Albania, il paese più povero d’Europa

In Albania i prezzi sono ormai quasi identici a quelli dell’Europa occidentale. I salari, invece, sono circa 15 volte inferiori. Un terzo della popolazione è prossimo alla soglia di povertà, mentre un sesto vive in condizioni di estrema indigenza

24/02/2004, Artan Puto - Tirana

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Il quotidiano albanese "Gazeta Shqiptare" ha pubblicato il 14 febbraio un dettagliato articolo, contenente diversi dati economici, nel quale l’Albania, relativamente al livello di vita medio, è considerata il paese più povero d’Europa.
Secondo i dati relativi al rapporto ufficiale della Direzione della Strategia Nazionale dello Sviluppo Economico e Sociale presso il Ministero delle Finanze, gli albanesi spendono circa il 60% del loro reddito per i generi alimentari, mentre nei paesi dell’Europa occidentale per il cibo viene speso solo il 15-22% del reddito. Secondo le statistiche del giornale, nei mercati del paese i prezzi dei prodotti alimentari sono di poco inferiori a quelli dell’Occidente.

D’altro canto, però, il salario degli albanesi è circa 15 volte inferiore a quello degli italiani, dei greci o dei tedeschi. Il reddito annuale di un insegnante albanese si aggira attorno ai 219.000 leks (1 euro=133,5 leks). Secondo le statistiche il salario annuale di un insegnante greco arriva fino a 1.9 milioni di leks. Se paragonato con alcuni paesi più sviluppati della Grecia la differenza è ancora più evidente.
Un insegnante francese prende 2,5 milioni di leks all’anno, un insegnante tedesco circa 3,5 milioni. La differenza è ancora più visibile se consideriamo i salari degli operai albanesi e di quelli occidentali. Un operaio albanese prende 68.000 leks all’anno, mentre un suo collega occidentale percepisce un reddito annuale che varia da 1,3 milioni di leks all’anno fino a 4 milioni.

Mentre la differenza tra i salari va ad aumentare, il contrario sta accadendo coi prezzi. Le statistiche dimostrano che un chilo di carne in Grecia costa 787 leks, mentre in Albania 688 leks. Un litro di latte a Madrid costa 94 leks, mentre a Tirana e 81 leks. Gli esperti economici albanesi dicono che i prezzi sul mercato albanese sono quasi uguali a quelli europei, perché la maggior parte dei prodotti alimentari proviene dall’estero.
Secondo il rapporto ufficiale della Direzione della Strategia Nazionale dello Sviluppo Economico presso il Ministero delle Finanze, il 29,6% degli albanesi può essere considerato povero, mentre la metà di questa cifra comprende persone che rientrano nella categoria della povertà estrema. Queste famiglie devono far fronte a prezzi europei con un sussidio economico pari alle spese mensili di un fumatore.

La povertà è concentrata soprattutto nelle zone rurali. 4 poveri su 5 vivono in villaggi. Se prendiamo in considerazione il livello assoluto di povertà, abbiamo che: 1 famiglia su 6 vive con meno di 1 $ al giorno e quasi una famiglia su due vive con 2 $ al giorno.
I livelli di povertà sono più alti tra gli abitanti che si occupano di agricoltura. Circa il 50% dei poveri fa parte del settore agricolo, mentre il 20% sono pensionati e il 10% lavora nel settore non agricolo. I livelli più alti di povertà sono tra i pensionati.

"La grande differenza tra i salari e la piccola differenza tra i prezzi locali e quelli stranieri dimostrano che siamo un paese con un tasso di crescita decisamente basso" dice Adrian Civici, il direttore della Strategia Nazionale dello Sviluppo Economico e Sociale presso il Ministero delle Finanze. Secondo il giornale "Gazeta Shqiptare" il salario medio annuo in Europa è circa 2,8 milioni di leks, di fronte ai 325.072 leks in Albania.
L’Albania importa la maggior parte dei prodotti alimentari dai paesi vicini come l’Italia e la Grecia. Durante gli anni 2000-2001 gli scambi commerciali con l’Italia interessavano il 44% ed il 39% del volume totale, mentre gli scambi con la Grecia il 24% e 23%. Civici afferma che l’aumento del prodotto interno sarebbe l’unica via per far crescere il livello di vita, perché il prodotto interno non farebbe solo calare i prezzi ma influirebbe anche sull’aumento del salario.

"Gazeta Shqiptare" scrive che l’economia albanese è basata sull’importazione, la quale fa sì che i prezzi non siano molto differenti da quelli dell’Europa occidentale, ma il potere d’acquisto in Albania è molto più basso. Secondo i dati provenienti dalla Banca d’Albania, ai quali si riferisce il quotidiano albanese (15 febbraio), nel 2003 l’importazione delle merci è aumentata del 13% in più rispetto l’anno precedente.
Gli esperti di economia spiegano che la crescita del deficit commerciale dimostra che l’importazione è aumentata molto di più dell’esportazione. Per questa ragione l’Albania è uno dei paesi più poveri in Europa, e questo si dimostra anche dal modo in cui la famiglia albanese spende i soldi. Circa il 49,2% delle spese riguarda il cibo.

Nel frattempo il governo ha reso noto che nel 2003 i salari sono stati aumentati del 10%, ma questo aumento è stato in realtà pari al 4%, perché i prezzi dei generi alimentari, dell’energia elettrica e della telefonia fissa sono aumentati considerevolmente.

L’articolo di "Gazeta Shqiptare" sostiene che durante gli ultimi due anni il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 60%, e tre volte tanto le tariffe della telefonia fissa. Per l’anno in corso il governo ha previsto un aumento dei salari pari al 7-8%, ma secondo "Gazeta Shqiptare" con un’inflazione del 2-4%, l’aumento reale dei salari e delle pensioni non sarà che del 4%.

Il quotidiano albanese afferma che un aumento reale dei salari sarà effettuato solo se l’economia albanese avrà un tasso annuale di crescita economica pari al 10-12%. Uno dei dati positivi è che durante lo scorso anno l’Albania ha aumentato del 77% lo scambio commerciale dei prodotti agricoli.

Gli esperti albanesi di economia dichiarano che lo sviluppo economico del paese richiede un nuovo orientamento delle politiche economiche, in grado di mettere in primo piano lo slancio del prodotto interno. "La povertà sta diventando preoccupante e lo sarà ancora di più se non cambieranno le politiche economiche", dice Dhori Kule, decano della Facoltà di Economia dell’Università di Tirana ("Gazeta Shqiptare", 14 febbraio).

Secondo Kule, è assolutamente necessario che si stimoli l’impresa locale perché solo in questa maniera aumenterebbero i posti di lavoro ed anche i redditi delle famiglie. Gli esperti dichiarano inoltre che l’Albania ha tutte le possibilità per condurre un’economia attiva, che, invece, attualmente è passiva, perché si tratta di un’economia basata sul consumo dei prodotti di importazione.

La crescita dell’economia albanese durante gli anni 1999-2000 ha avuto un tasso annuale del 8,9%-7,7%, in discesa negli ultimi anni fino a raggiungere il 6%, dovuto alla crisi energetica degli anni 2001-2002. Un altro problema è anche la disoccupazione e la diminuzione delle entrate dall’emigrazione, mentre il tasso ufficiale di occupazione è attestato al 14,5%, relativo al 2001.

Ad ogni modo, il decano della Facoltà di Economia Dhori Kule conclude dicendo che l’Albania potrebbe disporre di ampie possibilità finanziarie per potersi riprendere, peccato, però, che buona parte di questo capitale non venga impiegato nell’economia locale.

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