L’Islam nei Balcani. Conversazione con Nathalie Clayer

Una giornata di approfondimento per discutere dell’Islam nei Balcani alla luce delle trasformazioni intervenute nel corso degli ultimi anni e della retorica sullo scontro tra civiltà. A cura di Andrea Rossini

12/03/2004, Andrea Oskari Rossini -

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Nathalie Clayer

Nathalie Clayer, membro della Associazione francese di studi sui Balcani, ricercatrice al CNRS (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica), è autrice tra l’altro de "Il nuovo Islam balcanico. I Musulmani, attori del post comunismo" (con Xavier Bougarel, Maisonneuve et Larose, 2001); "L’Albania, Paese dei dervisci. Gli ordini mistici musulmani in Albania in epoca post ottomana (1912-1967)" (Harrassowitz, 1990); "Mistici, Stato e società. Gli Halveti nell’area balcanica dal XV secolo ai nostri giorni" (Brill, 1994). Sabato 6 marzo, a Brescia, è intervenuta in un dibattito aperto ai partners e ai media che collaborano con la redazione di Osservatorio sui Balcani. Pubblichiamo una sintesi del suo intervento

Esiste un "Islam balcanico"?

In un certo senso sì, perché ci sono delle specificità legate all’ambiente e al contesto geopolitico nel quale si è sviluppato l’Islam in questa regione. Allo stesso tempo però non esiste un "Islam balcanico", dato che esiste una pluralità di Islam nei Balcani. Oggi ad esempio si discute di un Islam fondamentalista come opposto all’Islam europeo, tollerante, laico. Una rappresentazione simile per l’Islam balcanico è altrettanto fuorviante che quella di un Islam fondamentalista. Anzitutto, parlare di un Islam europeo in questa accezione significa che noi consideriamo che l’Europa corrisponda a queste categorie, la laicità, la modernità, la tolleranza, e in ultima analisi significa seguire un approccio molto culturalista. Per dare un’idea di cosa significhi la molteplicità dell’Islam nei Balcani, bisogna premettere che l’Islam può rappresentare molte cose diverse per un Musulmano. Può essere semplicemente una cultura, e questo è vero probabilmente per la grande maggioranza dei Musulmani nei Balcani, con una tradizione recente di forte laicizzazione. Non bisogna dimenticare che i Musulmani – così come i non Musulmani – hanno appena vissuto in quella regione due generazioni in un regime comunista, che ha condotto una lotta antireligiosa, per la laicizzazione e l’urbanizzazione, per quanto con sfumature diverse a seconda delle regioni. Per molti, dunque, l’Islam rappresenta in primo luogo una cultura collettiva, e per molti Musulmani l’Islam si ferma lì. Per altri, l’Islam è anche o piuttosto una fede, ma con diversi gradi di religiosità e pratica, quest’ultima peraltro spesso molto poco sviluppata. Un esempio interessante a questo proposito è l’Albania, dove la religione era stata vietata. Lì ci sono molti Musulmani che non sanno neppure più praticare. Nonostante questo, possiamo dire che credono, che per loro l’Islam sia una fede, e che l’Islam rimanga soprattutto come un segno di identità comunitario, che implica ad esempio la endogamia. I matrimoni misti avvengono in effetti quasi solo tra le élite e negli ambienti urbani, molto meno nel contesto rurale, che rappresenta la maggioranza della popolazione albanese. Quindi anche laddove non ci sia la pratica, la religione gioca un ruolo importante. Oltre che come cultura, come credo, come pratica, può esserci infine la religione anche come ideologia, nella fattispecie come ideologia politica. Ci sono infatti Musulmani nei Balcani – anche se poco numerosi – per i quali negli ultimi dieci anni l’Islam ha rappresentato soprattutto questo. Si tratta di un fenomeno che è esistito ed esiste in Bosnia Erzegovina (consideriamo ad esempio il caso di Alija Izetbegovic), in Albania e in Macedonia.

