Verso l’UE: la Romania s’allontana dai suoi vicini
Così vicino ma così lontano. E’ questo lo slogan del nuovo rapporto tra la Romania ed i suoi vicini, precisamente con quelli che non sono in corsa verso l’Ue.
La Romania confina a nord e ad est con l’Ucraina, ad est con la Moldavia, a sud con la Bulgaria, ad ovest con la Serbia-Montenegro e l’Ungheria e si affaccia a sud est sul Mar Nero. Per attraversare la maggior parte di questi confini occorrerà presto un visto.
La Romania sta infatti introducendo i visti per gli Stati vicini che non hanno avviato un cammino di integrazione con l’UE. E non solo per i paesi vicini, ma anche per la Russia e la Turchia con la quale, dopo quasi 50 anni di libera circolazione delle persone, si stanno sottoscrivendo nuovi accordi.
La decisione, annunciata da qualche tempo, viene presa nel contesto della futura integrazione della Romania nell’Unione Europea, prevista per il 2007. Si tratta di misure che consolidano la sicurezza delle frontiere per eliminare l’immagine della Romania come Paese di transito per l’immigrazione illegale verso l’Unione. Questi limiti alla circolazione dei cittadini degli stati confinanti arrivano dopo che, dal 1 gennaio 2002, i cittadini romeni possono circolare liberamente nello spazio Schengen.
L’introduzione di nuovi visti non è certo facile per Bucarest. Dopo un momenti di tensione con gli amici turchi, il governo romeno si trova ora momentaneamente bloccato nei negoziati con il governo di Belgrado. Malcontenti arrivano anche da Kiev.
Si tratta in ogni caso di rapporti dove emergerà probabilmente la reciprocità e di conseguenza avranno bisogno di visti non solo gli ucraini, i russi, i turchi o i serbi che vorranno recarsi in Romania ma anche i romeni che vorranno viaggiare nei Paesi vicini.
In un caso, la Russia, il visto è già necessario da qualche settimana. Con la caduta del regime comunista nell’89 i flussi di turisti tra i due Paesi
sono calati considerevolmente. Ma, nonostante in seguito allo smantellamento dell’ex URSS la Romania non confini più con la Russia ma con l’Ucraina, vi sono ancora molti rapporti tra i due Paesi. L’introduzione del visto li ha resi senza dubbio più difficili.
Anche per i cittadini dell’Ucraina, dal prossimo primo gennaio, saranno introdotti i visti. Recatosi recentemente a Bucarest in visita ufficiale, Konstiantin Griscenko, Ministro degli esteri ucraino, non ha esitato a sottolineare il malcontento di Kiev, lasciando però intendere che l’Ucraina non rinuncerà a negoziare l’accordo che riguarda il regime dei visti reciproci.
I negoziati più difficoltosi sembrano però essere quelli con Belgrado, che si è rifiutata di affrontare l’argomento con le autorità romene. In un recente articolo pubblicato dal quotidiano serbo "Vecernje Novosti" si commenta come l’annuncio della Romania, risalente alla primavera scorsa, della probabile introduzione di un visto abbia improvvisamente reso difficili i rapporti tra i due Paesi.
Ed il 22 ottobre scorso è stata anche annullata una visita del premier romeno Adrian Nastase a Belgrado. Quest’ultima afferma di non comprendere che fretta abbia la Romania nell’introdurre i visti dato che si parla di una sua possibile, anche se non sicura, integrazione nell’UE solo nel 2007. Belgrado riporta l’esempio dell’Ungheria che ha introdotto i visti per la Serbia solo 6 mesi prima della sua adesione all’Unione Europea. Al di là delle tensioni politiche i primi a risentire delle decisioni prese dal governo romeno saranno i cittadini dei due Paesi. Nel solo mese di gennaio quasi 70.000 romeni e 50.000 stranieri hanno varcato la frontiera con la Serbia.
Diverso è invece il caso della Moldavia, paese con il quale la Romania ha legami strettissimi. Il visto verrà introdotto solo sei mesi prima dell’adesione.
Secondo Mircea Geoana, Ministro degli esteri romeno, i visti Schengen devono essere introdotti in conformità con i negoziati per l’adesione. Il ministro ha paerò aggiunto che è la stessa Commissione europea a mostrare disponibilità nei confronti di quelle soluzioni che non appesantiscano la libera circolazione in campo culturale e scientifico.
In tutti i casi Bucarest si consulterà con Bruxelles per assicurare maggior flessibilità possibile al regime dei visti. L’intenzione è di facilitare il più possibile attività culturali, sportive, viaggi di lavoro oppure permessi del tutto particolari per gli autisti di camion.
Secondo le autorità romene, la Romania è riuscita sino ad ora a soddisfare
il 60% degli obblighi che derivano dai negoziati con l’Ue riguardo agli affari interni.
Una diversa gestione dei confini che la separano dagli Stati vicini sono un altro aspetto essenziale verso l’adesione all’Unione Europea. La modernità dell’infrastruttura e la lotta contro la criminalità transfrontaliera rappresentano le priorità in questo difficile processo.
Il piano di investimenti prevede circa 100 milioni di euro all’anno. La Romania, nonostante abbia adottato per prima uno dei più moderni sistemi di controllo della frontiera del Sud-Est Europa, non è mai riuscita a fermare il traffico di persone, il traffico di merci di contrabbando o macchine di lusso. Per quanto riguarda il traffico di esseri umani nel 2003 sono state indagate 1000 persone che trafficavano giovani avviate poi alla prostituzione o bambini costretti a rubare nei negozi o a mendicare nell’Europa Occidentale. Un traffico che coinvolge bande criminali non solo della Romania ma anche dei Paesi vicini.
La stessa cosa vale anche per il traffico di automobili di lusso rubate nei Paesi dell’Europa Occidentale e vendute poi nei Balcani e dintorni. A questo capitolo, al top dei trafficanti di macchine rubate in Romania ci sono gli italiani, romeni, bulgari e turchi.
Invece, il contrabbando di sigarette è florido soprattutto lungo il confine con la Moldavia e con la Serbia. EL stecche di sigarette vengono contrabbandate in auto o in treno.
La Romania continua inoltre ad essere un Paese a rischio per l’immigrazione clandestina. Nel 2002 è stata smantellata una banda di ucraini che con la complicità di cittadini romeni falsificavano passaporti. Con 1700 euro, un cittadino ucraino poteva entrare in possesso di un passaporto romeno falsificato con cui viaggiava in seguito liberamente nello spazio Schengen. E questo non è sicuramente un caso singolo. Per molto tempo la Romania è stata un dei Paesi preferito per la reti criminali che sceglievano il Paese come transito verso l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti.
I romeni stessi attraversano sempre più la frontiera in uscita. Da due anni, da quando cioè possono circolare liberamente nello spazio Schenghen, più di 2 milioni di romeni hanno lasciato il Paese. Il visto Schengen permette di viaggiare ma non di lavorare. Rimanere clandestini dopo 3 mesi nei Paesi Schengen significa rischiare l’espulsione. Per limitare l’immigrazione clandestina il governo di Bucarest ha deciso di sospendere per una durata di 5 anni i passaporti di persone che sono state espulse per gravi motivi. L’integrazione nell’Unione Europea prevede regole ben precise. Per poter entrare all’UE la Romania deve ed é direttamente interessata a rispettarle.
Vedi anche:
Romania: 2004 spartiacque per l’Europa