono "sostanze tossiche nate durante un’esplosione ad altissime temperature" cioè a 3.000 gradi, temperature che si raggiungono proprio con l’utilizzo di ordigni all’uranio impoverito.
Toccanti poi gli interventi di militari ammalatisi o parenti di militari purtroppo deceduti. Tutti quanti si appellano alla "necessità di conoscere la verità", non per chiedere indennizzi "ma perché a nessun altro giovane possa succedere in futuro ciò che è accaduto ai nostri figli". Rispetto a questo, duri gli interventi del Maresciallo Domenico Leggero dell’Osservatorio Militare, nei quali denuncia la situazione di mancanza di sostegno – non solo economico – alle famiglie dei soldati ammalati o deceduti, del muro di gomma trovato a tutti i livelli istituzionali italiani, ed "il fallimento della Commissione Mandelli che ha effettuato degli []i di calcolo percentuale" talmente importanti da mettere in serio dubbio la veridicità dei risultati.
Il Senatore Malabarba, che tra il 14 febbraio 2002 e il 6 novembre scorso ha presentato ben 18 interrogazioni parlamentari su questioni legate al caso uranio impoverito, informa la platea dell’intenzione di richiedere la costituzione di una commissione parlamentare che si occupi, si spera definitivamente, del problema. In risposta a questo noi dell’Osservatorio abbiamo sollevato anche la proposta di prendere in considerazione i numerosissimi volontari internazionali italiani che in questo decennio hanno soggiornato nelle zone in questione, ma anche la necessità di dare delle risposte alle popolazioni civili che al di là dell’Adriatico forse stanno pagando pesantemente il ruolo di "vittime di pace"…