Quali sono le forme dell’Islam nei Balcani?

In generale, i Musulmani dei Balcani sono tutti Sunniti. Spesso si dice che ci sono degli Sciiti, parlando degli Alevi o dei Kazelbash, soprattutto in Bulgaria e in Grecia, perché – come anche gli Alevi della Turchia – sono popolazioni che professano un Islam molto differente. Vengono definiti Alevi perché per loro la figura di Alì, il genero del profeta Maometto, è un personaggio centrale, e la loro religione è molto legata a tutto un sistema sociale nella vita dei villaggi. Li si identifica con gli Sciiti solo per il fatto che per loro è importante la figura di Alì, ma in realtà sono altro dagli Sciiti. Spesso si associano agli Sciiti anche i Bektashi, membri di una confraternita molto eterodossa che esiste in Albania, Kosovo e Macedonia, ma in realtà anche loro non sono Sciiti. Il loro credo comune con gli Sciiti ha tuttavia fatto sì che gli Iraniani e altri gruppi nel corso degli ultimi dieci anni abbiano svolto una opera di proselitismo tra di loro (come peraltro anche tra i Sunniti), e quindi oggi esistono effettivamente nei Balcani dei piccoli gruppi di Sciiti, ma nell’ordine di qualche decina di persone, in Kosovo e Macedonia.

Fondamentalismo, islamismo, missionari

Con il termine fondamentalista intendo riferirmi a coloro che svolgono una ricerca dei fondamenti della religione, di una religione pura. Questo non ha per forza delle implicazioni politiche. Con islamismo mi riferisco piuttosto all’Islam come ideologia politica. I fondamentalisti non sono necessariamente degli islamisti. Ci sono persone che sono a favore di una religione pura, ma che non fanno di questo un programma politico. Anche se talvolta la frontiera tra politica e non politica non è sempre chiara perché ad esempio i fondamentalisti possono avere come progetto quello di re-islamizzare la società, quindi perlomeno hanno un progetto di società, e tra un progetto di società e un progetto politico a volte è difficile distinguere. Vorrei poi aggiungere che la nostra concentrazione sull’Islam, e in particolare sull’Islam politico, è un po’ distorta nel senso che raramente si pongono le stesse questioni relativamente al Cristianesimo. Lo si fa in parte per gli Ortodossi, perché anche l’Ortodossia rappresenta la diversità, e si pone la questione del rapporto tra Cristianesimo Ortodosso e politica nei Balcani, ma non lo si fa per il rapporto tra Cattolicesimo o Protestantesimo e politica. Se osserviamo la situazione in maniera oggettiva notiamo che ci sono altrettanti se non più missionari cattolici o protestanti nei Balcani di quanti non ve ne siano musulmani.

La specificità dell’Islam balcanico

Quello che possiamo dire rispetto alla specificità dell’Islam nei Balcani, è che si tratta di un Islam che si è sviluppato in un ambiente maggioritario cristiano. Anche in epoca ottomana i Musulmani, globalmente nei Balcani, sono sempre stati una minoranza. In epoca ottomana, l’Islam aveva sì uno status politico superiore, ma si è comunque sviluppato in un contesto maggioritario cristiano. I Musulmani hanno dunque sempre avuto una interazione molto importante con i Cristiani, e forse in questo senso possiamo affermare che l’Islam balcanico abbia una sua specificità. Ciò non toglie che l’Islam balcanico sia sempre stato in relazione anche con il mondo musulmano esterno, quindi anche l’immagine di un Islam balcanico tradizionale che a partire dal 1990 sarebbe stato trasformato dall’incontro con l’Islam proveniente dai Paesi arabi o dall’Iran è una immagine falsa. Anche prima, in altri momenti e periodi storici, i Musulmani dei Balcani sono stati in relazione con il mondo musulmano all’esterno della regione, e l’Islam balcanico si è sviluppato sia a partire da queste influenze esterne che del contesto locale. E’ vero peraltro che durante il periodo comunista la maggior parte di questi Paesi sono rimasti fermi e nel corso di due generazioni hanno vissuto proiettati su se stessi, ma questo non è del tutto vero ad esempio per quanto riguarda la Jugoslavia dove, già a partire dagli anni ’70, molti Musulmani, specie funzionari religiosi, sono andati a studiare nei Paesi arabi o in Turchia.

