Bulgaria: Bush o non Bush, questo è il dilemma
La Bulgaria rimane ancora sospesa a mezz’aria tra USA e UE, con un governo sempre più traballante: le presidenziali americane non mancheranno di avere importanti conseguenze per il paese balcanico. Una traduzione di Notizie Est.
Di Georgi Gotev – ("Sega" Sofia, 7 gennaio 2004)
Traduziona a cura di Andrea Ferrario – Notizie Est
L’anno scorso, di questi tempi, nel prevedere che ci sarebbe stata una guerra in Iraq avevamo osservato che i governanti bulgari erano favorevoli a un tale scenario, perché avrebbe loro permesso di mascherare sotto le dimostrazioni di fedeltà gli scarsi risultati ottenuti nel soddisfare svariati criteri e nel fare progredire le riforme. Ci eravamo posti la domanda: se otterremmo l’invito ad aderire alla NATO e una data per l’entrata nell’UE in "maniera indiretta", giurando la nostra fedeltà e promettendo di chiudere le nostre centrali nucleari, riusciremo a percorrere ancora molta strada? E ci siamo risposti: molta no, ma forse per un anno riusciremo a tirare avanti. Ora quest’anno è passato. La Bulgaria ha compiuto un po’ di strada e, senza registrare alcun effettivo progresso, è a un passo dalla NATO e ha più o meno una prospettiva chiara per quanto riguarda l’UE. Naturalmente, questa NATO non è la NATO a cui pensavamo, perché si è bloccata di fronte alla crisi in Iraq. E anche l’UE non sarà più l’UE magnanima che ha consentito all’Irlanda, alla Spagna e al Portogallo di svilupparsi rapidamente, perché non darà più i propri soldi ai paesi più poveri, come aveva fatto finora. D’altronde, una delle più recenti battute sulla NATO è quella secondo cui la sua sigla significa "Now Almost Totally Obsolete", cioè "Ora quasi completamente inutile".
Le cause delle trasformazioni all’interno della NATO e della UE, ovviamente, non sono da ricondursi al fatto che la Bulgaria è come un virus che colpisce i computer, bloccando tutti i sistemi appena si fa vedere online. Sono invece una conseguenza della politica dei "neo-cons", come in inglese vengono definitivi in neoconservatori all’interno dell’amministrazione americana. Questi falchi che leggono la Bibbia ogni giorno cercano, da una parte, di indebolire l’Europa e, dall’altra, di trovare una soluzione al problema del t[]ismo nell’uso della forza, e non agendo sulle condizioni che lo generano. E sebbene riguardo al pantano iracheno vi siano segni di alcune correzioni e di un ammorbidimento delle strategie, i neoconservatori rimangono dei crociati, le cui ambizioni di cambiare il mondo fanno paura sia per la loro ingenuità che per la loro ignoranza.
Per questo il risultato delle elezioni presidenziali che si svolgeranno negli USA il prossimo novembre saranno l’avvenimento più importante sia per il mondo che per la Bulgaria. Un presidente democratico, il cui primo compito sarebbe quello di migliorare le relazioni con l’Europa, ci salverà dal nostro atteggiamento disinvolto e renderà l’Europa più disponibile a lavorare per il successo dell’allargamento. Si può sicuramente dire che per i bulgari è più importante chi sarà il futuro presidente degli Stati Uniti, piuttosto che chi vincerà le elezioni parlamentari da noi – indipendentemente dal fatto che siano anticipate od ordinarie. Gli USA sono uno stato così importante che alle elezioni per sceglierne il presidente dovrebbero potere votare tutti gli abitanti del pianeta… E’ una battuta, naturalmente.
Il problema, tuttavia, è che l’attuale padrone della Casa Bianca dispone di potenti strumenti per ottenere la rielezione. Secondo osservatori seri, così come hanno catturato Saddam, gli USA potrebbero catturare Osama Bin Laden nel momento più adatto. Abbiamo già visto che il rating di Bush ha fatto un balzo di 6 punti con la notizia della cattura di Saddam. Questo scenario potrebbe essere utilizzato se il contendente di Bush sarà Howard Dean, l’unico candidato per la nomination democratica che ha mantenuto una dura posizione contro la guerra.
Se la partita si svolgerà in maniera onesta, l’ex governatore del Vermont, rappresentante dell’ala più di sinistra dei democratici, disporrà del potenziale per battere Bush. Ma dopo l’esperienza della conta manuale dei voti in Florida nessuno può più essere così ingenuo da attendersi un gioco onesto. "E’ il nostro beniamino", hanno detto di Dean gli uomini del quartier generale di Bush, alludendo al fatto che si tratta del candidato più facile da battere.
Wesley Clark è un altro candidato democratico dal forte potenziale, che misurerà le proprie forze durante le primarie che cominceranno in questo mese di gennaio negli importanti stati dello Iowa e del New Hampshire. Anche se fino a oggi non è stato un democratico e in passato ha votato per Reagan e Nixon, il generale ha la stoffa del presidente – una cosa che non si può certo dire degli altri sette pretendendi, i cui nomi non passeremo qui in rassegna. E’ evidente che il Partito Democratico è in forte crisi dopo la sconfitta subita da Al Gore tre anni fa.
