Omosessualità in Serbia: ‘libertà condizionata’

La comunità LGBT in Serbia vive in una sorta di libertà condizionata, i politici sono riluttanti a invitare lesbiche, gay, transessuali e transgender al voto, la parte conservatrice della società serba li vorrebbe persino eliminare o far curare

24/06/2004, Ilija Petronijević - Kraljevo

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Matrimonio gay

 

Sì, la "libertà condizionata" ha i denti e sa mordere. Ma non sempre! Non morde quando andiamo in un negozio a comprare della birra, non morde quando dobbiamo scegliere tra due tipi di televisori, quando dobbiamo decidere se andare alla partita di calcio o a quella di basket. La "libertà condizionata" in questi casi non morde perché si rispettano le sue regole. Nel momento in cui si violano e in alcuni casi si infrange la sua cornice, si arrabbia e parte all’attacco. Lo scontro è brutale! La situazione per i trasgressori è insopportabile. In una società conservatrice come è quella serba la violazione delle regole della "libertà condizionata" può condurvi ad una emigrazione interna.

Il più volgare e il più esplicito esempio riguarda le comunità gay e lesbiche, le quali con grandi sforzi tentano di lottare per il diritto alla libertà dell’orientamento sessuale. La società li ignora. E per quanto cerchino di organizzarsi ed esprimere pubblicamente i propri orientamenti sessuali, ci sarà sempre una qualche organizzazione di destra e paramilitare che lancerà i lacrimogeni (come è accaduto tempo fa al Pride di Zagabria) o che attaccherà fisicamente (l’esempio è il Pride di Belgrado).

Tuttavia negli ultimi 15 anni in Serbia ci sono state persone che hanno tentato di organizzarsi per poter lottare per i propri diritti. Per comprendere meglio il periodo in cui gli attivisti e le attiviste hanno lottato per i propri diritti vale la pena ricordare quanto segue: le guerre etnicamente motivate, i crimini dappertutto, cioè i crimini di stato, la corruzione, la distruzione di tutte le norme morali, la distruzione del sistema giudiziario, la distruzione dell’economia (iperinflazione, sanzioni…), l’improvvisa militarizzazione della società, ecc.

In queste condizioni nel novembre 1990 Dejan Nebrigić, attivista della Campagna contro l’omofobia e uno dei primi attivisti gay in Serbia, alcune lesbiche e gay di differenti etnie e professioni, hanno iniziato a ritrovarsi al caffè Moskva di Belgrado, dando vita al gruppo per l’affermazione dei diritti umani e culturali di gay e lesbiche, "Arkadija", fondato il 13 gennaio 1991, quando ci fu l’assemblea costitutiva. In quel periodo questo gruppo riuniva principalmente persone che avevano già partecipato alla vita pubblica, grazie alle loro professioni e all’attivismo politico in difesa dei diritti umani e politici in genere. Tenendo in considerazione tutto ciò, come pure le altre condizioni, inadeguate per l’attivismo LGBT, sulla base delle azioni di "Arkadija", sui media locali partì un’azione di lobbying, con l’intento principale di ottenere la decriminalizzazione dell’omosessualità, cioè la cancellazione del punto 3 dell’articolo 110 del Codice penale serbo. Nel 1995, ottenuto lo scopo "Arkadija" si sciolse.

Anche l’organizzazione Labris ha fatto parecchio nell’ambito della promozione dei diritti delle lesbiche. Dalla sua fondazione (Belgrado 1995), Labris è la più importante organizzazione che con le sue azioni, le sue sortite sui media, le attività editoriali, ha lavorato parecchio per la comunità LGBT in Serbia.

Oltre a queste due organizzazioni degno di nota è la trasmissione della Radio Beograd 202. Questa trasmissione si occupa di tutti i gruppi marginali e viene trasmessa nella fascia oraria notturna, dalla 1 alle 4 del mattino. Viene condotta da quelle persone che la società serba ignora completamente. Quindi, da omosessuali, ex tossici, invalidi, ecc. Il conduttore della trasmissione Dušan Marković dice che durante la trasmissione chiamano di frequente i Serbi omofobici con commenti del tipo: quelli favorevoli allo stesso sesso dovrebbero essere semplicemente eliminati, o quanto meno curati (nella variante più morbida). Di sicuro la trasmissione di radio Beograd 202 ha completamente interrotto la "cortina di silenzio" su questi temi.

È importante anche notare come i politici vedono le questioni sui diritti dei LGBT. Ciò che si può dire da differenti analisi è quanto segue: i politici temono anche solo nominare le questioni LGBT. Il ministro per gli investimenti di capitale, Velimir Ilić discredita i suoi rivali politici e i giornalisti che fanno "domande sbagliate" costatando che sono tutti "froci". Per fortuna non sono tutti come Velja Ilić. Sulla scena politica serba piano piano compaiono i primi inviti rivolti alla comunità LGBT per accedere ai partiti politici e per partecipare alle liste elettorali e di conseguenza al parlamento.

I Liberali della Serbia, partito di Dušan Mihajlović, ex ministro dell’interno, hanno offerto alcuni posti nella propria lista elettorale ai membri dell’Associazione per la promozione dei diritti umani e delle differenze sessuali "Pride", e nel caso di successo gli avrebbero garantito due posti al parlamento.

Il Pride ha ringraziato dell’offerta, ma ha deciso di non partecipare alle elezioni parlamentari con suddetto partito. Secondo il presidente di questa organizzazione Boris Milićević: "tutti i partiti che affermano di essere moderni e di guidarci in Europa, devono formare i propri gruppi LGBT, che è una regolare prassi nei paesi dell’Europa occidentale".

Si deve dire che i politici, come uomini molto pragmatici, in genere barattano con le cifre. Queste dicono che circa il 10% della popolazione (non esistono dati certi) si dichiara come LGBT. Secondo le ultime ricerche condotte all’Università di Belgrado, circa il 6% degli studenti ha un orientamento omosessuale. Come afferma il portavoce dei Liberali, Dragan Jovanović, si tratta di un "significativo bacino di elettori".

Il motivo per cui la maggior parte dei partiti fino ad ora non ha invitato la popolazione LGBT a votare o ad unirsi ai rispettivi partiti va ricercato in quella tesi non ufficiale, che dice: "Se dovessimo invitare le persone di orientamento omosessuale a votare per noi, la parte conservatrice dell’elettorato che appoggia il nostro partito potrebbe sentirsi compromessa e dire, perché dobbiamo appoggiare un partito in cui votano i ‘froci’".

Quindi, gli inviti dei maggiori partiti (e con ciò il solo riconoscimento) delle comunità LGBT ce li possiamo aspettare quando l’opinione pubblica e la gente sarà più sensibilizzata e ammorbidita sulle questioni delle persone LGBT. Fino ad allora alle organizzazioni e gli individui che tentano di lottare per i propri diritti legittimi, come il diritto alla differenza sessuale, rimane il grande sforzo di cercare di sensibilizzare la gente in Serbia. Se non per le loro convinzioni e per gli standard internazionali e le pressioni interne, i politici dovranno decriminalizzare le coppie gay e lesbiche, sia legalmente che con tutti gli altri mezzi. Ciò non può certo essere una consolazione per le persone che si battono per i propri diritti. Perché sono consapevoli che nella lotta contro la "libertà condizionata" dovranno cadere ancora molte vittime!

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