L’Islam come proiezione dell’"altro". Effetti del decennio di guerre balcaniche e della guerra globale al t[]ismo sul rapporto tra Musulmani e Cristiani nella regione

Per molti il sentimento dominante nell’affrontare la relazione con l’altro è quello della paura, al contrario per altri può esserci un interesse legato alla volontà di differenziarsi dalla propria comunità, per manifestare la alterità rispetto alla propria comunità. Un esempio balcanico: molti ragazzi greci di sinistra imparano il turco, si interessano all’Islam, in particolare al sufismo. Ma il sentimento dominante oggi è quello della paura, l’immagine della dorsale verde legata alla idea dello scontro di civiltà. Si tratta di una idea resa celebre attraverso gli scritti di Samuel Huntington, ricercatore americano, che sostiene che dopo la caduta del muro di Berlino è risorto il conflitto eterno tra Occidente e Oriente, tra Cristianità e Islam, conflitto che la guerra fredda aveva in qualche modo nascosto. Secondo Huntington le frontiere tra questi mondi non possono che essere frontiere sanguinanti. Questa visione – elaborata quando era in corso la guerra in Bosnia Erzegovina – è stata utilizzata ampiamente per dimostrare che i Balcani rappresentavano appunto una di queste frontiere sanguinanti. Naturalmente si tratta di una visione distorta, perché ci sono altrettanti conflitti tra gli stessi Cristiani o tra gli stessi Musulmani, e anche all’interno dei Balcani non si trattava certo di un conflitto tra Islam e Cristianità. Il problema è che alcuni attori finiscono per interiorizzare questa visione, che da falsa paradossalmente diviene vera. Nel senso che ad esempio come Cristiani ad un certo punto percepiamo l’Islam come nemico e lo stesso avviene per i Musulmani. Ovviamente l’11 settembre e la guerra al t[]ismo hanno permesso di mantenere alto il livello della paura, e a coloro che hanno il potere di dirci: "Lasciateci continuare a proteggervi contro questo pericolo…"

L’Islam nei Balcani come ideologia politica. Il caso di Alija Izetbegovic. Musulmani, nazionalisti e "angurie"

Ho detto che quelli che professano l’Islam come ideologia politica sono molto poco numerosi, e che Izetbegovic era uno di loro. Detto questo, bisogna sottolineare che quando lui è andato al potere non ha potuto applicare la propria ideologia. I politici sono sempre molto pragmatici, se di fatto lui e un piccolo gruppo all’inizio erano a favore di fare dell’Islam una ideologia politica, per raccogliere più consensi sono stati in seguito obbligati ad allargare questa visione componendola con un altro modo di vedere le cose. Negli ultimi anni è stato infatti il nazionalismo la forza più importante. All’inizio Alija Izetbegovic ha creato un partito, l’SDA, che si proponeva di riunire tutti i Musulmani della Jugoslavia. Il partito è stato fondato appena prima della disgregazione. Questo era il progetto, ma in realtà l’SDA fuori dalla Bosnia Erzegovina (BiH) non ha avuto successo che nel Sangiaccato. Si sono create delle sezioni dell’SDA in Kosovo e in Macedonia, ma non hanno saputo attirare che un piccolo gruppo di Musulmani ed essenzialmente di Musulmani Bosgnacchi, che parlavano il serbo-croato, e molto pochi Musulmani albanofoni o turcofoni. Anche in Bosnia Erzegovina, peraltro, l’SDA è stato obbligato dal 1993 ad abbandonare del tutto il riferimento all’Islam. Prima si parlava di nazione musulmana mentre poi, dal 1993, di nazione bosgnacca. L’SDA e il nucleo intorno a Izetbegovic hanno cercato di re-islamizzare i Musulmani, e la guerra in un certo senso ha permesso ciò, perché l’Islam rappresentava il segno principale della alterità dei Musulmani rispetto ai Serbi o ai Croati, ma molte nozioni islamiche hanno finito per svuotarsi del proprio senso musulmano per adottare un senso nazionale. Nei fatti, l’Islam ha finito per essere soprattutto una ideologia sostitutiva del comunismo in particolare per la coesione del partito. Ad esempio i quadri dell’SDA erano obbligato ad andare alla moschea, come prima recitavano dei concetti marxisti, il che ha fatto sì che questi quadri, che erano anzitutto dei vecchi quadri comunisti, sono stati alla fine denominati "angurie", verdi fuori ma dentro rossi.