Ci sembra meno rischioso dare per scontato che Bush verrà rieletto. Se ciò accadrà, per la Bulgaria l’adesione all’UE potrebbe non essere più una priorità così grande come fino ad ora, perché l’Unione si dividerà in gruppi d’interesse e gli stimoli finanziari che derivano dall’aderirvi o spariranno o verranno ridotti a un’entità simbolica. E’ una cosa che non verrà compresa subito da tutti, gli slogan sull’eurointegrazione rimarranno, ma si faranno più pallidi, come quelli sull’"amicizia eterna" del recente passato comunista.
Affinché Bush venga rieletto è necessario che il numero delle vittime americane in Iraq rimanga il più limitato possibile. E di conseguenza sulla Bulgaria, così come sugli altri paesi della "coalizione dei volenterosi", verranno effettuate pressioni affinché inviino altri soldati. Nel nostro caso peserà la circostanza che dopo l’attentato del 27 dicembre nel quale sono rimasti uccisi cinque soldati del contingente bulgaro in Iraq – N.d.T. la situazione a Kerbala si è rivelata non essere così piacevole come ce la immaginavamo. Alla luce di tutto ciò, come dobbiamo interpretare le parole del premier Sakskoburggotski, secondo cui se a Kerbala ci fossero state alcune migliaia dei nostri soldati, non si sarebbe avuto un attacco così impudente?
Un altro campo nel quale su Sofia verranno esercitate pressioni da parte degli USA è quello della criminalità organizzata. Washington è preoccupata della possibilità che i canali dei nostri trafficanti possano essere utilizzati da Al Qaeda per il transito, tra le altre cose, di materiali nucleari rubati alla Russia. Si tratta per la Bulgaria di un’ottima opportunità per liberarsi di parte dei propri gangster. Speriamo che venga colta. Difficilmente la Bulgaria potrà essere oggetto di un’influenza altrettanto forte da parte di Bruxelles, che in passato è stata importante per le riforme e la progressiva e dolorosa trasformazione del paese in un normale stato europeo.
Senza la frusta di Bruxelles la carrozza bulgara potrebbe arenarsi in un pantano e assomigliare sempre più agli altri paesi che popolano il territorio chiamato "Balcani Occidentali" – il selvaggio west dell’Europa. Sarebbe uno sviluppo bene accolto dai potenti attori dietro le quinte, che fino a oggi hanno nascosto i propri umori antieuropei: mafiosi, "businessmen", "datori di lavoro" e tutti gli altri tipi di signori feudali che nei fatti stanno alla base dello stato e sono i maggiori nemici della nostra fragile democrazia.
Il problema della Bulgaria consiste nel fatto che ha i redditi più bassi della fascia temperata del pianeta, esclusa forse la sola Albania. Per questo il processo della nostra integrazione europea continuerà a portare sorprese, perché l’UE sta cambiando: non è più il circolo sociale del passato, che reindirizzava i mezzi finanziari dai più ricchi ai più poveri. In presenza delle nuove relazioni con gli USA, l’UE ha cominciato a cercare di assomigliare a questi ultimi (i cattivi esempi sono sempre contagiosi) e i flussi finanziari verranno indirizzati verso la ricerca scientifica in aree prioritarie, dove noi siamo assolutamente assenti.
Il problema dei nostri governanti è che non hanno alcuna idea di come aumentare i redditi della gente, nonostante proprio grazie a questa promessa Sakskoburggotski sia giunto al potere. Su un piano del tutto concreto diventerà chiaro che il governo non può più condurre trattative senza un mandato del parlamento. Una tale stramberia non la si è mai vista: il nostro team negozia e ogni volta il ministro degli esteri Solomon Pasi fa sapere che gli accordi conclusi sono i migliori possibili e addirittura più positivi delle più rosee previsioni. Migliori in cosa? Quando non c’è un mandato chiaro, anche i bambini dell’asilo possono dimostrarsi buoni negoziatori. …
In linea di principio, sarebbe positivo che un altro governo – con un altro premier e altri negoziatori – avesse la possibilità di portare a termine le trattative. I risultati sarebbero in tale modo molto più legittimi, perché la crisi di fiducia nell’esecutivo di Sakskoburggotski può essere paragonata solo a quella degli ultimi mesi del governo socialista di Zan Videnov. L’integrazione europea, che nel 2003 è stata una buona scusa per evitare di fare vacillare il governo, nel 2004 potrebbe rivelarsi un’ottima occasione per farlo cadere. E’ poco probabile che il Partito Socialista (BSP) riesca a fare indire elezioni anticipate, a meno che il NDSV del premier non decida di fare cadere se stesso. Questa eventualità non sarebbe poi una grande sorpresa, se si tiene conto di quanto strana è la gente che ci governa.
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