I risultati del censimento in Montenegro

A differenza dell’ultimo censimento (1991), oggi sono in calo i montenegrini e in ascesa la percentuale di chi è si dichiarato di nazionalità serba, in aumento anche la percentuale di chi non si è dichiarato

23/12/2003, Tanja Bošković - Podgorica

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abiti tradizionali montenegrini

 

Venerdì scorso sono stati pubblicati i risultati del censimento montenegrino, svoltosi dall’1 al 15 novembre. Sul totale di 672.656 cittadini che abitano in Montenegro, 40,64% si sono dichiarati montenegrini, 30,01% serbi, 9,41 bosniaci, 7,09% albanesi, 4,27% musulmani, 1,05% croati e 0,43% rom. Il 4,12 % dei cittadini non ha espresso la propria appartenenza nazionale, mentre risultano mancanti i dati relativi all’1,57% della popolazione.

Il numero dei cittadini che non si sono dichiarati è sensibilmente cresciuto, rispetto al censimento del 1991, quando soltanto lo 0,15% dei cittadini non si era dichiarato. Il numero dei cittadini che si sono dichiarati come montenegrini è sceso di circa il 21%. Allora i montenegrini arrivavano al 62% della popolazione complessiva del paese. Cambia anche il numero dei cittadini che si sono dichiarati come serbi, ora cresciuto di oltre il 20% (9,34% nel 1991). Il numero di cittadini musulmani è sceso di circa il 10%, nel 1991 raggiungevano il 14,57 % della popolazione. Questo probabilmente perché la maggioranza dei cittadini che nel 1991 si erano dichiarati come i musulmani questa volta hanno scelto di dichiararsi come bosniaci, per via del fatto che all’epoca lo stato indipendente ancora non esisteva. Il numero degli albanesi rimane quasi uguale (6,57% era nel ’91) e lo stesso vale per i croati che fanno poco più dell’ 1% sul numero totale della popolazione. Infine la percentuale degli appartenenti alla nazionalità rom è cambiato di circa lo 0,10%.

Evidentemente la struttura nazionale montenegrina è cambiata seriamente.
I cambiamenti più drastici nella struttura nazionale sono riscontrati nel nord del Montenegro, nei comuni dove anche il numero dei cittadini è sceso significativamente, negli ambienti rurali e dove le condizioni di vita sono povere.

A Savnik per esempio, piccolo comune di montagna, il numero del bestiame è diminuito della metà e anche i montenegrini sono la metà rispetto al 1991.

Forse non è corretto collegare i sentimenti nazionali con la mancanza di opulenza – scrive il settimanale "Monitor" (12 dicembre) – però le scienze sociali hanno trovato molti esempi quando la povertà era il "terreno ideale" per abbindolare la gente con i sentimenti nazionali.

Anche il numero dei profughi e degli IDPs (persone disperse internamente) è molto più piccolo, rispetto alla cifra che risultava delle indagini fatte dalle diverse organizzazioni, secondo le quali si parlava di circa 50 mila persone, mentre il censimento ha ridotto la cifra a 30 mila persone.

Però, i dati completi che riguardano questa popolazione sono attesi entro la fine del 2005. Soltanto allora, si saprà in che misura profughi e IDPs hanno cambiato la struttura nazionale del Montenegro, specialmente nelle città del nord, dove abita la maggioranza di loro. A Herceg Novi (città di riviera vicino al confine con la Croazia), per esempio, il numero dei serbi è cresciuto del 20 percento.

Sono diversi i commenti degli analisti riguardo i risultati del censimento. Ci sono alcuni, come il direttore esecutivo del "Gruppo per i cambiamenti" – la ONG che secondo le ultime indagini sta acquistando il ruolo di una forza importante nella scena politica montenegrina – crede che la nazione montenegrina sia riuscita a sopravvivere negli ultimi 13 anni, nonostante la campagna aggressiva dei nazionalisti della grande Serbia ("velikosrpski").

Un’opinione simile è condivisa anche dal cosiddetto blocco montenegrino, con in testa l’Accademia delle scienze e delle arti di Duklja, la quale – come riporta il quotidiano "Vijesti" – insiste sul fatto che si tratta di propaganda e di una campagna concertata dai partiti filo-serbi e dalla chiesa ortodossa del Montenegro.

L’analista di Podgorica, Rade Bojović, considera invece che "le autorità e gli appartenenti del popolo montenegrino dovrebbero preoccuparsi seriamente dei risultati del censimento, visto che la nazione montenegrina sta diminuendo. La politica nazionale deve pensare alla identità del popolo che fa la maggioranza, anche se si tratta della maggioranza relativa, come risulta con questo censimento", ha detto Bojović all’agenzia Beta.

"I sostenitori del Montenegro indipendente dovrebbero offrire ai cittadini un concetto politico diverso per portarli dalla loro parte" sostiene l’analista di Belgrado, Dušan Janjić. Secondo Janjić, se l’indipendenza montenegrina sarà basata sulla determinazione etnica dei puri montenegrini, sarà un progetto senza futuro e porterà a conflitti etnici.

Il premier montenegrino, Milo Djukanović, ha dichiarato venerdì al quotidiano "Vijesti" che come è stato fino ad ora, così anche dopo il censimento, non si preoccupa della statistica dei dati.
"Per me il Montenegro è sempre stato e rimane uno stato civile e penso che su queste basi debba continuare la politica della democrazia multietnica, che finora ha avuto successo" ha detto il premier, aggiungendo che questa politica ha salvato il Montenegro durante gli ultimi anni quando ovunque intorno si combatteva una guerra su basi etniche e religiose.

Bagarre sul censimento in Montenegro

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