Islam e nazionalismo

Dappertutto nel mondo, a partire dall’inizio del XX secolo, a volte dal XIX, il modello di Stato Nazione si è imposto, quindi dappertutto nel mondo anche i Musulmani si sono confrontati con il nazionalismo e hanno finito per avere degli Islam nazionali. Non si tratta quindi una caratteristica tipicamente balcanica, ma è vero che nei Balcani il nazionalismo rappresenta una realtà perlomeno altrettanto importante che la religione. Nei fatti, più importante della religione, fatto salvo che ci sono dei rapporti tra nazionalismo e religione. Oggi, un Musulmano di Bosnia Erzegovina praticamente non ha niente a che fare con un Musulmano albanese. E’ anche vero però che la religione gioca un ruolo nella alterità ad esempio dei Musulmani Bosniaci rispetto ai Serbi o ai Croati bosniaci. Si tratta quindi di rapporti complessi. Credo che ora sia il nazionalismo l’elemento più importante, e questo ha fatto sì ad esempio che l’Islam di Izetbegovic non abbia funzionato. Per lo stesso motivo, i conflitti dei Balcani non possono essere letti come conflitti religiosi, anche se non si può neppure negare che la religione – non in quanto religione tout court ma in quanto segno di distinzione comunitario – sia intervenuta e abbia svolto un ruolo.

Religione e appartenenze sociali e politiche nell’area balcanica

In epoca ottomana esisteva evidentemente un ordine sociale basato sulle appartenenze religiose. In seguito, anche se la religione ha perso di importanza rispetto alle questioni etniche o nazionali e i rapporti sociali e politici sono evoluti, il sentimento comunitario ha continuato ad influenzare l’appartenenza sociale. Possiamo fare l’esempio della Macedonia. In questo Paese c’è una popolazione molto mista: Slavi macedoni cristiani, Rom cristiani, da parte musulmana Rom, Torbesh, cioè Musulmani slavofoni, come i Pomachi, ovviamente Albanesi, i più numerosi, poi Musulmani provenienti dal Sangiaccato ecc. Ebbene, cosa possiamo constatare sul piano politico da quando c’è il multipartitismo in Macedonia? I partiti che si sono creati sono partiti albanesi, turchi, rom, bosgnacchi, quindi è l’appartenenza nazionale a determinare la strutturazione politica. In periodo elettorale, però, si crea una sorta di blocco musulmano. Una volta passate le elezioni, ci sono invece coalizioni tra Albanesi e Macedoni, si ritrovano i giochi politici e di rappresentanza che esistevano in epoca comunista. Ma il fatto che ci siano questi blocchi al momento delle elezioni mostra che le appartenenze confessionali hanno una loro importanza. All’interno della comunità musulmana, peraltro, c’è ancora oggi una certa fluidità nella identificazione nazionale. Cioè ci sono persone che possono essere ad esempio Musulmani che parlano il macedone e che si dichiarano per ragioni sociali o politiche Albanesi o Turchi. Una analoga fluidità può esserci all’interno della comunità cristiana. Per esempio gli albanofoni cristiano ortodossi che vivono in Macedonia sono divenuti Macedoni, e oggi si definiscono in questo modo. Dunque, nel corso del XX secolo la costruzione delle identità nazionali è stata fatta anche a partire dalle identità religiose, e quando ci si forma l’idea che si è passati da identificazioni solo religiose ad identificazioni unicamente nazionali si semplifica. La questione è più complessa, e non solo nei Balcani. Il cattolicesimo gioca un ruolo nella definizione della identità nazionale francese, così come – forse ancora di più – nel caso italiano.

Islam ed Europa

E’ interessante notare che anche tra i Musulmani dei Balcani molti hanno finito per assimilare l’idea che l’Islam sia incompatibile con l’Europa, con la modernità ecc. L’esempio più forte di questa interiorizzazione – fatta peraltro da intellettuali anche al di fuori dei Balcani, ad esempio in Turchia con il kemalismo, ma anche presso piccole élites di Paesi arabi – è l’Albania. In Albania oggi c’è una parte piuttosto considerevole di intellettuali di origine musulmana che respinge totalmente l’Islam. Ismail Kadaré è divenuto uno dei portavoce di questa visione, facendo dichiarazioni rispetto al fatto che per integrarsi all’Europa bisogna che gli Albanesi si sbarazzino dell’Islam. Si tratta di una tendenza molto forte presso gli intellettuali d’Albania e in parte anche nel Kosovo.

Islam e lingua araba

C’è un legame stretto tra la lingua araba e l’Islam, ma si tratta di una visione molto occidentale ritenere che attraverso la diffusione dell’Islam ci sia la diffusione della lingua araba. E’ vero che l’arabo era la lingua dell’Islam, il Corano non era tradotto, gli ulema imparavano l’arabo, ma le cose sono molto cambiate da molto tempo. Il Corano è stato ampiamente tradotto nel vernacolo ed esiste una immensa letteratura islamica nella lingue vernacolari e in particolare nelle lingue balcaniche. Dunque oggi quelli che devono divenire funzionari imparano un po’ l’arabo, ma molte persone possono avere accesso all’Islam senza conoscere l’arabo. Nelle medresse, nelle scuole religiose dei Balcani, già nel periodo tra le due guerre mondiali non si utilizzava l’arabo.

Revival religioso nei Balcani

C’è una strumentalizzazione del ritorno alla religione, perché il contesto economico è molto difficile, ma questo è vero sia per i Musulmani che per i non Musulmani. Non dimentichiamoci che studiando un argomento si può avere la tendenza a vedere delle specificità laddove non ci sono. Non credo peraltro che si debba ridurre il ritorno alla religione ad una mera strumentalizzazione di tipo economico o sociale. Penso che ci siano molti casi ad esempio di famiglie con una tradizione importante che nel periodo comunista non potevano esprimere la propria fede, religione, ed ora lo fanno. E’ difficile peraltro valutare il grado di strumentalizzazione. Bisogna cercare di cogliere le sfumature. Considerare ad esempio che la strumentalizzazione è stata fatta anche dai missionari, e non solo dai riceventi. Ci sono stati molti casi sia da parte musulmana che non musulmana di strumentalizzazione legata ad esempio alla distribuzione degli aiuti umanitari, spesso legata al proselitismo ecc.

Islam delle città e dei villaggi

Ci sono differenze, nella vita di un villaggio la religione non ha esattamente la stessa posizione che in città. Detto questo, non c’è sempre una frontiera molto netta tra Islam dei villaggi e delle città. Nelle città la popolazione è molto laica, secolarizzata, ci sono le élites che facevano parte del partito comunista, ma allo stesso tempo per esempio i quadri religiosi vengono spesso dai paesi e vanno a studiare nelle città, quindi ci sono legami stretti. Ci sono poi casi di regioni e Paesi nei quali negli anni ’90 sono avvenuti degli enormi trasferimenti di popolazione. In Albania ad esempio vigeva un divieto di lasciare le campagne, quindi c’era una enorme parte della popolazione rurale, persone estremamente povere, che a partire dal 1991 hanno cominciato ad affluire in città. Si pensa sempre alle partenze verso l’Italia o la Grecia, ma moltissimi si sono trasferiti nelle città albanesi. Oggi quindi abbiamo una nuova configurazione, con una popolazione neo-urbana, a metà tra villaggio e città, non solo in Albania ma anche in Kosovo e in altri Paesi, dove ci sono stati grandi trasferimenti di popolazione durante le guerre recenti.

Il velo

Nei Balcani ci sono sempre state donne con il velo. C’erano regioni dove esisteva un Islam molto tradizionalista, ad esempio in Bosnia Erzegovina, in Macedonia, in Kosovo o in Albania. In una città come Scutari, o anche nell’Albania centrale, l’Islam era estremamente forte, e in Albania ad esempio il velo è stato proibito per legge nel 1937, con reazioni molto forti da parte dei Musulmani.

Funzionari islamici, funzionari comunisti

In Bosnia Erzegovina c’erano molti comunisti di origine musulmana, così come in Albania. Enver Hoxha era ovviamente di origine musulmana, così come il numero due del regime, Mehmet Shehu, figlio del capo di una confraternita. In Macedonia nel periodo tra le due guerre, era stato fondato un istituto scolastico che si chiamava la Medressa del re Alessandro (v. "Velika Medressa", di Mustafa Mehmic). Si chiamava Medressa perché era per i Musulmani, ma nei fatti era un liceo. In questo liceo, i Musulmani turchi e albanesi di Macedonia non volevano mandare i propri figli, mentre ci andavano i Musulmani del Kosovo o del Sangiaccato che parlavano serbo-croato. Questo istituto è stato un nucleo importante dello sviluppo del comunismo tra i giovani studenti musulmani. Molti di questi studenti li ritroviamo poi tra i quadri del partito comunista jugoslavo.

L’influenza sull’Islam dei Balcani prodotta a partire dagli anni ’90 dal mondo musulmano esterno alla regione

Si può parlare di una influenza innegabile, perché oggi nei Balcani la scena religiosa musulmana è completamente cambiata, ma come ho già detto non si tratta di un fenomeno nuovo, ci sono state sempre delle influenze dall’esterno e sempre delle evoluzioni. E’ vero che si sono sviluppate delle reti e che ci sono anche delle forme ad esempio di wahhabismo o di salafismo, come dicevo ci sono anche dei piccoli gruppi sciiti, ma la influenza diretta è nulla. Al contrario la influenza indiretta è molto importante ed è questa – attraverso la letteratura, le idee ecc. – che arriva agli attori locali. Gli attori locali, poi, agiscono secondo le proprie strategie che non hanno niente a che fare con quelle dei missionari stranieri, la cui azione è spesso legata alla situazione extra-balcanica. Una influenza diretta nella regione si è fatta sentire ad esempio attraverso i finanziamenti arrivati per la costruzione dei luoghi di culto. Bisogna poi vedere però se qualcuno li frequenta, non è perché c’è la moschea che la gente ci va. Un altro fenomeno che influenza i Musulmani, così come i non Musulmani, nei Balcani, è quello legato alla individualizzazione della religione. Molte persone preferiscono non essere dei Musulmani credenti, praticanti, attivisti, andando sempre alla moschea e ascoltando quello che dice l’imam. La gente legge, viaggia su internet, e si costruisce il proprio Islam.

Vedi anche:

La Bosnia nella lotta globale al t[]ismo

Mujaheddin in Bosnia

Il nuovo Islam balcanico

Islam e Balcani: al di là dei luoghi comuni

Izetbegovic, il "nemico essenziale"

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